Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

LIBERTA’, COSCIENZA, AMORE – parte 1 -  Rom.14:4

-di Renzo Ronca – 1-6-17

 

 Romani 14:14 “Io so e sono persuaso nel Signore Gesù che nulla è impuro in se stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura. 15 Ora, se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini più secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale Cristo è morto! 16 Ciò che è bene per voi non sia dunque oggetto di biasimo; 17 perché il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo”.

 

“Io so..”

Non dimentichiamo che Paolo aveva ricevuto il Vangelo non da altre persone ma dalla rivelazione del Signore (“Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunciato non è opera d'uomo; perché io stesso non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo” Galati 1:11-12); per questo gli insegnamenti che espone sono sempre da prendere con grande attenzione e rispetto, valutandoli bene perché non tutti i punti sono facili (“…come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture. 2Pietro 3:15-16)

 

“..e sono persuaso..”

Non solo dunque la rivelazione (che viene dall’alto) ma anche la convinzione (che viene dalla elaborazione della propria coscienza) concorre ad una perfetta unità.

 

“..che nulla è impuro in se stesso..”

Applicare questa frase da sola in tutte le situazioni è molto pericoloso Ci vuole maturità di fede equilibrio ed intelligenza per comprendere (prima) ed applicare (dopo) questo profondo concetto.

Il primo punto da tenere in considerazione, prima di estendere le interpretazioni in senso lato, è che Paolo in qs passo sta parlando di cibi reali, concreti. Attraverso questa base l’apostolo porterà poi il ragionamento piuttosto lontano, ma non dimentichiamo la partenza. Del resto parlare in modo equilibrato di cibi non è proprio superato: il fatto che ancora oggi diverse chiese dividano i cibi “giusti” e cibi “sbagliati”, digiuni o non digiuni, dimostra che nemmeno questa base ci è del tutto chiara.

Paolo non entra in merito alle singole regole o alle convinzioni personali sui cibi, quanto invece sulla responsabilità personale in merito all’uso della libertà che uno pensa di avere o non avere. E’ su questo piano che la nostra riflessione si può estendere.

In modo ardito (oggi diremmo anche “provocatorio”) Paolo sposta il riflettore dall’oggetto (l’elenco delle cose pure e l’elenco delle cose impure) al soggetto (noi come intendiamo ed usiamo queste cose?). In qs modo l’uomo non si trova più davanti ad un manuale di comportamento facile, dove basta eseguire senza pensare, dove le regole si ripetono all’infinito senza mai cambiare; ma si trova a dover prima pensare e poi ad agire. Infatti la libertà di poter fare tutto è ben più difficile da poter gestire di una semplice regola, perché mette in moto la nostra coscienza morale (1).

[(1) Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è utile. Ogni cosa mi è lecita, ma io non mi lascerò dominare da nulla.1 Cor.6: 12 ]

 “…però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura.”

La coscienza morale basata sulla ns fede è un argomento molto complesso. La sua complessità non sta solo nel saper relazionare lo spirito nostro con lo Spirito di Dio (di cui la coscienza è la risultante), ma anche nella consapevolezza che tale coscienza è mobile, si evolve, si trasforma in continuazione. Noi abbiamo conoscenza, consapevolezza del nostro essere, in misura del maturare della rivelazione di Dio in noi. Pensieri, volontà aperture, rivelazioni, correzioni, incoraggiamenti, meditazioni, decisioni, prospettive.. è in questo divenire, alla luce del Signore, che noi stessi siamo sempre diversi. Ciò che arriviamo a comprendere oggi è un spazio più grande rispetto a quello di ieri, ma è sempre inferiore a quello di domani. Anche le ns considerazioni dunque, su ciò che è giusto o sbagliato, acquistano spessore ad ogni momento che passa. Ci accorgiamo che non è più così semplice fare una cosa che ci piace. Una qualsiasi azione, una volta guidata dal solo nostro star bene, più cresciamo e più viene ad arricchirsi di innumerevoli connessioni, considerazioni, responsabilità. Infatti se l’Amore di Dio è il motore che ci spinge e ci permea, più diventiamo “liberi” e più sottoponiamo volentieri la ns libertà alla crescita degli altri. Mettiamo gli altri un gradino più in su di noi stessi, e rinunciamo volentieri alla possibilità di godere di una cosa solo per noi, quando questo potrebbe non essere compreso da chi ci sta vicino. Non è uno sforzo basato sulla lettera del comandamento, come un dovere, ma è un volontario e piacevole modo di amare chi ci sta accanto, sia esso familiare o fratello o semplicemente prossimo. Un genitore che si priva di un boccone per darlo al figlio non è infelice per una perdita, ma al contrario si riempie di gioia nel vedere il figlio mangiare contento quel boccone.

Detto così sembra piuttosto scorrevole, ma In certi casi la nostra coscienza deve faticare un po’ prima di trovare il comportamento più corretto; entrano in gioco nella nostra anima desideri, paure, sensi di colpa, aspirazioni più che giuste della nostra vita in contrapposizione ad altre aspirazioni più egoistiche che si mascherano da diritti… quanto è difficile a volte una decisione! La coscienza può lavorare per anni, anche in modo conflittuale, decidere sbagliare cambiare idea.. ma alla fine, per chi si affida a Dio, tra alti e bassi troverà sempre la giusta soluzione. Spesso la giusta decisione è al di sopra di quello che appare. A volte i piatti della bilancia sono solo un freno dell’umano al crescere dello spirito. C’è chi non da più importanza nemmeno alla convenienza o al fatto se sia giusto fare una cosa per se stessi.

A qualcuno tale “elevazione” potrebbe sembrare solo “rassegnazione” o “mortificazione” ma lo è solo a chi è ancora attaccato all’umanità del mondo; in realtà la persona “nata di nuovo” tende ad essere così libera e distaccata dagli interessi umani carnali, che non ha più barriere di bisogno, desiderio o convenienza. Esprime la sua libertà amando; in qualsiasi modo ed in qualsiasi posto essa si trovi. Non può fare altro che amare, e lo fa come impulso insopprimibile e gioioso, in una offerta continua di se stessa, per ciò che il presente gli offre. Non ha più nemmeno il desiderio di primeggiare nel godere di Cristo, o di considerare questo amore come proprietà sua particolare,  perché sa già di avere in se stessa la morte e la vita di Gesù (la morte perché è ancora nell’umano e la vita perché vive già nella resurrezione). Vive questa appartenenza a Cristo come “normalità di vita nuova”; e l’unico desiderio che ha è fare in modo che questa felicità –di cui la sa anima si nutre ogni giorno-  possa essere trasmessa e condivisa con il prossimo. E’ in qs comunione di anime che troviamo realizzazione del nostro compito terreno. Questo ci rende felici nell’attesa della pienezza in Cristo Gesù quando tornerà.

Dice il Signore per mezzo del profeta: “desidero bontà non sacrifici” (Osea 6:6); quando compiamo una rinuncia per un’altra persona soffrendo, portando con noi un grande peso, dispiaciuti per esempio per una mancata realizzazione nostra, non si può parlare di amore maturo e gioioso. Amare in modo completo è l’atto più semplice e più difficile che ci sia nella nostra vita cristiana, perché assomiglia sempre più al modo con cui ci ama Gesù.

Quando, per grazia, mi accorgo alle volte di provare un sentimento così, temo di sciuparlo subito tanto è sublime; lo osservo quasi intimidito con sorpresa ed umiltà, come una rosa bianca in una siepe di spine, come non venisse da me, come fosse il più bel regalo ricevuto da Dio.

(continua)

 

 

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