IL CRISTIANO E “LA GUERRA DI TRINCEA”

 

Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse. (Ebrei 10:23;  anche Ebr 3:14)  

 di Renzo Ronca - 2-6-11

 

 

 

 

Chi è il nemico? – Possiamo vincere? – Il primo punto in ogni strategia di guerra è l’identificazione del nemico, la valutazione delle sue forze, poi si realizza il piano di battaglia. Non sprechiamo energie appresso alle ingiustizie sociali, alla corruzione politica, ai cattivi del mondo, o alle varie filosofie: noi credenti sappiamo che l’avversario di Gesù è Satana (=letteralmente “avversario”);  questo significa che anche noi, essendo cristiani, abbiamo lo stesso avversario contro cui dobbiamo combattere.[1]  Gesù ci ha tracciato la strada e ha già vinto questa guerra; noi dobbiamo solo seguire le Sue orme, nel Suo nome, se vogliamo ottenere la stessa vittoria.

 

Tipi di combattimento precedenti - Ne abbiamo già parlato lungamente nel dossier IMPARIAMO A COMBATTERE SATANA - versione pdf , che vi invito a leggere. Aggiungiamo adesso questo altro esempio: Il cristiano e la guerra di trincea

 

La trincea è uno scavo nella terra dall’altezza di un uomo ed abbastanza esteso in lunghezza, in cui i soldati possono camminare e ripararsi, mantenendo ferma la loro posizione già conquistata.

Questo tipo di guerra si protrae abbastanza a lungo nel tempo ed è fatta di continui brevi sanguinosi attacchi al fine di fiaccare il nemico, per procedere poi ad una offensiva più grande, in modo da far crollare le linee del fronte ed invadere il territorio.

E’ importante non avanzare troppo in fretta, per non perdere il contatto con i rifornimenti di armi e di cibo che sono più indietro, e non arretrare.

 

Questo tipo di guerra è di prima linea, molto diretta, non dà mai respiro, necessita di coraggio, resistenza ed intelligenza.

 

Nel momento in cui accettiamo Gesù, Satana viene subito scacciato dal nostro cuore. E’ come se il Signore, come un prode Generale, ci avesse liberato da un terribile nemico che ci aveva resi schiavi. Come se avesse ridato vita alle nostre risorse intellettuali, morali, spirituali e fisiche, disponendole in modo perfetto a difesa della grazia. Ma l’avversario non è ancora stato annientato, si posiziona attorno alla nostra cittadella e aspetta un nostro errore, un punto debole, per poter riprendere il suo potere su di noi.

 

Il Signore, tramite la fede, ci ha dato la libertà, ma dobbiamo sapercela gestire per poter viere nel quotidiano; questo significa che dobbiamo saper uscire da noi stessi, dal nostro arroccamento di salvezza; uscire dalle nostre comodità, dalle nostre sicurezze che portano abitudine ed appiattimento. Dio non ci ha lasciati in un paradiso terreno isolato dal mondo, ma ci manda nel mondo.

 

Matteo 10:16 - «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.»

 

Questa Sua volontà è meravigliosa e terribile insieme. Ci salva dal nemico, ci dona una città-rifugio perfetta e poi…. ci spinge fuori, ad un contrattacco! Sembra un controsenso, una strategia troppo ardita per noi così deboli, eppure è di una logica perfetta. Noi infatti non siamo più chiamati a combattere con le nostre forze –perderemmo subito, come avevamo perso prima- ma siamo equipaggiati con nuove armi.

 

Efesini 6:13 “Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere…” 

 

Non solo possiamo respingere gli attacchi, ma possiamo proseguire e vincere il mondo, avendolo Gesù stesso già vinto per noi.

 

Giovanni 16:33 - «Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo».

 

Questo è quello che Gesù ci insegna. Ma qual è invece il nostro errore più comune?

Non manteniamo le posizioni conquistate.

Noi siamo quelli che abbiamo alzato la voce in richiesta d’aiuto al Signore dicendogli “Signore sono qui, aiutami, liberami!” e l’abbiamo ottenuto quell’aiuto, perché con le armi della fede abbiamo conquistato una nuova consapevolezza, una nuova posizione nel terreno del mondo.

Subito allora  dobbiamo formare una nuova trincea avanzata, in modo da resistere a mantenere la conquista.

Ma se non prendiamo posizione, rimaniamo in mezzo al campo esposti a tutti i venti con la faccia per aria, così la fede che ci ha sostenuto nel primo combattimento non mette radice. Gli insegnamenti di Gesù non hanno più trincea di contenimento, ed ecco che appena il nemico fa sentire la sua voce, ci guardiamo attorno smarriti,  ci spaventiamo e scappiamo indietro, peggio di prima.

 

Ogni insegnamento del Signore è una nuova trincea da difendere, solidificare, una posizione da mantenere a tutti i costi combattendo con valore. Solo in questo modo possiamo crescere nella fede. Nessuno dica “non sono capace”, non rendiamo inutile il sacrificio del Cristo.

1Timoteo 6:12 - Combatti il buon combattimento della fede, afferra la vita eterna alla quale sei stato chiamato e in vista della quale hai fatto quella bella confessione di fede in presenza di molti testimoni.

Luca 9:62 - Ma Gesù gli disse: «Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio».


 

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[1] Efesini 6:12 - l nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.