Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

L’AMORE È PAZIENTE

-di Renzo Ronca – 31-1-17-

 

Comprendo sempre più che una buona meditazione cristiana parte ininterrottamente dai pensieri dell’alto, rapiti da Dio presso di Sé, che poi ridiscendono splendenti a noi, permeando il cuore e la mente. Sono “le cose di Dio” che danno senso e direzione alle cose dell’uomo, non viceversa.

Infatti se per l’uomo comune la pazienza è un atto di resistenza di fronte a prove o difficoltà che nella vita si trova ad affrontare suo malgrado, davanti a Dio è l’opposto: Dio stesso è il soggetto che si muove verso il peccato, gli va incontro deciso e compassionevole, va verso l’uomo ribelle chiuso in se stesso ingannato frastornato e ferito.

Questo concetto della “pazienza come forza d’amore” è bene espresso nella radice ebraica “arek” che significa “lungo”, “lento”: Dio è “lento all’ira” (1). La parola italiana “longanime” ha un significato simile in quanto dal latino significa “lungo” “animo”, ovvero di una persona che ha un atteggiamento teso all’indulgenza e al perdono in modo duraturo.  

L’amore di Dio si attiva fisicamente con forza e determinazione e, facendosi esso stesso “carne” e “peccato” in Cristo (Rom. 8:3), va a cercare proprio chi è peccatore, chi è malato, chi ha bisogno di salvezza (Lc 5:32; Mar 2:17; Matt 9:13).

Vorrei fare un esempio: gli educatori professionali si trovano a lavorare spesso con giovani disagiati che manifestano aggressività contro gli altri o anche contro se stessi. In certi casi gli educatori applicano una manovra importante detta di “contenimento” che richiede professionalità decisione coraggio e amore: in pratica essi, invece di farsi condizionare dai modi aggressivi del giovane e rispondere allo stesso modo, controllando se stessi e la situazione nel suo insieme, scegliendo con pazienza ed intelligenza il momento giusto, vanno fisicamente incontro al ragazzo o alla ragazza che sta perdendo il controllo e lo abbracciano fino a che questi non si calma. Anche se decisa e risoluta, non si tratta di un’azione violenta come i gendarmi che placcano il colpevole (che produrrebbe nel giovane una reazione altrettanto violenta), ma di una azione calma tranquilla e determinata, applicabile anche da una educatrice esile. Questo “abbraccio contenitivo” trasmette fiducia protezione e calma. Si tratta di una manovra non facile che induce dinamiche complesse e se non realizzata bene può causare reazioni anche contrarie alle aspettative, per cui va fatta solo da educatori esperti.

Ecco, la pazienza di Dio è qualcosa di simile: Egli con una dolce ma determinata forza viene incontro al nostro disagio esistenziale e con amore, senza reagire come reagirebbe un uomo, ci abbraccia e aspetta, fino a che troviamo pace sul suo cuore.

Certe volte il dolore la colpa la rabbia ci straziano e non riusciamo più a vedere la realtà. In qs modo finiremmo col cercare la morte, proprio come voleva fare il carceriere di Filippi quando pensava che tutti fossero scappati, ma ecco che in quel buio una voce forte  ferma e rassicurante ci dice: «Non farti del male, perché siamo tutti qui!» (Atti 16:27-28).

Con questo movimento d’amore che incurante del nostro peccato ci abbraccia, il Signore stesso cerca di richiamare l’uomo, di portare questa creatura tanto amata a contrastare quell’allontanamento da Dio che è l’origine di tutta la sofferenza umana. Di tutta questa continua e paziente attività d’amore di fronte ad un uomo ribelle e ottuso è permeata tutta la Bibbia: “Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” (Matt 23:37; Lc 13:34)

Noi uomini non siamo né riconoscenti né umili, ma il Signore è fedele e sa come fare per manifestare il Suo amore: Egli ha scelto la forza della pazienza, per questo non ci ha distrutti. Dall’inizio ci ha sempre re-indirizzato in un cammino dove la crescita, la maturazione, l’apprendimento sono basilari. Ad esempio il camino l’esodo di Israele nel deserto è significativo: quaranta anni per fare un percorso di qualche settimana. Noi dobbiamo imparare a crescere senza cercare scorciatoie, senza fretta e senza disperarci. Lo scopo è relazionarci con Dio in base ai tempi giusti, necessari, affinché possiamo liberamente scegliere e ricambiare l’amore del Signore. Tutto questo va appreso, va maturato.

Il destino dell’uomo era ed è meraviglioso: entrare nell’eternità con Dio, ma questa crescita non è nelle mani dell’uomo né di altre creature: E’ nella meditazione di questo atto paziente e apparentemente “lento” di Dio verso l’uomo che noi cominciamo a capire le nostre inquietudini, la nostra fretta. In realtà l’azione di Dio non è per niente lenta, Egli scendendo tra noi “si adatta al nostro passo”; siamo noi che possiamo crescere un poco alla volta e la tentazione delle scorciatoie è sempre presente. Il primo peccato infatti fu proprio accettare una scorciatoia per impazienza.

«Sarete come Dio» (Gn 2,5). Questa promessa del serpente avrà la sua replica più giusta e letterale in quell'altra dell'apostolo San Giovanni: «Saremo come lui» (1Gv 3, 2). Perché era peccaminosa, perché era fallace la prima promessa? Perché prometteva di compiersi prima del tempo, perché proponeva una scorciatoia proibita per arrivare alla meta. La somiglianza dell'uomo con Dio può solo aver luogo all'ora debita e nella debita forma; non per mezzo di una divinizzazione ottenuta dall'uomo, ma mediante una divinizzazione concessa da Dio. Sperare Deum a Deo [“sperare Dio da Dio” da S.Agostino. n.d.r.): bisogna attendere che ciò avvenga e bisogna attenderlo da Dio. Solo alla fine e solo dalle mani divine, la creatura potrà mangiare il frutto dell'albero del Paradiso (Ap 2,7). I nostri padri peccarono per impazienza. (2)

Ma noi oggi come siamo? Abbiamo davvero capito? Pensiamo oggi ad un futuro di pace generico ottenuto per mezzo degli sforzi politici e sociali dell’uomo, oppure ci stiamo elevando e preparando a ritorno di Gesù come Lui stesso ci ha promesso? L’uomo ha cercato di realizzare tutti i governi possibili distaccandosi dal governo di Dio, pensando di fare prima e meglio di Lui. Ma se il mondo è disperato (cioè non ha più speranza e si lascia andare) dipende proprio dal fatto che ha messo la sua fiducia nell’uomo e non in Dio;  per questo ciò che contempla è solo ingiustizia e distruzione.

Eppure una speranza c’è ancora: Dio è fedele alle sue promesse e non si stanca di volerci bene, di volerci abbracciare per impedirci di farci del male da soli. Allora torniamo ad avere fiducia in Lui! Ritroviamo la strada della crescita secondo i tempi di Dio! In qs modo ravviveremo la speranza; lo Spirito del Risorto ci avvolgerà con misericordia e ci preparerà con perseveranza al momento del rapimento di tutti i credenti, che avverrà in maniera perfetta quando Dio vorrà, secondo i Suoi tempi.

 

  

 

 NOTE

(1) Salmi 86:15 “Ma tu, Signore, sei un Dio pietoso e misericordioso, lento all'ira e grande in bontà e in verità.” Nell’A.T. qs meravigliosa descrizione di Dio è espressa molte volte (Esodo 34:6; Numeri 14:18; Neemia 9:17; Salmi 103:8; Salmi 145:8; Proverbi 14:29; 15:18; 16:32; 19:11; 25:15; Gioele 2:13; Giona 4:2; Naum 1:3). Su questa base di verità anche nel N.T. l’apostolo Giacomo sollecita i credenti ad assomigliare al Signore: “Sappiate questo, fratelli miei carissimi: che ogni uomo sia pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all'ira;” (Giac. 1:19)

(2) Tratto da “Meditazione sulla pazienza” - di J. M. Cabodevillla in http://www.collevalenza.it/CeSAM/01_CeSAM_0001.htm

 

 

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