NON LASCIARTI VINCERE DAL MALE, MA VINCI IL MALE CON IL BENE

 - di Renzo Ronca - 11-5-15- agg 20-6-21

 

 

 

 

 

“Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. 19 Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all'ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore. 20 Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo». 21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.” (Romani 12:18-21)

 

 

Abbiamo parlato a lungo dei vari tipi di combattimento contro l’ingannatore (IMPARIAMO A COMBATTERE SATANA ), oggi accenniamo al più difficile: vincere il male con il bene.

 

Questo nuovo atteggiamento dell’animo umano viene insegnato da Gesù Cristo e rappresenta l’evoluzione (o la rivoluzione) del vecchio “occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede” (Esodo 21:24).  

La capacità per poter mettere in pratica questa insolita lotta, cioè vincere il male con il bene,  non si trova nell’uomo ma necessita di un lavoro “interno all’uomo”, che può compiere solo Dio nel tramite lo Spirito Santo, per i meriti di Gesù Cristo. Gesù infatti fu il primo a combattere in questo modo e lo fece fino in fondo; se noi siamo qui adesso in attesa della salvezza in cui confidiamo è proprio per la Sua vittoria: “Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo».” (Giovanni 16:33)

 

Il lavoro che compie lo Spirito Santo nell’anima nostra si compone di varie fasi, ma per semplificare possiamo dire che si riduce ad un fatto essenziale: attraverso una nuova percezione della realtà slegata dall’apparenza (1) avviene quella che chiamiamo “nuova nascita” per cui possiamo arrivare a non vedere più con l’istinto umano ma con gli occhi di Dio. Sostanzialmente cambia il senso della giustizia, dell’onore e dell’amore.

Un uomo che si comporta come nemico non è più indivisibile dal male, ma attraverso un affinamento del ns modo di percepire vediamo davanti a noi un’anima spesso imprigionata dal male. Nasce una distinzione dunque tra peccatore e peccato. Se quell’anima ci ha offeso, ha tuttavia in se stessa le stesse nostre radici di Dio e, come noi, per grazia, può liberarsene. Dunque io pur rimanendo intollerante verso il peccato in sé, se mantengo la presenza del Signore in me, riesco forse a non odiare quella persona e a provare per lei un senso di dispiacere per come è stata ingannata. Una persona che quasi sempre “non sapendo quello che fa” può essere perdonata, come Gesù perdonò me quando peccai.

 

Tutte le attività sociali di beneficienza/assistenza partono da questo principio: in un mondo che produce solo il male, io cerco di ricambiare producendo il bene. Fare il bene quando non siamo colpiti in prima persona è facile, ma vincere il male (ricevuto direttamente) ricambiandolo con il bene è estremamente difficile.

 

I popoli che hanno il nostro stesso Dio ma non hanno accolto il Cristo (Ebrei e Musulmani) non riescono a concepire/praticare l’amore cristiano; e, a mio modo di vedere, anche noi, che ci definiamo “cristiani” non ci riusciamo granché, scadendo spesso nell’ipocrisia di un falso perdono, che maschera magari una implacabile vendetta distorta.

 

Questo “assurdo” atto di ricambiare il male con il bene, è dunque un combattimento in un certo senso “contro natura”, ma vincente (perché per questo Gesù vinse il mondo). Essendo però molto difficile è da apprendere con molto impegno e una grande perseveranza.

 

Il primo passo per applicarlo sta nel considerare la nostra debolezza. Per questo dice: Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.”  Il Signore sa quanto sia “innaturale” per noi essere buoni, essendo la nostra natura di tutt’altro genere (2). Essere consapevoli delle nostre debolezze umane è importante perché da questo possiamo imparare a non chiedere una perfezione immediata al nostro comportamento; in questo modo nelle probabili cadute e contraddizioni non ci sentiremo disperati ma ci rialzeremo con maggiore determinazione.

 

Il secondo passo sta nel bloccare il vecchio istinto della vendetta “occhio per occhio..”. Dovremo usare tutta la nostra forza per porre del tempo in mezzo tra l’offesa ricevuta e la nostra reazione difensiva/offensiva. Fare uno “stop”. Lo stop non sarà mentale ma sarà proprio pratico, un atto deliberato e attentamente messo in pratica: il classico “conta fino a dieci” per intenderci.

 

Il terzo passo sta nel fare spazio alla trasformazione dello Spirito di Dio nel nostro cuore (1) affinché (scomponendo in più frammenti):

a) L’uomo “nemico” diventi solo un uomo, non la personificazione del peccato o della violenza offensiva che ha commesso;

b) L’uomo “nemico” diventi un’anima bisognosa dell’amore di Dio;

c) Osservando l’altro in questo modo, possa diventare “innocuo” e possa placarsi immediatamente il meccanismo aggressivo di autodifesa in noi;

d) Imitiamo Gesù quando stava di fronte a qualsiasi persona, anche i nemici, Il Quale cercava sempre di fornire i mezzi a quella persona affinché potesse comprendere capire ravvedersi. Cercava di dare all’uomo ciò che all’uomo “mancava” per comprendere la verità delle cose.

 

Il quarto passo è quello decisivo: seguendo più il Signore che noi stessi, in un percorso illogico per la nostra mente e in un corpo a volte nervoso che scalpita come un cavallo da domare, PORGERCI CON CORAGGIO VERSO L’ALTRO, rischiando, esponendoci, fornendogli spazi, comprensione, possibilità, mezzi, affinché possa capire.

 

E’ una vera e propria lotta. Forse all’inizio ricambieremo il male e basta; poi però il Signore ci concederà la grazia del perdono e potremo riprovarci. Magari ci offenderemo presto e ci chiuderemo in noi stessi, però potremo di nuovo provarci appena possibile, appena il Signore avrò di nuovo portato la Sua pace nel nostro cuore. Ed ecco che al di là delle nostre parole conteranno i gesti: l’altro non potrà non vedere che siamo sereni e che non lo aggrediamo.

 

Ma attenzione: QUESTA NON E’ DEBOLEZZA O PASSIVITA’. Il nostro è un percorso “tosto”, di persone dure che sanno come lottare con le armi che Dio ci dà. Non si tratta per noi di vincere contro lui, quella persona lì, ma si tratta di liberare un’anima dal male e dall’inganno che lo attanaglia; e non è cosa che un uomo da solo possa affrontare perché abbiamo a che fare con potestà principati e spiriti particolari che solo Dio conosce nella loro interezza (3).

 

Quindi vincere il male con il bene è un supremo atto di potenza di Dio, Il Quale è intollerante contro il peccato ma è ricolmo di grazia per il peccatore. Solo con estrema vigilanza possiamo tentare questo “combattimento d’amore”.

Che il Signore ci sia sempre vicino e ci rafforzi nei nostri propositi per poterLo seguire.

 

 

 

 

  

 

 NOTE

(1) “Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.” (Rom 12:2)

 

(2) “Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!»” (Luca 11:13)

 

(3) “Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. 11 Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; 12 il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.” (Efes 6:10-12)

 

 

Indice rifless. bibliche    -   Home

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica sono scritti NON PROFIT, senza fini di lucro, per il solo studio biblico personale di chiunque lo desideri - vedi AVVERTENZE