Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

C’E’ EGOISMO NELLA NOSTRA FEDE?

Importanti ragionamenti sul significato di essere cristiani - Marco 3:13-15 - Ester 4:13-14 - ecc.

Di Renzo Ronca - 8-11-13-h.10,30-(Livello 3 su 5)

 

 

 

 

 

 

 

 

Qualche volta non ci rendiamo conto di quello che significa essere cristiani perché anche dopo la conversione il nostro egoismo (mascherato) rimane.

 

Visto che oggi il cristianesimo è come in un limbo mezzo addormentato, cercherò di spiegarmi in modo forse un poco brusco, ma penso necessario per dare uno scossone:

 

Anche se non ce ne rendiamo conto, ci pare più che normale che Dio abbia un suo piano per noi, solo per noi; che muova le montagne ed il cielo per noi, solo per noi; che la conversione sia un fatto personale che riguarda solo noi. Niente di più sbagliato! E’ vero che il Signore ci ama individualmente e che ciascuno di noi è diverso da un altro, ma Dio ama TUTTO il Suo popolo; e noi operando in questo insieme troviamo il senso della vita e della conversione. Dio è una “unità plurale”, ma noi ragioniamo al singolare. Se ci convertiamo davvero dobbiamo uscire dal nostro smisurato “ego” e ragionare al plurale.

Capire Dio uscire dal proprio egoismo non significa solo fare del volontariato o una preghiera per chi sta male ogni tanto, ma significa partecipare al piano di Dio secondo appunto il Suo piano, non il NOSTRO piano, la nostra volontà.

 

Ricordiamo e sistemiamo bene alcuni principi di fede:

 

Pensi di essere stato tu ad aver trovato Dio? Sbagliato. E’ il contrario! E’ Lui che ha trovato te! Non hai merito alcuno della tua fede e dell’amore trovato perché questa grazia è come un sentimento che a te è arrivato! Non è partito da te ma a te è arrivato; infatti dice: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo” (1Giovanni 4:19).

Senza di Lui saresti morto per sempre perché privo della grazia; con la Sua grazia puoi vivere. Questo punto così facile non è mai capito fino in fondo. Si pensa ad una morte come ad un simbolo, come una cosa spirituale vaga… No, la morte è morte: fisica spirituale disfacimento della carne il nulla il niente! Senza Dio moriamo con il corpo e tutto finisce lì. Con la Sua grazia possiamo vivere nell’eternità. Una vita gratis, senza merito, offerta da Dio per chi la vuole, senza merito alcuno per chi la prende. Ma se l’accetti allora la devi vivere nel nome di Dio, non nel nome tuo.

 

Ma che vuol dire in nome Suo e non in nome mio?

Perché ti ha chiamato il Signore? Lo sai tu? Non è solo per farti stare bene, perché allora ti avrebbe subito portato in paradiso e non è ancora il tempo per nessuno di andarci se prima non c’è il giudizio. Allora perché ti ha chiamato? Senti qui in Marco 3:13-15:

“Poi Gesù salì sul monte e chiamò a sé quelli che egli volle..”,

Anche qui vedi si tratta di una scelta del Signore non di una elezione per merito tuo.

“ ed essi andarono da lui..”

Vedi “andarono da Lui”, non dice: “furono d’accordo”, oppure: "annuirono" o anche: "accettarono intellettualmente"; dice che andarono, si mossero, camminarono in senso pratico.  E dove andarono? Non dove gli diceva la testa, ma “verso di Lui”! Significa con l’intenzione e la pratica di fare quello che a Lui piaceva non ciò che piaceva a loro stessi. Se ti avvicini al Signore, se ti senti chiamato dal Signore allora non pensare di poter fare ciò che vuoi, ma cerca di scoprire cosa vuole Lui. Se vuoi fare ciò che vuoi allora significa che non ti rendi conto di chi è Dio e di quante cose sappia più di te.

E cose fece Gesù? “ Ne costituì dodici per tenerli con sé  e per mandarli a predicare… “ Eccolo il punto: sono due azioni importanti: “tenerli con Sé” e “mandarli a predicare”. Queste due attività meravigliose si realizzano, si devono realizzare insieme, per ogni vero credente. Ogni volta che ci raccogliamo in preghiera, che siamo in comunione col Signore stiamo insieme a Lui e possiamo scoprire l’indescrivibile piacere di questa unità. Ma se fosse solo questo, allora la chiamata di Dio sarebbe un paradiso sulla terra molto egoistico del tipo “adesso mi chiudo in casa mia e vivo tutta per me l’intimità del Signore! Il resto che me ne importa?”  Se fosse così allora non avrebbe avuto senso l’esempio che ci ha lasciato Gesù il quale venne come uomo con un amore tale da dare la Sua vita per il Suo popolo. Per questo aggiunge: “..e per mandarli a predicare”. Un cristiano che non evangelizzi non è niente. E’ spiritualmente un egoista di fede, uno che si tiene solo per sé l’amore del Signore (o almeno così vorrebbe perché poi il Signore, all’albero che non dà frutti, lo secca).

 

Tu dirai –Ma io li porto i frutti! Faccio questo, questo, e quest’altro!! – Si, farai tante cose buone, ma evangelizzi? Tu parli del significato della “Buona novella”? Tu avvicini a Dio le anime che il Signore ti manda? Oppure dai solo delle offerte, fai del bene sociale dedicandogli parte del tuo tempo? Non è che sia sbagliato certo! Ma anche l’ateo fa così. Fare del bene agli altri è una caratteristica sociale “normale” per l’uomo. Lascia stare che oggi sono tutti corrotti; fare del bene al prossimo è una cosa utile all’uomo stesso alla società che così si migliora e cresce; non c’è bisogno del cristianesimo per capirlo, no? Quindi torniamo alla domanda: Tu passi del tempo col Signore? Tu evangelizzi? Pensaci. Non a caso Paolo che aveva ricevuto più doni di tutti disse: “Guai a me se non evangelizzo” (1 Cor 9:16).

 

Potresti dire: “Ma io non so evangelizzare, non è un ruolo che mi compete, lo fanno solo quelli preposti…” Altra ipocrisia!

Punto primo: non dire mai “non sono capace” perché lo Spirito di Dio sa darti tutte le potenzialità di cui avrai bisogno e lo scoprirai al momento, infatti dice “ Ne costituì dodici per tenerli con sé  e per mandarli a predicare… con il potere di scacciare i demoni.”

Punto secondo: Questa idea che solo alcuni possano e debbano evangelizzare è un residuo del cattolicesimo che ha diviso i credenti in due “caste”; da una parte quelli che possono servire Dio, gli “addetti ai lavori”, cioè gli ecclesiastici, quelli che hanno preso “i voti”, che non si devono sposare, i preti; e dall’altra parte la gente comune che sposandosi non si deve interessare più di tanto delle cose di Dio, nemmeno di leggere la Bibbia da sola, tanto c’è chi lo fa per loro. Inutile dilungarsi su questa assurda divisione; secondo noi evangelici è una cosa assurda e contraria all’Evangelo. Infatti Pietro dice: “anche voi, come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale, un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo”. 1Pietro 2:5; e prosegue: “Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio si è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa” (1Pietro 2:9). Con questo la Parola del Signore ci viene a dire che siamo tutti chiamati ad una responsabilità di tipo “sacerdotale”; come tali dunque nessuno è esonerato dall’evangelizzare.

 

Potresti anche dire: “ma io ho un ruolo nella società che mi impone una certa etica morale, non posso evangelizzare e poi fare il medico, il politico, il commerciane, il soldato ecc ecc.” Anche questo può essere ipocrisia ed egoismo! Pensi che il Signore ti abbia messo al fare il medico, l’ingegnere in modo indipendente dall’essere cristiano? Pensi che Lui sia così disordinato da non saper regolare queste cose in modo perfetto senza che contrastino? Ed anche ci fosse qualche rischio? Se anche qualche volta dovessi “perdere la faccia”? Ti voglio riportare un punto saliente della storia della regina Ester:

 

Come sapete Ester (giudea di nascosto) fu nominata regina al posto di un’altra. Godeva di tutti i favori della sua posizione ma doveva essere sempre sottoposta al re persiano Assuero,  il quale poteva disporre come voleva della sua vita e della sua morte. Per un insieme di circostanze tutti i giudei rischiavano di venire condannati a morte;  allora un uomo giudeo saggio, che aveva ascendente su Ester timida ed impaurita, le parlò in termini molto chiari (pensate simbolicamente alla voce dello Spirito santo):  «Non pensare di scampare tu sola fra tutti i Giudei, perché ti trovi nel palazzo del re. Poiché se in questo momento tu taci, soccorso e liberazione sorgeranno per i Giudei da un'altra parte; ma tu e la casa di tuo padre perirete. Inoltre chi sa se è proprio per un tempo come questo che tu sei pervenuta alla regalità?». (Ester 4:13-14)

 

L’insegnamento dunque verso chi dice: “ma io non posso mettere a rischio la mia posizione..” è molto chiaro: Può darsi che Dio ti abbia dato quella posizione e quella sapienza e quei talenti proprio perché tu possa servire meglio il popolo di Dio, perché sei chiamato a questo, perché è il TUO popolo la tua famiglia. Ma se tu non lo farai il Signore si servirà di un’altra persona come te. Lui lo farà comunque, ma tu cosa farai? Cosa sarai?

 

 Sul fatto di come si possa evangelizzare poi, è tutto un altro discorso che qui non approfondiremo. Ma in parte ne abbiamo già parlato e in parte ne possiamo parlare, il punto non è questo.

 

 

In conclusione mi sia concesso fare una considerazione triste: Possibile che per evangelizzare (che è trasmissione d’amore e di salvezza per i meriti di cristo) uno debba trovare un altro che lo convinca?

Sarebbe come se un marito o una moglie dicesse all’altro –Tu DEVI amarmi!- Non è assurdo?

Forse chi non sente l’evangelizzazione come normalissima estensione del proprio essere e del proprio vivere e del proprio “donarsi” cristiano, dovrebbe riflettere meglio sul significato e la consistenza della sua conversione.

 

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