LA SOFFERENZA COME EDUCAZIONE DA DIO - di Renzo Ronca (con libero inserimento di argomenti predicati dal pastore Marco Bacchiocchi - 24-11-09) - 13-3-21

 

Il nostro sistema di cose è basato sull’allontanamento e la rimozione di ogni tipo di sofferenza. Da un punto di vista umano sembra giusto, ma da un punto di vista spirituale cristiano merita qualche approfondimento. 

 

“Sofferenza salvifica” - Il concetto che la sofferenza sia necessaria all’uomo per riscattare il suo peccato ed arrivare così alla salvezza, molto diffuso in passato dal cattolicesimo (ancora oggi non abrogato), è biblicamente errato; non è accettato da noi evangelici, che invece crediamo in una totale salvezza per grazia. L’espiazione del peccato è avvenuta interamente sulle croce per i meriti di Gesù. Non ci sono altri esseri umani “corredentori”: né Maria madre di Gesù, né “padrepio” né i nostri parenti morti, nemmeno noi stessi quando facciamo delle penitenze fisiche in cambio del perdono.

 

“Sofferenza educatrice” – Ben diverso è quando il Padre celeste educa i Suoi figli; proprio per il loro bene a volte si serve della sofferenza[1]. Quando un figlio nell’infanzia e nell’adolescenza è fatto passare attraverso piccole prove graduali, allora nella vita sarà forte e potrà essere d’aiuto anche ad altri.

Guardate la nostra società odierna (ho lavorato in scuole di ogni ordine e grado potrei fare molti esempi) quando i genitori risolvono tutto ai figli, fanno loro tutti compiti, evitano loro ogni più piccola fatica o piccola contrarietà, quando invece di correggerli li difendono, pure se in torto, i ragazzi crescono viziati e fragili. Nella vita non saranno mai in grado di assumersi delle responsabilità e di fronte alle inevitabili difficoltà, fuggiranno con tutte le forze rinchiudendosi in una realtà psicologica distorta, spesso patologica, oppure nelle droghe, oppure nella migliore delle ipotesi si cercheranno un compagno o una compagna da cui dipenderanno ( o sfrutteranno).

 

La sensibilità spirituale: Attenzione adesso a questo ragionamento: Vi è mai capitato che più vi avvinate a Dio e più vi sentite attaccati perseguitati accusati dagli altri? Non è il Signore che ci abbandona, al contrario, è invece un processo che avviene dentro noi stessi di cui dobbiamo essere gioiosi[3]: infatti più ci avviciniamo a Dio e più aumenta la nostra sensibilità. Sensibilità cristiana significa togliere degli strati di peccato ed essere sempre più “puliti” alla luce della grazia. Il Signore usa la sofferenza come mezzo fondamentale di preparazione per l’eternità: come la sofferenza fisica (esempio della mano sulla fiamma) ci insegna cosa evitare per il nostro bene per non morire, così la sofferenza spirituale è un segnale. Attraverso di essa il Signore ci sta indicando qualcosa a cui dobbiamo stare attenti. Il rifiuto della sofferenza in modo assoluto ci fa perdere l’esperienza l’insegnamento del Padre, e ci mette nelle condizioni di non essere preparati di fronte a quelle avversità e tentazioni che poi nelle vita si presenteranno certamente. Così moriremo spiritualmente; e con noi moriranno le persone che ci stano accanto.

 

La vicinanza di Dio evidenzia le nostre debolezze, le mette in luce. Perché fuggire? Meglio essere corretti da Dio oggi che perdere la vita eterna domani. Egli come un padre premuroso ci sta insegnando come rafforzarci.

 

Gesù dopo aver ricevuto lo Spirito Santo fu portato nel deserto dallo stesso Spirito Santo e lì fu esposto a tentazioni per diverso tempo. Dopo iniziò la sua predicazione, non prima.

 

Riassumendo i due eccessi: Chi per masochismo psicologico dice: “voglio soffrire, punirmi con la sofferenza” non ha capito la grazia e non è rinato; e chi, credendo in Cristo, rifiuta completamente la sofferenza, è un ribelle che resterà fragile.  Infatti questo come potrebbe aiutare chi è veramente sottoposto a prove pesanti? Che tipo di supporto potrà dare alla sua famiglia ai figli nei loro problemi e nelle loro prove se è sempre fuggito da ogni sofferenza?

Cerchiamo l'equilibrio maturo nella fede. Il nostro è un Dio in grado di benedire ed educare alla vita eterna.

 

Nelle preghiere di intercessione si soffre per gli altri. A volte il Signore ci fa percepire un peccato di qualcuno in maniera pesante e ne soffriamo molto ma è proprio in questo modo che noi, avendo già conosciuto la sofferenza, possiamo capire l’altro e pregare per lui.

 

La croce è il modo che ha scelto il nostro Dio per parlarci della salvezza; poteva scegliere un altro modo ma ha scelto questo.

 

Gesù non ha mai fatto mistero che seguendo Lui, la sofferenza e la persecuzione ci avrebbe accompagnato, ci ha promesso però la Sua consolazione e protezione sempre:

(Giov 16:33)  «Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo».


 

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[1] Proverbi 3:12 “perché l'Eterno corregge colui che egli ama, come un padre il figlio che gradisce”.

[3] 1 Pietro 4:12-16Carissimi, non vi stupite per l'incendio che divampa in mezzo a voi per provarvi, come se vi accadesse qualcosa di strano. Anzi, rallegratevi in quanto partecipate alle sofferenze di Cristo, perché anche al momento della rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Se siete insultati per il nome di Cristo, beati voi! Perché lo Spirito di gloria, lo Spirito di Dio, riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida, o ladro, o malfattore, o perché si immischia nei fatti altrui; ma se uno soffre come cristiano, non se ne vergogni, anzi glorifichi Dio, portando questo nome.”