Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

Immortalità dell’anima ed esistenza dell’inferno

di Renzo Ronca – parte 3 – (seguito e fine)

 

 

 

[Foto: Smoke mountain[1]]

 

 

 

 

 

 

 

 

L’inferno APPROFONDIMENTI DI PASSI SIGNIFICATIVI

 

 

 

 

IL FUOCO ETERNO

 

La tesi del “fuoco eterno” deriva da tre passi:

 

1) Marco 9:47-48 Se l'occhio tuo ti fa cadere in peccato, cavalo; meglio è per te entrare con un occhio solo nel regno di Dio, che avere due occhi ed essere gettato nella geenna, dove il verme loro non muore e il fuoco non si spegne.

 

2) Matteo 25:41 Allora dirà anche a quelli della sua sinistra: "Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli!

 

3) Apocalisse 20:10 E il diavolo che le aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli.

 

Nel primo passo si parla della geenna; vediamo cosa rappresenta questo nome:

 

I dizionari biblici[2] sono concordi almeno nel significato del nome:

“Il greco geenna corrisponde all’aramaico ge-hinnam che a sua volta corrisponde all’ebraico ge-hinnom abbreviazione del titolo completo “Valle del figlio di Hinnom”, probabilmente il nome dell’antico proprietario gebuseo del terreno. (McKenzie)

 

Ma è interessante scoprire il resto:

 

“Di questo nome si servivano i Giudei per designare il luogo di punizione dopo il giudizio finale. Questo luogo di punizione è descritto nella B, V e N Testam, con immagini molto realistiche (Mt 25:30; Mc 9:48; che cita Is 66:24). Quesat descrizione sembra indicare una eterna perdizione, più che eterne pene.” (Miegge)

 

“Valle a Sud-Est di Gerusalemme. IN una parte di questa valle chiamata “Tofeth” o “Valle del forno”, gli Israeliti istigati da alcuni loro re, avevano reso un culto a Moloch e bruciato i loro figli in suo onore.[3]  Il re Giosia votò questa valle all’infamia: ne fece la fogna della città, un immondezzaio in ci si gettavano i rifiuti della capitale, le carogne delel bestie da soma, e i cadaveri dei giustiziati. UN fuoco perennemente acceso divorava quei cadaveri, da cui l’espressione “geenna di fuoco” […] 

Il “verme che non muore” è un roditore, un necrofago, che ha il compito di distruggere. Si tratta della volgare larva della mosca da carne […] oseremmo fare di questo verme “che non muore” un essere immortale?” (Gerber)

 

“… giorno e notte nei secoli dei secoli…” (Apoc 20:10)

 

“L’espressione nei secoli dei secoli” in greco “ton aionon” che trova il suo equivalente nell’espressione ebraica “al yolam” (tradotta in Esodo 21:6; Giona 2:7; e Isaia 32:14 con “per sempre”) è un’espressione iperbolica[4]. Non diciamo infatti che un uomo è condannato ai lavori forzati “per sempre”? O che il Segretario dell’Accademia è “perpetuo”? Nella Bibbia l’aggettivo eterno e il sostantivo eternità sono usati spesso per iperbole.” (Gerber)

 

L’uomo ricco e Lazzaro (Lc 16:19-31)

 

Tutto il problema sta nella lettura della Bibbia. C’è chi si attiene al testo in maniera letterale, chi interpreta fin troppo, chi tenta un difficile equilibrio tra i due sistemi.

Vi ricordate il discorso del velo delle donne in chiesa? A Roma ci sono due tra le più grosse chiese evangeliche d’Italia che su questo punto hanno opinioni ed insegnamenti completamente opposti! Una non fa entrare le donne se lo portano, l’altra le caccia se non lo portano! Non ne verremo mai a capo. Quanta immaturità la nostra!

Per molti non c’è da interpretare, anacronistico o no, si deve applicare tutto alla lettera; per altri si deve esaminare la questione nel contesto, salvaguardando lo “spirito del discorso” (cosa che condivido anch’io).

In Luca 16 abbiamo la parabola del fattore infedele; i farisei scherniscono Gesù; il parlare di Gesù è deciso, forte, senza troppi giri di parole, ma anche popolare e facile: L’uomo ricco e Lazzaro per me rappresenta una parabola; un modo di spiegare le cose servendosi di esempi facili, di parole che tutti potevano capire.

Del resto, per chi volesse accanirsi nella interpretazione letterale, come si regolerebbe con quel “nel seno di Abramo” (v.22)? Non è forse un modo di dire? O dobbiamo intendere proprio la parte fisica, il petto di Abramo?

 

Ci dovremmo chiedere invece qual è lo scopo della storia, che vuole dire Gesù con questo racconto! Queste sono le domande da fare!

 

 

“Tutte le parabole di Gesù sono grandi lezioni; tutti i particolari devono prima essere intesi nel senso del contesto ed in seguito in conformità con l’insegnamento generale della Sacra Scrittura. (…)  No, non esiste un inferno. Questa parola non si trova neppure nella Bibbia. O se c'è, si tratta di una traduzione inesatta di una parola che dev'essere resa con soggiorno dei morti. No, non ci sono pene eterne. I malvagi sono distrutti completamente. Anche Satana sparisce (Ebrei 2: 14), viene annientato. La morte stessa non è più {Isaia 25: 8; Apocalisse 20: 14; I Corinzi 15: 26): essa viene soppressa per sempre. È l'ultimo nemico, il più terribile, che capitola. E nella ritrovata armonia universale, Dio è tutto in tutti ( I Corinzi 15: 28)”  (Gerber)

 

 

Punizione o supplizio

 

Il passo di Matteo 25:46 in effetti presenta delle ambiguità; non è certo colpa di Matteo, ma di come è stato tradotto; ecco le differenze delle versioni bibliche più significative:

 

Nuova Riveduta:

Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna».

 

Riveduta (Luzzi):

E questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna.

 

Diodati:

E questi andranno alle pene eterne, e i giusti nella vita eterna.

 

Nuova Diodati:

E questi andranno nelle pene eterne e i giusti nella vita eterna».

 

C.E.I.:

E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

 

Novissima versione dai testi originali –Ed Paoline:

E questi se ne andranno al castigo eterno, i giusti invece alla vita eterna

 

Traduzione interconfessionale dal greco in lingua corrente:

E andranno nella punizione eterna, mentre i giusti andranno nella vita eterna

 

 

 Beh, differenze ce ne sono, ed anche sostanziali. Il supplizio e la pena infatti presuppongono una durata, ed una vita in atto per poterli scontare; un “supplizio eterno” dunque darebbe ragione all’interpretazione a favore dell’esistenza dell’inferno. “Punizione eterna” invece può anche essere riferita alla morte stessa, o alla distruzione o all’annullamento per l’eternità: “ti do (adesso, nel momento del giudizio finale) una punizione (la distruzione, la morte) che durerà per l’eternità”.

 

 Allora per questa frase non ci resta che vedere l’originale greco.

 

Io non conoscendo il greco mi sono fatto aiutare da mia figlia, poi sono andato a prendere il testo greco originario[5] e trovato il versetto sono andato a cercare sul vocabolario[6] il suo significato: la parola “kolasis” ha due significati: a) potatura, sfrondatura; b) punizione castigo. Non esiste una voce c). Poi ci sono alcune spiegazioni ed esempi ed in fondo dopo un segno tipo barra c’è scritto “|pena, tormento”. La cosa può anche confondere ma da quel poco che capisco i significati a) potatura e b) punizione castigo, mi sembra che rimangano prioritari; tuttavia riconosco che non è facile senza l’aiuto di un linguista.

 

Riporto ora quanto trovato sul testo di C. Gerber “Dal tempo all’eternità” nello studio sull'inferno che io ho preso come riferimento:

 

“La parola greca kolasis non dev’essere tradotta con “supplizio”, ma con la parola “punizione”, con l’idea di distruzione. Ecco quello che un eminente teologo dice in proposito: -I cinque dizionari di Passow, Planche, Alexandre, Whal e Grimm sono unanimi nel far derivare il sostantivo greco “kolasis” punizione, da una radice che significa spezzare colpendo, amputare, squartare, smembrare mutilare,  da cui la nostra parola “iconoclasta”: distruttore d’immagini. Kolasis significherà quindi una punizione per soppressione- (Petavel-Ollif).

La ricompensa dei giusti è una vita eterna, quindi una ricompensa eterna; la punizione dei malvagi è una soppressione eterna, quindi una punizione eterna. E’ la distruzione che è eterna, non la sofferenza:    Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita (1Giovanni 5:12).

 Soffrire eternamente significherebbe vivere eternamente, dato che la sofferenza presuppone la vita, il che è inammissibile.”

 

Concludendo, direi che gli studi riportati sull’anima che non è immortale, e sul dogma dell’inferno, visti nell’insieme del contesto biblico, assieme alla mia coscienza, mi permettano di propendere per la non esistenza dell’inferno.

Dico questo per me stesso ovviamente, rispondendo ad una domanda diretta che mi è stata posta, ma non intendo assolutamente aprire un dibattito in merito. Rispetto chi in buona fede, facendo ricerche simili alle mie e magari molto più approfondite, sia arrivato a conclusioni diverse.

Non occorre penso, fare di questo studi una divisione fondamentale della fede cristiana. Come dicevo all’inizio infatti quello che conta per tutti i cristiani è che in una maniera o nell’altra chi è condannato risulta eternamente senza Dio.

 

  

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[1] Filippine, Manila. Smokey Mountain (montagna fumante) è il più vecchio insediamento umano in una discarica di una metropoli che si ricordi. In questo luogo allucinante, in un fumo perenne dato dalla combustione dei rifiuti, ci sono centinaia di  persone che, come dannati infernali, riciclano tutto quello che possono per poter vivere. Dal Ritorno n.11/I del giu 2001

[2] Diz Biblico J.L.Mckenzie (cattolico); Diz, Biblico di G. Miegge (protestante); Dizion di Dottrine Bibliche ADV (avventista)

[3] II Re 23:10; Geremia 7:31; 19:5-6; 32:35

[4] L'iperbole (dal greco ὑπερβολή, hyperbolé, «eccesso») è una figura retorica che consiste nell'esagerazione nella descrizione della realtà tramite espressioni che l'amplifichino, per eccesso o per difetto. Esempi: « quella macchina, la desidero da morire! » « il prezzo del petrolio è schizzato alle stelle » « ti amo da morire » « ti stavo aspettando da una vita » « perdere quell'amichevole fu per noi una catastrofica sconfitta » « dammi un goccio di vino » « vado a fare quattro passi » « ci facciamo due spaghetti » « aspetta un secondo » (wikipedia)

[5] Novum Testamentum gaece et latine – G. Nolli – Lib. Edit. Vaticana

[6] GI Vocabolario della lingua greca – Montanari – Loescher edit

 

 

 

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