Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

LA GRAZIA DELLA COSCIENZA

 di Renzo Ronca - 3-12-15- h. 10 - (Livello 2 su 5) 

 

 

 

Tralasciando gli aspetti psicologici di questo termine ci riferiamo essenzialmente -ed in modo molto semplice-  alla coscienza che si desume dalla Bibbia.

 

Nell’AT il termine “coscienza” non esiste. “La sua origine va ricercata nell’abito delle idee greche anziché ebraiche” (1)

 

Nel NT la coscienza viene percepita sia in modo negativo (come strumento di giudizio) sia in modo positivo (come guida).

 

Certo, in molti casi non è gradevole avere una coscienza perché ci può causare conflitti e sofferenza, ma è utile per il nostro bene:

 

Prendiamo ad esempio  l’episodio dell’adultera che stava per essere lapidata. Gesù evita l’applicazione letterale della legge mosaica, ma propone un concetto rivoluzionario che “obbligava” i Giudei a pensare: “E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei»” (Giov 8:7)

 

E’ qui che agisce la coscienza cristiana: nella riflessione, nell’autoanalisi tra il nostro personale comportamento e la volontà di Dio.

Chi davvero ama l’Eterno non può sottrarsi a questo tipo di valutazione di sé.

 

Ecco che allora succede qualcosa: secondo gli scritti paolini si inserisce un elemento quasi “esterno”: l’opera educatrice dello Spirito Santo che mettendo a confronto noi e Dio, si fa sentire in maniera molto evidente.

“Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai più vecchi fino agli ultimi; e Gesù fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo” (Giovanni 8:9)

In questo caso la coscienza attivata dallo Spirito di Dio “accusa” chi voleva lapidare la donna.

 

Quasi non interessa più il peccato della donna quanto il peccato di chi giudica.

E’ in grado l’uomo di giudicare?

Questa, in ultima analisi, sembra la domanda che Gesù mette come sfondo nell’episodio; una domanda che trascende l’episodio stesso e arriva fino a noi.

 

 I primi ad andarsene, cioè a desistere dal giudizio della lapidazione sono i più vecchi, poi gli ultimi sono i più giovani. E’ molto bella questa differenziazione. La nostra età, la capacità di poter pensare obiettivamente senza impulsività ci permette di arrivare prima alla saggezza ed al giusto comportamento. Giusto comportamento che non è solo applicare delle leggi, degli ordini, ma saper usare cuore, mente, ascolto di Dio.

La coscienza dunque è un dono grande, un rinnovamento immediato della nostra situazione al presente ad opera dello Spirito Santo, come dirà poi lo stesso apostolo Paolo: “Dico la verità in Cristo, non mento - poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo – “(Romani 9:1)

 

Sorgono allora molte riflessioni sul comportamento dell’uomo: prendiamo per esempio i nazisti (e quelli come loro); non so se avete visto il film di Benigni “La vita è bella”: c’è la figura di un ufficiale nazista appassionato di indovinelli che all’inizio era simpatico e scherzoso. Di fronte alla prigionia del protagonista non smette di interessarsi agli indovinelli, ma non esita ad applicare le terribili leggi naziste. Quello che è agghiacciante è la naturalezza con cui lo fa. C’è “il lavoro” cioè la prigionia l’uccisione degli Ebrei da una parte, e poi c’è anche lo scherzare sugli indovinelli dall’altra. Non credo si possa parlare di cattiveria, sarebbe un gradino troppo elevato; penso che questo personaggio nel film mostri molto chiaramente un uomo senza coscienza. Non c’erano conflitti in lui; non sorgeva in lui alcun tipo di contraddizione o problema, gli sembrava di agire bene così. Da una parte il lavoro (uccidere era come un lavoro) dall’altra le altre cose.

La coscienza come la intendiamo noi sarebbe stata una grazia per quest’uomo perché gli avrebbe creato un conflitto, lo avrebbe messo di fronte a delle riflessioni e si sarebbe potuto correggere, redimere, salvare… Già, paradossalmente era proprio lui quello che aveva bisogno di essere salvato dal giudizio di Dio.  Senza l’ombra di consapevolezza invece egli mandava regolarmente a morte migliaia di persone, come un centralinista che passa regolarmente le telefonate senza far caso ai contenuti.

 

Pensiamo anche a molti politici corrotti e indifferenti nel loro cinismo. Essi non ricevono ordini da ufficiali superiori (almeno in apparenza), dunque non hanno nemmeno la scusa che potrebbe avere il militare. E allora perché si comportano con tanta freddezza e menefreghismo verso chi poi muore di fame a causa dei loro disonesti guadagni e della loro smania di potere?   In fondo la risposta è semplice: Non hanno la grazia della coscienza.

 

C’è una bellissima canzone napoletana che parla della bellezza di Napoli in modo allegro-amaro e ad un certo punto riferendosi ad alcune persone che la governano su un popolo che non può fare niente, dice: “Me dispiace sulamente ca l’ orgoglio ‘e chesta gènte se murtifica ogni juórno pe’ ‘na manica ‘e fetiénte che nun tèneno cuscienza e nun tèneno rispetto comme fanno a piglià suónno quann’ è ‘a sera dint’ ‘o liétto”.

Già è proprio così: non hanno coscienza perché se l’avessero sarebbero tormentati la notte  e lo Spirito Santo li convincerebbe di peccato e si potrebbero salvare dal giudizio di Dio.

La coscienza è una grazia; un dono che matura nelle persone che credono in Cristo. Quelli che non hanno ritenuto utile ascoltarLo non possono crescere né elaborare nulla nel loro cuore, non avendo un cuore rinnovato.

Perciò non ci rattristiamo se qualche volta siamo appesantiti da pensieri o preoccupazioni sul nostro comportamento; tutto questo è a nostro vantaggio; vuol dire che in noi c’è una coscienza che funziona; lasciamo che questa autoanalisi avvenga. Quello che molti chiamano “purgatorio” è in realtà la vita terrena, un aggiustamento, una correzione santa, una riedificazione della nostra persona, adesso, nel nostro presente, per prepararci ad essere sempre più uniti al Signore che sta per tornare.

 

 

(1) Questo ed alcuni altri contenuti sono tratti dal Dizion. Biblico GBU

 

 

 

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