Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

IN CHE MODO CI PREPARA IL SIGNORE PER POTERCI INCONTRARE?

 di Renzo Ronca - 2-11-15 - h.11,30 - (Livello 2 su 5)

 

 

 

Tutta la vita terrena è l’occasione data all’uomo per conoscere e prepararsi all’incontro col Divino. Infiniti sono i modi che Dio usa per prepararci ad incontrarLo; nei nostri scritti ci siamo soffermati principalmente su due modalità:

1) La separazione dal mondo;

2) La raffinazione.

 

 

1) LA SEPARAZIONE DAL MONDO

“Perciò, ecco, io l'attirerò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Osea 2:14)

Siamo come quei bambini vivaci e capricciosi che giocano in mezzo alla strada quando la madre li chiama a fare i compiti: questo ritiro “forzato”, all’inizio proprio non ci va. L’isolamento ci sembra una punizione e cerchiamo di scappare, scalciamo, vorremmo tornare per la strada… Ma spesso la vita stessa agisce come un educatore severo: vi sono circostanze in cui siamo “costretti” a isolarci; parlo delle crisi esistenziali, dei lutti, delle delusioni d’amore… parlo della sofferenza, del dolore. E’ spesso in questo profondo tempestoso travaglio che emerge una stabilità indistinta che ci appare come salvezza e  consolazione.

Ma questo ritiro non è solo una richiesta forzata che eseguiamo di malavoglia: c’è dentro di noi come un richiamo ancestrale difficile da definire che ci spinge alle volte a restare da soli… in riva al mare con lo sguardo lontano…  o su una montagna a contemplare un paesaggio mentre la mente vola chissà dove…  un misto di malinconia e rimpianto… qualcosa che arde dentro al cuore,  forse piange, forse vuole uscire…

E’ qui, nei silenzi e negli incendi di sentimenti poco conosciuti che a qualcuno capita di percepire per la prima volta Dio.

Una volta provata questa sensazione molto particolare, quando poi torni “nel mondo”, ti rendi conto che un pezzetto di te è rimasto là, nell’oceano infinito, nel cielo stellato, e ne senti una struggente nostalgia. Non puoi non tornarci, anche se non sai perché.

Io credo sia la nostra anima assetata che cerca Dio e desidera quei posti dove Lo sente più vicino.

 

2) La raffinazione

«Farò rimanere in mezzo a te un popolo umile e povero, che confiderà nel nome dell'Eterno. Il residuo d'Israele non commetterà iniquità e non dirà più menzogne, né si troverà nella loro bocca lingua ingannatrice; poiché essi pascoleranno il loro gregge, si coricheranno e nessuno li spaventerà» (Sofonia 3:12-13)

 

Come nel futuro “millennio” (quando Cristo governerà sulla terra) il residuo di Israele sarà purificato e risanato (Hannah), così per noi cristiani già adesso è in corso una purificazione e una riedificazione.

Dopo averci chiamato in disparte il Signore ci istruisce, fa di noi dei discepoli, dei servitori. Non tutti quelli chiamati però apprezzano il discepolato. Molti tornano indietro come gli Israeliti appena liberati dagli Egiziani, che alle prime difficoltà del deserto si ribellarono e volevano tornare indietro; come la moglie di Lot che si voltò rimpiangendo Sodoma; o come il giovane ricco, che alla fine tra Gesù e le ricchezze terrene preferì le ricchezze.

 

Seguire Gesù non significa quasi mai successo e denaro sulla terra, ma più facilmente significa portarsi la propria croce, il dovere del presente, l’obbedienza, l’amore per il prossimo, anche quando questo diventa pesante responsabilità.

 

Può lasciare perplessi questo dislivello tra l’apparente benessere degli empi (=senza Dio) e la vita riservata umile a volte ingiusta dei credenti; tuttavia la nostra fiducia in Chi ci ha chiamato è superiore alle attrattive del mondo. Noi sappiamo di avere un percorso, uno scopo, una finalità, un incontro sublime che ci attende; non ci interessa una vita terrena dove tutti sono contro tutti! Il Signore ci ha detto che siamo stati creati per entrare in un luogo chiamato “eternità” dove conosceremo Dio faccia a faccia, ed in questo crediamo.

Docilmente dunque curiamo proteggiamo questa riservatezza che ci appare cara ed amata, come una protezione, come un deserto desiderato per sgombrare la mente, soffice, dove lo Spirito di Dio ci avvolge simile ad un vento asciutto e caldo. Sarà sempre più bello passeggiare in quel silenzio che ci siamo fatti amico, cullando la speranza sempre più viva di veder tornare il Signore.

 

 

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