SAULO NEL BUIO: SCONVOLGIMENTO DA UN MODO DI PENSARE AD UN ALTRO - n.7

 - di Renzo Ronca - 14-11-15- agg 30-6-21

 

 

 

(segue)

In quei tre giorni di solitudine interiore, sconvolto al punto tale da rifiutare cibo e bevanda, Saulo si sarà trovato senza dubbio a riflettere su due verità inconciliabili che si combattevano nella sua mente:

La prima verità era quella che generalizzando abbiamo chiamato “coscienza sociale-religiosa”; vale a dire la somma delle opinioni delle persone del suo ambiente, rigorosamente cresciute nell’applicazione letterale e fanatica della legge, insieme alla legge introiettata nella sua mente, che era diventata il suo tutore.

La seconda verità era quella che aveva provato direttamente nell’incontro con Gesù: era Gesù stesso Verità. Una nuova strana diversa “legge” in veste umana che non aveva mai conosciuto prima.

 

La somma delle opinioni dei suoi amici e fratelli di fede era sempre stata un motivo di sicurezza e stabilità, ma una volta messa in discussione e non più accettata, rappresentava una colpa verso i fratelli giudei. Si perché come prima egli, giudeo, giudicava e condannava i “diversi” cristiani, adesso lui stesso, conosciuto Gesù, era un “diverso” cristiano e quindi condannabile.  

 

La prima condanna partiva proprio da se stesso, dalla sua mente-legge, dalla sua “coscienza vecchia”.  Questa condanna lo accusava di tradimento e il senso di colpa che ne derivava sarà stato importante.

 

Tuttavia la “nuova coscienza” che era già presente in lui, scacciava l’altra.

Ogni secondo che passava la ”coscienza nuova” si affermava e prendeva le redini della sua persona.

Un nuova personalità stava dunque emergendo.

 

“Vai a Damasco e lì ti sarà detto cosa fare” Cosa doveva fare adesso? Che ne sarebbe stato di lui? Che gli avrebbe detto questo Gesù-Dio che non aveva mai conosciuto prima? Conoscendo la Sua potenza sapeva che avrebbe potuto ordinargli qualsiasi cosa e sapeva benissimo che sarebbe poi accaduta. Immagino che il timore di Gesù-Dio sia stato superiore alla vecchia mentalità giudaica. 

 

Il senso di colpa dovuto alla sua vecchia coscienza, quello che si era presentato all’inizio per non pensarla più come gli altri giudei rigidamente osservanti della legge, era stato sostituito da un altro sentimento molto più forte e doloroso: “sono Gesù che tu perseguiti” una colpa diversa. Non era la mente che si serviva di una legge per accusarlo, ma era un sentimento doloroso fortissimo nel suo cuore, un sentirsi uno che aveva sbagliato enormemente perché aveva perseguitato il Signore! Non lo aveva riconosciuto e lo aveva perseguitato! Aveva fatto uccidere chi in Lui credeva! Forse avrà pensato di meritare cento volte quella morte che lui stesso fino al giorno prima aveva procurato ai cristiani! No, non era solo un senso di colpa dovuto all’inadempienza di qualche regola scritturale, era lo sconforto di chi si accorge di aver sbagliato tutto,  il dispiacere profondo di chi ha perseguitato Gesù-Dio.

 

Forse anche per questo Saulo rifiutava cibo e bevanda: perso ogni orientamento faticava a ritrovare le motivazioni del vivere. Non era solo caduto in terra, ma il suo sentimento era "sotto" la terra, al buio, come morto, in una attesa in cui la speranza faticava a presentarsi.

(continua)

 

 

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