Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

AMORE STRUGGENTE VERSO DIO NELLA SOLITUDINE

…spesso ci struggiamo come un fiore spinoso nel deserto, con lacrime cocenti per una presenza amorosa che avverti, ma che non puoi assorbire completamente….

Di Renzo Ronca – 17-12-14-h.1615 - Livello 3 su 5)

 

 

 

 

 

L'anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente; quando verrò e comparirò in presenza di Dio? (Salmi 42:2)

O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall'alba; di te è assetata l'anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz'acqua. (Salmi 63:1)

Tendo le mani verso di te; l'anima mia, come arida terra, è assetata di te. (Salmi 143:6)

 

 

La nostra anima si comporta come il cuore di chi è innamorato. Attraversa varie fasi d’amore: da quello passionale entusiasta dell’innamoramento a quello più stabile della maturità, ma non per questo meno struggente.

 

Chi ha percepito il Signore non è più lo stesso di prima, così come un cuore quando si scopre innamorato sconvolge tutta la vita. La persona che amiamo diventa improvvisamente, prepotentemente, l’unico pensiero da pensare. Ci preoccupiamo solo di farla felice; vogliamo sapere tutto di lei: cosa pensa cosa le piace cosa non le piace.. Cerchiamo di conoscere il suo mondo i suoi gusti per un desiderio insopprimibile di esserle vicino di essere come lei in lei. Questa spinta può essere così forte che cambiamo i nostri progetti futuri, le nostre abitudini, i nostri interessi.. tutto pur di starle vicino e renderla felice! Questa persona amata diventa come una dolce frenesia che tutto attira che tutto coinvolge di noi. Una folle fissazione così desiderabile che ci toglie il sonno, che irrompe in ogni nostra attività trascinando mente e corpo, magari per un sorriso, per uno sguardo, per una frase che ci fa sentire speciali, unici, che ci riempie… Saremmo capaci anche di morire per questo irrazionale desiderio di vicinanza; guai a chi ce lo volesse togliere!

 

E’ questo il tempo delle grandi confessioni e dei grandi abbracci consolatori, dei cambiamenti, delle decisioni eroiche, delle  promesse d’amore per sempre, della fedeltà eterna.

 

Poi con questa persona ci si frequenta regolarmente e piano piano il colpo di fulmine diventa meno esplosivo meno angoscioso. Scopriamo che la possiamo ritrovare anche il giorno dopo e poi il giorno dopo ancora.. nessuno ci potrà portare via questo grande amore! Ed ecco allora che arriva il tempo dei progetti e il tempo in cui i progetti si mettono in pratica e producono dei frutti.

 

Tuttavia in ogni fase d’amore, anche nella più matura e stabile che ci sia, la nostra anima non smetterà mai di desiderare la perfetta unione con Dio; e non trovandola su questa terra, soffrirà sempre per questo desiderio finché non sarà soddisfatto completamente.

 

Finché staremo sulla terra saremo come amanti tormentati.

Sarà impossibile vivere senza Dio e allo stesso sarà impossibile vivere vicino a Lui così inafferrabile.

Sarà dolorosissimo eppure inevitabile vivere continuamente nella speranza di un incontro.

 

Il solo modo che la nostra anima ha per trovare un poco di pace è nel silenzio interiore, lontano dal frastuono del mondo, quando può aprirsi all’Eterno e percepire almeno l’impressione di una delicata rugiada sul suo desiderio.

 

Questi incontri riservati, segreti, di un intenso amore della nostra anima verso Dio non sono sempre ripieni di felicità primaverile con fiori profumi e tanti colori…  spesso invece sono come un fiore spinoso nel deserto, con lacrime cocenti per una presenza amorosa che avverti ma che non puoi assorbire completamente.

Il nostro corpo terreno infatti reagisce come può al sublime: il corpo cerca una pace attraverso i sensi, e non la può trovare; non può capire la fede, la speranza del domani. Il corpo langue d’amore perché non può fare altro.

Lo spirito nostro invece, accanto alla presenza di Dio, trova finalmente la sua quiete. Questa misteriosa calma spirituale si diffonde per tutto il nostro essere addolcendo le ferite ed anche il corpo se ne giova.

 

Il problema sorge quando “torniamo” per così dire nel mondo. Allora di nuovo il nostro essere anela all’Eterno e soffre dentro perché le ferite si riaprono.

 

E’ per questo motivo che molte persone chiamate dal Signore preferiscono restare isolate anche fisicamente dal mondo; preferiscono la vita in un convento in un luogo protetto e nei dolci colloqui con Dio.

Nessuno può dire quanto ciò sia giusto o sbagliato; so però che quelli che chiamò Gesù, un poco stavano con Lui ed un poco andavano a testimoniare la loro fede nel mondo. Dopo la resurrezione del Cristo essi non si isolarono ma andarono dovunque, accompagnati dallo Spirito del Risorto.

 

Non lo so se la vita terrena di un cristiano possa definirsi felice. Credo più in una “migrazione” spirituale che si trascina appresso il corpo; un cammino lungo in cui più ti avvicini al Signore e più senti “i suoi passi” in te, più il cuore ti sobbalza dentro al petto.

 

Nel frattempo che può fare il nostro cuore, la nostra anima innamorata del Suo Sposo, se non cercare di farLo felice? E’ per questo che leggiamo e meditiamo la Scrittura, per fare la Sua volontà. Non possiamo non amare Dio; ed amarLo significa cercare l’accordo, la sintonia, interessarsi delle cose di cui Lui si interessa, parlare il linguaggio che Lui parla, avere la direzione che Lui ha, amare come Lui ama (se mai potessimo).

 

Dipendesse da me metterei “le tende” -come voleva fare Pietro- dovunque il Signore si mostra, per abitare lì, vicino a Lui e alla Sua gloria, dimenticandomi di tutto. Ma non mi è concesso ancora e così vivo servendoLo come meglio posso, in un mondo che scopro sempre più estraneo.

 

La solitudine è la normale conseguenza dell’amore verso Dio in questo mondo; non perché sia giusta la solitudine, ma perché il mondo si è allontanato da Dio, ha preso altre strade ed il credente sulla terra si trova paradossalmente solo, fuori posto.

 

Noi siamo di Dio, abbiamo impressa nel cuore nella mente la Sua Legge lo Spirito Santo ma con chi possiamo gioire se non con chi può capirci e condividere lo stesso Dio? Tante persone direte…  no. Pochissime. Persino in alcune chiese ci si sente soli per l’assenza della presenza del Signore. Anche per questo appena posso, appena i doveri umani e missionari me lo consentono io corro a cercare luoghi di grande pace. Un ambiente nella natura o la stanza più isolata della casa, e lì penso al mio Signore e apro il mio cuore e Gli dico: “non ti dimenticare di me… delle tue promesse”

 

C’è stato un patto con Lui. Tutti i cristiani hanno un patto personale con Dio. Un patto d’amore e di fedeltà, come un fidanzamento solenne. Non siamo la sposa abbandonata ma la sposa promessa, che sta per andare a casa dello Sposo. Come non fare allora quello Lui ci suggerisce dentro al cuore, nell’attesa che ritorni a prenderci?

 

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