Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

DONO DEL PARLARE IN LINGUA/E  NELLE CHIESE DI ISPIRAZIONE PENTECOSTALE – GLOSSOLALIA  XENOGLOSSIA – DEFINIZIONI

 

Scheda utile nello studio: ““Abbiate tra voi un medesimo sentimento” - 18

Di Renzo Ronca – 4-11-11

 

 

 

 

ETIMOLOGIA (formazione ed origine delle parole):

Xenoglossia (dal greco "xenos", straniero, e "glossa", lingua) è il termine con cui si indica la capacità di parlare o scrivere una lingua sconosciuta.

Glossolalia  dal greco ["γλώσσα" (glossa), lingua e "λαλώ" (lalô) parlare] indica letteralmente parlare in lingua-e.[1]  Senza specificare altro.

 

Come vedete i due termini possono confondersi ed abbiamo bisogno di maggiori dettagli. Usiamo il Dizionario Treccani:

 

DEFINZIONE:

Xenoglossìa: – “Fenomeno di tipo medianico[2] per cui un soggetto si dimostrerebbe capace, in determinate condizioni psichiche (tipicamente in stato di trance), di esprimersi in una lingua straniera a lui del tutto ignota in stato cosciente”.[3]  

Glossolalia:

“1. Esercizio o gioco della favella che conia parole e filastrocche di sillabe insensate: si osserva normalmente nei bambini, ma anche negli adulti che vi ricorrono in certi ritornelli o ritmi di canzoni, mentre costituisce un fenomeno morboso in alcuni casi di schizofrenia.
2. Nel cristianesimo primitivo, carisma consistente nella facoltà di pregare e lodare Dio con linguaggio insolito e sconosciuto, comprensibile soltanto da chi ha il dono dell’interpretazione; una particolare forma di glossolalia (intesa come «dono delle lingue») fu quella degli apostoli che, ripieni di Spirito Santo, parlavano facendosi capire da uomini di tutte le nazioni, in quanto questi li udivano parlare ciascuno nella propria lingua”
[4]

 

“Glossolalia” secondo l’uso generale delle chiese di origine pentecostale[5], significa due cose:  

1)   la capacità di parlare in lingue umane, mai studiate;

2)   la capacità di parlare nel linguaggio mistico degli angeli[6];

entrambe per opera dello Spirito Santo.

 

Come stiamo affrontando nel nostro studio in atto,  il dono delle lingue è molto discusso tra le varie chiese cristiane di origine pentecostale da una parte e quelle più tradizionali dall’altra.

Purtroppo l’argomento, di per se non fondamentale, sta diventando invece un punto di divisione/rottura tra i credenti; questo a causa soprattutto dall'appesantimento e dell’arroccamento delle ex-chiese del risveglio, che in molti casi del dono delle lingue hanno fatto una regola-dogma per identificare il dono dello Spirito Santo.

 

Occorre secondo noi una rivalutazione dell’ordine dei culti e dei carismi in particolare, chiedendoci oggi quali siano (se ci sono) i veri movimenti di risveglio.

 

Noi ci permettiamo di suggerire la costituzione di nuovi movimenti d’avanguardia interdenominazionali, piccoli, agili, veloci, che badino più all’essenziale biblico dei nostri “ultimi tempi”; tempi questi attuali di grandissima confusione e spiritismo dilagante, che precedono il rapimento della Chiesa. Tali movimenti, di nuovo risveglio carismatico, dovrebbero essere in grado di andare molto avanti nelle loro attività missionarie con l’esercizio dei doni, ma dovrebbero poi anche essere capaci di fare dei ritorni, di  restare insomma più uniti al “corpo” principale della Chiesa, che forse è più “lento”, ma certo è emotivamente più stabile.

 

(continua)


 

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[1]

Già sul singolare e plurale dobbiamo fare una breve sosta;  infatti alcuni studiosi biblici come  Spiros Zodhiates (studioso della lingua greca, sia antica che moderna, e autore di diversi libri d’analisi esegetica dei testi biblici) dall’analisi di 1 Corinzi ritiene che l’apostolo Paolo intenda al singolare una cosa e al plurale un’altra. Spero di avere il tempo di riprenderlo più avanti. Adesso ci serve per capire come questo argomento sia complicato.

 

[2]

Medianico: che avviene con un “medium”, ad es. nelle sedute spiritiche.

 

[3]

Questa definizione del Dizionario Treccani pare concordare con la maggior parte delle altre da noi trovate nel web, troppo lunghe ora da riportare.

 

[4]

Definizione del Diz Treccani, simile a Diz Devoto-Oli «1. La coniazione, talvolta patologica, d’associazioni sillabiche prive di senso. 2. La presunta facoltà di pregare e lodare Dio in una lingua misteriosa, intesa solo dai primi cristiani forniti carismaticamente del dono dell’interpretazione».

 

[5]

Sto facendo una difficilissima sintesi nella ricerca di un significato comune tra le tantissime denominazioni esistenti (Il CESNUR ne elenca ben 111, senza contare le moltissime chiese libere non inserite). Tra queste c’è chi approfondisce meno e chi di più la classificazione/definizione dei doni/ministeri. Tra quelle che danno maggiori catalogazioni sembra siano le cinque denominazioni Apostoliche.

 

[6]

Le chiese di ispirazione pentecostale fanno risalire questo concetto/dottrina dall’unico versetto di 1Corinzi 13:1 – “Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo”. Un punto anche questo, molto contestato, che in effetti meriterebbe un più accurato studio esegetico (esegesi: lo studio e l’interpretazione critica di un testo). Infatti il parlare di Paolo non è sempre semplice da capire per l’uso frequente ad es. di forme discorsive ipotetiche, dubitative, ironiche, iperboliche, troppo lunghe ora da trattare.

 

 

 

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