Ho sempre cercato il Signore in ambienti adatti al silenzio ed alla preghiera. Ricordo che per molti anni, quando ce la facevo, salivo in un eremo abbandonato all’interno del bosco e lì mi fermavo un paio d’ore; pulivo la grotta dalle foglie d’autunno poi mi mettevo seduto ascoltando la Bibbia ed il vento tra i rami.
Recentemente mi capita di portare la Parola del Signore in una chiesa di Viterbo, ricavata da un antico locale medioevale al piano terra. Mi è stata data la chiave in modo da poter aprire il locale anche in qualche pomeriggio. L’altro giorno è stata la prima volta. L’ambiente è piccolo, sotto un antico arco tufaceo, silenzioso; l’unica luce che entra è quella del severo portoncino con sbarre di ferro. Mentre spazzavo alcune foglie davanti all’ingresso scuro mi sono ricordato di quando andavo all’eremo. Lì ero solo con la mia Bibbia e sentivo il Signore vicino; ma anche adesso capisco che mi è vicino. È come se tutto quanto fosse stato trasportato qui, in questo quartiere medioevale di questa chiusa città. L’unica differenza è che qui il Signore, proprio in questa indifferenza congenita, si espone di più e non solo a me; si offre in maniera più evidente alla gente che passa. Così ho scritto “ingresso libero” su un foglietto e l’ho incollato sul portoncino. Almeno chi passa da qui e vede il foglietto su questo portoncino con le sbarre sa che è libero di trovare Dio, gratuitamente.
R.R. (prima pubblicazione 2016)