IL “POTERE” DI CHI PREDICA - daLA GRANDE RESPONSABILITA’ NEL CRISTIANESIMO DI CHI PARLA E DI CHI ASCOLTA NEI TEMPI IN CUI VIVIAMO” - PARTE 5 - di Renzo Ronca - 19-6-17 (8-2-21)

 

(segue)

Molti credenti desiderano predicare nelle chiese ma non tutti sono adatti.

Vorrei subito eliminare la categoria dei “predicatori di se stessi”. Si tratta di persone che amano il pulpito perché possono accentrare sulla platea il loro “ego”. A volte sono semplici persone che non hanno nulla di particolare ma che credono di essere investiti di chissà quale unzione, mentre ripetono slogan e modalità che hanno visto in altri predicatori più in voga nella chiesa. Se da una parte sono patetici per la loro vacuità spirituale, dall’altra potrebbero facilmente dare insegnamenti sbagliati e sarebbe compito del pastore o degli anziani dare loro altri incarichi più adatti.

Poi ci sono i “professionisti della parola”, quelli che hanno mestiere, che conoscono a memoria le parole da dire per condurre la comunità a seguirlo. Nelle chiese più libere o sui palchi come showman sanno come creare stati emotivi di commozione o di allegria o di esaltazione con un crescendo di “amen” battute o applausi o suggestive opere “potenti”. Detesto questi predicatori molto di moda in America, dove tutto è un prodotto, dove tutti cercano di convincere tutti manipolando l’emotività dei cuori di brave persone semplici. Nelle loro forme più famose e deleterie abbiamo individui dotati davvero di carismi trascinanti, con tanto di guardie del corpo, conti in banca favolosi, in grado di fare riunioni di migliaia di persone che si esaltano in un carosello di effetti speciali… Ma studiando bene alcuni di questi al di là dello show non è difficile spesso scoprire elementi di satanismo; da qui capiamo da dove arriva il loro "potere", quindi non ci sprechiamo altro tempo. Tolti subito questi falsi profeti che usano ingannevolmente la parola di Dio (ci penserà Lui a giudicarli) vediamo di occuparci della predicazione/evangelizzazione più classica in modo più serio.

 

Una qualsiasi persona che prende l’iniziativa di parlare ad un’altra si suppone che abbia qualcosa da dirle. L’evangelizzazione è fatta da persone che parlano ad altre persone ed hanno una notizia importante da dire, per chi la vuole ascoltare.

Ora abbiamo visto che nel protestantesimo TUTTI i cristiani hanno la responsabilità della evangelizzazione, che non viene più demandata ad una classe di persone specifica come i preti.

Questa evangelizzazione (o diffusione della buona novella riguardo alla salvezza per grazia per mezzo della fede in Gesù Cristo)  non significa annunciare sempre a tutti, comunque e dovunque, la dottrina della salvezza a prescindere dalla loro reazione, ma  significa seguire le indicazioni dello Spirito di Dio, che, dopo averci riempito di una sufficiente forza, carità, sapienza e discernimento, ci indica se muoverci,  dove andare, a chi rivolgerci e in che modo farlo e per quanto tempo (non necessariamente queste informazioni arrivano subito o contemporaneamente; arrivano “al momento” –Lc 12:12-  cioè quando lo Spirito Santo ritiene sia il momento giusto).

L’indicazione dello Spirito Santo alla evangelizzazione non è mai coercitiva, cioè non è mai una forzatura contro noi stessi; non è un obbligo; l’attività cristiana è l’unione consapevole ed armonica di due volontà complesse e libere: la nostra e quella di Dio Trinitario. Ecco che perché arriviamo a parlare del “potere” di chi predica. Cercherò di spiegare meglio:

 

La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» 20 E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono. 21 Allora Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi». 22 Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti». (Giovanni 20:19-23)

 

Questo passo dell’apparizione di Gesù risorto ai discepoli è di poco precedente a quello più ampio, che avverrà 50 giorni dopo, nella Pentecoste. Osserviamo in particolare tre versetti:

21.. Come il Padre mi ha mandato, anch'io mando voi

22.. Detto questo, soffiò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo

23.. A chi perdonerete i peccati, saranno perdonati; a chi li riterrete, saranno ritenuti (1)

 

Il v. 21 evidenzia “il mandato” da parte di Gesù ai suoi discepoli ed implicitamente alla Sua Chiesa (2)

Il v. 22 evidenzia il riempimento da parte dello Spirito Santo;

il v.23 evidenzia il diritto di dire a chi i peccati sono perdonati e a chi dire che non lo sono.

 

Nessuno, se non Dio stesso, può togliere i peccati, ma l’annuncio della possibilità del perdono dei peccati da parte di Dio, per i meriti di Cristo, fu ed è la caratteristica principale della predicazione di tutti i credenti cristiani. Il discepolo “ha il privilegio di annunziare in quale modo, secondo il piano di Dio, si può ricevere il perdono. A chi crede in Gesù il cristiano ha diritto di dichiarare che ha ricevuto il perdono; a chi invece rifiuta il sacrificio di Gesù, il cristiano può dire che i suoi peccati sono ritenuti [cioè non perdonati]” (E. A. Blum)

 

A questo diritto si aggiunge la consapevolezza di un “potere” particolare, di grandissima responsabilità, che possiamo esercitare con molto discernimento, ascoltando bene la volontà di Dio: faccio un esempio un poco inconsueto sperando che comunque possa aiutare: Una volta avevo perso il portafogli in un negozio. Tornai per chiedere si l’avessero visto. Mentre spiegavo affannato come era il portafogli, la commessa (o proprietaria) dopo un poco lo prese dal cassetto e mi disse: “è questo?”. Ora quella commessa aveva un potere su di me: sapeva cioè di avere il portafogli, mentre io non sapevo che lei l’avesse, in fondo potevo averlo perso chissà dove. In poco tempo la commessa ha valutato due cose: a) se ero davvero il proprietario del portafogli; b) se le andava di ridarmelo o se tacere e tenerselo.

Ora tornando a noi, chi conosce il Vangelo (o “buona novella”) è un poco come quella commessa: ha un nostro deposito prezioso, “un potere” in più rispetto a chi ha perduto questa preziosità e più o meno consapevolmente la cerca: può rivelarlo o non rivelarlo. Se ritiene di poterlo rivelare alla persona che ha davanti, mette “l’ignorante” nella condizione di non essere più “ignorante”; gli dà una cosa di molto valore: la possibilità, la motivazione di convertirsi, e dunque l’opportunità di essere salvato (perché la fede in Gesù comporta il perdono dei suoi peccati). Se invece ritiene di non poterlo/doverlo fare, lascia consapevolmente quella persona nella sua “ignoranza”. In questo caso, se poi quella persona morisse senza essersi pentito, probabilmente morrebbe con i suoi peccati e sarebbe giudicato (la responsabilità potrebbe cadere anche su chi non lo ha avvisato).

 

Molti diranno che il problema non sussiste perché la salvezza è per tutti e dobbiamo dirlo sempre a tutti. In realtà la questione è un poco più complicata. E’ vero che tutti possono essere salvati e che questa è la volontà di Dio (1 Tim 2:4)  ma non è detto che tutti si dispongono a credere. E a chi si indurisce in maniera eccessiva lo Spirito santo può anche decidere di non “pungolarlo” più per il suo bene, ma di lasciarlo in balìa della sua mente vuota:

“perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. 22 Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, 23 e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.

24 Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; 25 essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.

26 Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura; 27 similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.

28 Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; 29 ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; 30 calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati. 32 Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette.”  (Rom. 1:21-32)

 

Queste sono parole molto dure che vanno soppesate con grande serietà. L’insegnamento che si dà oggi  di un Dio che perdona tutti perché “ti accetta per quello che sei” è del tutto errato; è una affermazione della “new-age” piuttosto che della Bibbia. Dio ama tutti è vero, ma ti accetta e ti perdona solo se ti converti.

 

Una missione, una predicazione dunque, ha un percorso una scelta e un tempo che solo lo Spirito Santo conosce e ci può rivelare. Accanirci ad andare a predicare con zelo caparbio dove vogliamo noi e per il tempo che diciamo noi, può sembrare meritorio ma potrebbe essere una mancanza di discernimento. Vediamo come agiva lo Spirito Santo con l’apostolo Paolo:

Atti 16: 6 Poi attraversarono la Frigia e la regione della Galazia, perché lo Spirito Santo vietò loro di annunciare la parola in Asia; 7 e, giunti ai confini della Misia, cercavano di andare in Bitinia; ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro; 8 e, oltrepassata la Misia, discesero a Troas. 9 Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: «Passa in Macedonia e soccorrici». 10 Appena ebbe avuta quella visione, cercammo subito di partire per la Macedonia, convinti che Dio ci aveva chiamati là, ad annunciare loro il vangelo”

In pratica, lo vedete, la Persona di Dio- Spirito Santo è come un perfetto Regista in ogni fase del Suo mandato, e noi che siamo Suoi servitori dobbiamo imparare ad ascoltarLo.

Non dobbiamo mai dimenticarci della nostra piccola statura. E’ lo Spirito Santo che riempie i Suoi “operai” di una parte di Se stesso e trova sempre il modo di comunicare loro a chi parlare e per quanto tempo.

Allora la responsabilità di chi predica è davvero grande, ma ripeto, siamo solo operai e ci dovremmo limitare a quanto ci è chiesto senza eccesso o senza difetto. Che il Signore possa donare grande discernimento ed umiltà a questi servitori che Lui chiama.

(continua)

 

 

 

 NOTE

(1) Ritenuti: dal latino “re-tinere” ri-tenere, tenere due volte, trattenere ancora, non lasciati al meccanismo di essere tolti, non tolti, non perdonati. 

 

(2) Non entro in merito alle varie interpretazioni teologiche del “mandato”, né qui, né nei versetti che seguono; anche se le chiese cristiane si dividono molto su questo.

 

(3) Gesù che “soffia” sui discepoli riprende la creazione in  Genesi. Anche qui il Signore soffia la vita nuova in modo che l’anima possa riempirsi dello Spirito Santo, come in una resurrezione.

 

(4) 1 Tim 2:4  “il quale [Dio] vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.

 

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