"E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giov. 14:3)

 

 

“se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo” - RomANI 12:20 - (di Stefania)  - RIFLESSIONI DETTAGLIATE SULLE ESORTAZIONI DELL’APOSTOLO PAOLO IN ROMANI 12:9-21 . N.13 - 24-2-15-

 

  

(CARBONI ARDENTI)

Aiutare chi è nel bisogno è un dovere per un cristiano. Sembra scontato ma non è facile e naturale come sembra, perché siamo propensi a curarci dei nostri interessi, agiamo da animali territoriali e a volte, per paura o per scaramanzia, ostentiamo la bandiera dell'ottimismo cieco su cui c'è scritto: se non sta accadendo a me allora non è importante.

Ma certi sguardi disperati, certe scene di miseria, di dolore, di rassegnazione ci scuotono nel profondo e la nostra coscienza esige che facciamo qualcosa, anche poco, ma qualcosa.

Tra le persone comuni della nostra società c'è una specie di tacito accordo secondo il quale è meglio ridimensionare le sofferenze di chi è diverso da noi, all'occorrenza possiamo ritenerli perfino colpevoli dei propri mali. L'importante è che non vengano ad intaccare la nostra illusione di vivere in un'oasi felice. Che poi tanto felice non è. Ad osservare bene, a darsi la pena di scavare un pochino dietro le apparenze, c'è miseria e dolore anche nelle nostre case, ci sono solitudini nascoste e disperate, malattie vissute nel silenzio, violenze subite e mai denunciate, incomprensioni e cuori spezzati che nessuno consola.

Essere cristiani significa non voltarsi dall'altra parte e fare il possibile per chi ha bisogno, che sia un'offerta di  denaro, che sia cibo o acqua, che sia una parola buona o un gesto gentile.

Essere cristiani significa anche di più: ci è richiesto di aiutare perfino il nostro nemico se si trova nel bisogno.

Se qualcuno ieri ci ha feriti, umiliati, fatto del male ed oggi si trova in difficoltà, nemmeno in questo caso possiamo voltarci dall'altra parte.

Non soltanto dobbiamo astenerci dal far del male al prossimo anche quando ci sentiremmo giustificati a farlo, ma siamo chiamati a fare del bene tutte le volte che ne abbiamo l'occasione, anche se di fronte a noi ci fosse una persona che, nel nostro sentire, non lo merita.

Il punto verso cui tendere è quello di essere ricolmi d'amore al punto da non avere altro da dare, nemmeno ai nemici.

Paolo diceva che quando aiutiamo qualcuno che ci ha fatto del male raduniamo carboni accesi sul suo capo, cioè lasciamo posto alla giustizia di Dio che, diversamente dalle nostre vendette umane, mira comunque alla salvezza dell'uomo, almeno finché dura il tempo della grazia, anche se a volte fa passare per il fuoco.

 

 

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