Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 


LE CORREZIONI DI DIO SONO NECESSARIE PER IL NOSTRO BENE

Di Renzo Ronca – 17-6-14- h.9,30- (Livello 2 su 5)

 

 

 

 

1Corinzi 5:9-13

9 Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; 10 non del tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; 11 ma quel che vi ho scritto è di non mischiarvi con chi, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, un avaro, un idolatra, un oltraggiatore, un ubriacone, un ladro; con quelli non dovete neppure mangiare. 12 Poiché, devo forse giudicare quelli di fuori? Non giudicate voi quelli di dentro? 13 Quelli di fuori li giudicherà Dio. Togliete il malvagio di mezzo a voi stessi.

 

C’è sempre stata confusione nel modo di comportarsi coi fratelli di fede e con quelli del mondo; o si generalizza tutto, oppure si formano accuse da dietro un muro, come nelle sètte.

 

L’apostolo Paolo aveva già scritto ai Corinti su questo argomento e quelli avevano applicato il giudizio sulle persone del mondo non su quelle della loro comunità. In queste frasi invece l’apostolo è chiarissimo: non è compito nostro giudicare quelli di fuori, del mondo, essi saranno giudicati da Dio. E’ invece compito nostro mantenere “puro” l’insieme che  “ospita” il Signore, vale a dire, in un ordine crescente:

il nostro corpo e la nostra mente;

la nostra famiglia;

la nostra chiesa.

 

Se uno dice di seguire Dio e poi è idolatra o adultero o ladro ecc risulta evidente che la sua fede è confusa e non gradita al Signore. Lo Spirito Santo non mancherà di inviargli segnali di conversione in vari modi, ma non sempre l’individuo apre il suo cuore a queste compunzioni  interiori.

Allora uno dei modi di operare del Signore consiste proprio nel mandare altre persone a dirglielo. Può essere una moglie/marito oppure dei fratelli di fede, che assumendosi un ruolo molto gravoso, mettono in evidenza la contraddizione del credente, che di fatto si trova in una condizione di peccato.

 

La correzione in questi casi è necessaria almeno per due motivi:

 

1)Una anima “inquinata” - Il credente che si comporta male, consapevole o meno,  è un “falso credente” e si attira inevitabilmente una condanna da parte di Dio. La condanna non è l’azione di un despota, ma la normale esclusione di una sostanza estranea in un ambiente omogeneo e puro. Dio è puro, chi si unisce a Lui può sussistere solo se mantiene qs purezza interiore. Se invece, anche con questa impurità, rimane vicino al Signore, contenendo in se stesso una azione che “sporca” per così dire la purezza di Dio, siccome per definizione Dio non può essere impuro, allora l’impurità verrebbe automaticamente distrutta (e con essa chi si ostina a mantenerla in sé). E’ dunque per correggere questo peccato che grava sull’anima del falso credente, per salvarlo dalla distruzione, per convertirlo di nuovo alla grazia e riappacificarlo con Dio, che uno o più fratelli di fede possono sentire la responsabilità di avvisarlo.

 

2)Il “contagio” del peccato nella famiglia o nelle chiese – Oltre alla condanna diretta e personale per chi “sporca” la grazia, esiste anche il “contagio”, ovvero la diffusione la contaminazione del peccato ovunque venga tollerato: “non sapete che un po' di lievito fa lievitare tutta la pasta?” (1 Cor 5:6). Senza essere esagerati o bigotti pensate al concetto di “normalità mondana” e a quello di “normalità cristiana”. Sono due tipi di normalità completamente opposti. E’ “normale” per il mondo dire bugie, tradire il coniuge, accettare tangenti, strillare, aggredire, rubare, vivere per il denaro, condurre una vita completamente autonoma da Dio senza rispettarLo, ecc. Tutto questo non lo deve fare il credente, nemmeno la sua famiglia e tanto meno la sua chiesa. E’ per questo motivo che lo Spirito Santo che guida protegge e corregge le nostre anime, le famiglie dei credenti e le chiese cristiane, suscita all’interno “pensieri di difesa” e di responsabilità, che, con grande affetto, sanno esprimere la verità, riportando il giusto ordine nelle cose di Dio.

 

Dovremmo accogliere prima in noi stessi questi “pensieri autocorrettivi” che sono le compunzioni dello Spirito di Dio; poi saper accogliere certe critiche fraterne dal marito o dalla moglie quando sono ispirate dallo stesso Spirito; poi assecondare chi, nella nostra chiesa, spinto dal Signore, ha accettato l’ingrato compito di correggerci.

 

Chi infine si assume questo impegno di correggere il proprio fratello riceve un incarico non facile. Se in lui non c'è un vero amore cristiano è meglio che non lo faccia. Una critica, seppure costruttiva, non fa mai piacere e può generare una reazione opposta o ferite gravi.

 

Solo una correzione amorevole produce un cambiamento perché sa unire alla giustizia del Padre la dolcezza e il perdono del Cristo.

Una correzione è accolta quando si sente che viene dalla verità di Dio ed è espressa con il Suo carattere, non con il nostro.

 

Dio corregge chi ama (Prov 13:24; Ebr. 12:6), dunque accettiamo le correzioni perché sono per il nostro bene e se dobbiamo correggere qualcuno (anche noi stessi) facciamolo amando.

 

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