Paolo, esempio della misericordia divina    (1 Timoteo ,12-17 NR) -  di T. M. 3-3-19

 

 

 

12Io ringrazio colui che mi ha reso forte, Cristo Gesù, nostro Signore, per avermi stimato degno della sua fiducia, ponendo al suo servizio me, 13che prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma misericordia mi è stata usata, perché agivo per ignoranza nella mia incredulità, 14e la grazia del Signore nostro è sovrabbondata con la fede e con l’amore che è in Cristo Gesù. 15Certa è quest’affermazione e degna di essere pienamente accettata: che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. 16Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo dimostrasse in me, per primo, tutta la sua pazienza, e io servissi di esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in lui per avere vita eterna. 17Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen.

  

Siamo tutti peccatori? Sì. Eppure Dio, da Padre misericordioso, vuole che ci salviamo. Tutti. Né è un esempio Saulo di Tarso, che da persecutore dei cristiani divenne il primo grande teologo del Cristianesimo. Dio non ci abbandona, neppure quando agiamo contro di Lui. Continua fino all’ultimo a cercarci, non smette di tenderci la mano. Ma solo noi possiamo scegliere se accettarla a o meno. Solo noi possiamo scegliere se inchinarci di fronte alla Verità, come fece Paolo, cambiando radicalmente vita. Solo noi possiamo scegliere di abbandonare tutto ciò che, vuoi per ignoranza vuoi per comodità, ci ha distolto dalla Vera dottrina o se perseverare nell’errore. Solo noi possiamo scegliere se dare un senso a questa vita o se rincorrere l’effimero un giorno dopo l’altro, fino alla fine dei nostri giorni terreni.

 Siamo tutti peccatori di fronte a Dio, non c’è dubbio. Ma sono proprio i colpevoli che Gesù è venuto a salvare. È per i nostri peccati che Gesù è morto in croce. È per la nostra salvezza che Gesù è risorto. Siamo tutti peccatori, ma nessuno è troppo peccatore da sottrarsi dalla grazia del Signore. Perché la grazia del Signore è più grande di qualsiasi peccato. E perché non c’è grazia più grande del perdono di Dio, che si è fatto uomo ed è morto in croce per riscattare il genere umano.

 La grazia è un dono immenso che riceviamo quando ci pentiamo dei nostri peccati e accettiamo Gesù come nostro Salvatore. Quando ci rendiamo conto del nostro stato, quando capiamo la nostra debolezza e decidiamo di affidarci interamente a Dio. Quel Dio, quell’unico Dio, che ha trasformato «un bestemmiatore, un persecutore e un violento» in un fulgido «esempio a quanti in seguito avrebbero creduto in Lui per avere vita eterna».

 Ma Dio non obbliga nessuno a lasciarsi salvare. Il suo è l’amore di un Padre che è sempre pronto a riabbracciare il figlio, ma non ne prevarica il diritto alla vita. Un Padre sempre generoso di consigli ed esempi, ma che non lede la libertà di scelta. Gesù non è venuto al mondo per proibire od obbligare, ma per invitare alla conversione, all’elevazione interiore, al riconoscimento di Dio, appunto, come il «Padre Nostro».

 Il peccato è schiavitù. Nient’altro che schiavitù. Schiavitù verso i piaceri terreni, che appagano pochi istanti. Schiavitù verso i beni di questo mondo, che non sono eterni. Schiavitù verso facili menzogne, destinate a squagliarsi come neve al sole. Ma, con la grazia di Dio, se vogliamo possiamo rompere queste catene, a partire da oggi stesso. Allora non resta che lodarLo alla maniera di Paolo: «Al Re eterno, immortale, invisibile, all’unico Dio, siano onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen».

 

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