Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

Gesù e la donna cananea

donna simbolo dei pagani convertiti

di Renzo Ronca - (15-8-11) - 14-12-16


 
  

[Cristo e la Cananea A. Allori (particolare) - Firenze: Chiesa San Giovanni Evangelista]


 

 

 

Matteo 15:21-28 - 21 Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. 22 Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro». 24 Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele». 25 Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!» 26 Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini». 27 Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.

 

 

Di quello che ha detto e fatto Gesù, nulla è stato per caso. I Suoi viaggi, le Sue parole, le persone con cui ha avuto contatti… tutto è inserito nella Sapienza infinita di Dio e corrisponde ad un progetto educativo dello spirito nostro. Noi lo possiamo intravedere e qualche volta intuirlo, ma certe volte possiamo solo ipotizzarlo, perché il Suo disegno, in alcuni risvolti, è molto più grande della nostra mente limitata. Occorre non solo studiare, ma anche pregare lo Spirito di Dio affinché ci riveli gli infiniti tesori che sono nella Scrittura.

 

Come con la Samaritana, anche qui  Gesù fece una strana deviazione al suo percorso: uscì dalla Galilea “e si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone”. Il verbo greco usato per ritirarsi è νεχρησεν, anechòresen, da cui deriva “anacoreta”[1] e suggerisce un ritiro sia fisico che spirituale. Qui c’è anche la necessità di liberarsi per un po’ dagli interrogatori accusatori dei farisei. 

Ci viene in mente quanto Gesù disse dopo aver parlato nella sinagoga di Nazaret ed aver sentito i commenti della gente: Luca 4:24 Ma egli disse: «In verità vi dico che nessun profeta è ben accetto nella sua patria. 25 Anzi, vi dico in verità che ai giorni di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e vi fu grande carestia in tutto il paese, c'erano molte vedove in Israele; 26 eppure a nessuna di esse fu mandato Elia, ma fu mandato a una vedova in Sarepta di Sidone. 27 Al tempo del profeta Eliseo, c'erano molti lebbrosi in Israele; eppure nessuno di loro fu purificato; lo fu solo Naaman, il Siro».

Sembra quasi che per aprirsi una breccia nei cuori duri dei giudei egli debba “uscire” da loro e “ritirarsi” in zone straniere. Come per dire a quelli “dentro” la Galilea, “dentro” la Giudea, “dentro” la ristrettezza di una legge senza amore: -Ehi, guardate, vedete questa anima che la vostra legge disprezza? Ebbene osservate ed imparate cosa vuol dire la vera fede che sgorga da un cuore semplice e puro!-

 

La scelta del termine “donna cananea” dall’evangelista Matteo è significativa; infatti si può dire che i cananei non esistessero già più[2]. La definizione “cananea” dunque tende a far risaltare una popolazione che “doveva” essere disprezzata secondo l’applicazione letterale delle Scritture,[3] ma che Lui invece, il Signore, il Messia, alla fine gradisce e mostra come esempio “standard”.

 

Noi possiamo solo supporlo, ma è probabile che Gesù, non rispondendole (23) e poi dandole risposte che avrebbero scoraggiato e forse offeso chiunque (24 e 26), abbia voluto mostrare nella sua interezza il grande cuore e la grande fede della donna. Gesù non era certo un sadico che si divertiva a far soffrire la gente e non era nemmeno un fanatico legalista visto che per liberarci da essa ha dato la vita; del resto Egli ha sempre fatto quello che voleva il Padre,[4] allora il suo comportamento e le sue parole devono avere per forza un insegnamento.

 

L’insegnamento prioritario è per gli Israeliti e va visto in quello sfondo. Gesù era giudeo ragionava come un giudeo e si rivolgeva prima di tutto al Suo popolo, non dimentichiamolo. Noi vorremmo un Gesù solo “evangelico” e lo pensiamo come un occidentale, ma non dimentichiamoci che siamo “piante innestate”[5]. Noi innestati  in quella pianta benedetta, non loro in noi. Gesù allora è vero che “apre” il Suo ministero a tutto il mondo, ma noi occidentali dobbiamo sforzarci di capire un linguaggio e delle mentalità che sono medio orientali.

 

La donna siro-fenicia che si rivolge a Gesù riconoscendolo come Messia “Signore, Figlio di Davide”, è determinata ed umile. Ella non si scoraggia di fronte al silenzio di Dio ma rafforza la sua preghiera. Ella si mette proprio davanti al passaggio di Gesù e Gli si inginocchia davanti. Non si offende alle parole apparentemente dure del Signore, ma accetta il suo ruolo subordinato rispetto al popolo eletto, si identifica con i cagnolini[6] sotto la tavola del padrone ed implora pietà. Gesù esaudisce la sua preghiera e la loda davanti a tutti: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita. Lei non ha bisogno di prove, va via contenta. Una fede davvero notevole. Fa venire in mente un altro modello di fede, quello del centurione, guarda caso anch’esso straniero (e romano addirittura!):

 

Matteo 8:8 …«Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.[…]  10 “e [Gesù] disse a quelli che lo seguivano: «Io vi dico in verità che in nessuno, in Israele, ho trovato una fede così grande! 11 E io vi dico che molti verranno da Oriente e da Occidente e si metteranno a tavola con Abraamo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, 12 ma i figli del regno saranno gettati nelle tenebre di fuori. Là ci sarà pianto e stridor di denti». 13 Gesù disse al centurione: «Va' e ti sia fatto come hai creduto». E il servitore fu guarito in quella stessa ora.”

 

Ricevere la lode da Gesù per la propria fede è come un trionfo. E’ da notare che sia la donna cananea che il centurione non pregarono per se stessi ma intercedettero per delle persone a loro care.

 

La donna cananea che “esce” dal suo territorio, che “venne fuori”, è il simbolo dell’anima convertita tra i pagani, che abbandona una mentalità idolatrica per prenderne un’altra, quella dell’unico Dio, riconoscendo il Cristo come Messia. In un certo senso rappresenta anche noi. La figlia rappresenta il suo popolo ancora posseduto, legato, imprigionato dall’ingannatore.

E’ nostro compito intercedere con amore, determinazione, facendoci un tutt'uno, per chi, ancora schiavo delle proprie passioni o delle proprie paure e del materialismo, non ha conosciuto la Persona di Gesù.


 

Correlazioni:

Gesù e la donna samaritana

 

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[1] ANACORETA: In senso ampio, chi, abbandonando la vita attiva e il consorzio degli uomini, si ritira in solitudine per dedicarsi alla preghiera e alla vita ascetica; in partic., sono così designati i religiosi, detti anche «padri del deserto», che nei secoli 3° e 4° vivevano isolati nei deserti dell’Egitto. (Treccani)

[2] come si esprime Marco nel passo parallelo, si tratta di una donna “greca siro-fenicia” ovvero una pagana nativa di quel tratto della Fenicia che apparteneva alla Siria.

[3] I Cananei dispregiati discendenti di Cam (cf. Gn 9,25-27) e con i quali gli Israeliti non avrebbero dovuto mai fraternizzare (cf. Gdc 2,1-5); inoltre, “i libri storici, profetici e sapienziali sono pieni di invettive contro i Cananei, diventati anche un tipo di rovina religiosa e morale per le loro prostituzioni, l”adulterio fornicatore contro il Signore. (Vedi fonte n.1)

[4] Giovanni 12:49 - Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare;

[5] Leggere Romani 11:11-24

[6] I Giudei chiamavano i Cananei “cani”, parola che ancora oggi in Medio Oriente indica il massimo del disprezzo.

 

 

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