SALVEZZA PERCHE’? DA COSA?  - di Renzo Ronca - 7-4-16-

 

Non perdiamo mai di vista il PROGRAMMA DI DIO; infatti  dagli studi che abbiamo fatto e che continueremo a fare sappiamo che esiste un progetto preciso che l’Eterno sta attuando sulla terra e nell’universo, con delle fasi che si susseguono e dei tempi precisi in cui questi passaggi avvengono. Non resterà tutto com'è oggi, ma cambierà e noi dobbiamo essere preparati.

Ci saranno tempi molto difficili per gli uomini sulla terra. Possiamo far finta di niente e cambiare discorso, resta il fatto che i tempi difficili ci saranno e si passerà di male in peggio; non occorre essere cristiani per rendercene conto, basta ascoltare qualche telegiornale.

La prospettiva generale della vita terrena così come è impostata oggi, senza Dio,  sarebbe solo l’autodistruzione. Non ci illudiamo nella speranza di governi migliori: l’uomo da solo, senza Dio non arriva da nessuna parte, perché dominato dal proprio egoismo pensa solo a se stesso, quindi impoverisce il prossimo; è come un albero senza frutti che sviluppa “frustoni” di rami che crescono per conto loro alti alti, che impoveriscono la pianta, la quale  finisce col seccarsi.

La salvezza che ci offre il Signore è contro la distruzione che noi stessi abbiamo dentro, cioè la morte. E’ in noi la morte dal momento del "peccato originale". Senza un progetto di salvezza appreso con umiltà, conosciuto, voluto, accettato e messo in pratica, moriremo.

Fino a che esiste il “periodo di grazia” (e non sarà per sempre, ma per un periodo limitato di tempo) possiamo essere salvati da ciò che sta per avvenire tramite un semplice atto di fiducia in Gesù Cristo, che è appunto la via della nostra salvezza; ma dopo sarà molto più difficile salvarsi.

In primo  luogo dunque, per quello che interessa a noi in qs tempi specifici, la salvezza si configurerà nel rapimento della Chiesa (1). Chi sarà rapito dal Signore sarà salvato immediatamente e non passerà più alcun giudizio futuro. Questo è l’obiettivo che il credente ora ha davanti: essere tra quelli che il Signore salverà e preserverà dal disfacimento delle nazioni e della terra; oppure non esserci.

Quindi la salvezza –per quello che adesso ci interessa- non è un concetto teorico o filosofico che si proietta chissà dove e chissà quando, ma è un fatto reale e concreto del vivere prossimo a realizzarsi. La scelta se essere tra i salvati oppure no non spetta a Dio, ma solo a noi. Dio, per i meriti di Cristo, ci offre la possibilità, spetta a noi poi coglierla o lasciarla cadere.

L’angelo della morte quando passò per le case dell’Egitto aveva il compito di sterminare tutti i primogeniti; salvò solo le famiglie che avevano il segno del sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte. Attenzione: non era una salvezza solo per gli Ebrei ma per chiunque si fosse trovato all’interno di quella casa segnata con sangue dell’agnello. Al limite anche un egiziano. Dio offre a tutti la possibilità di salvezza perché non vuole la morte di nessuno, ma se l’uomo non l’accoglie allora morirà, perché il peccato e la morte sono già in lui e attorno a lui.

Nella creazione nuova che Dio sta preparando non ci sarà posto per il peccato e la morte, per cui già adesso dobbiamo schierarci da una parte precisa: vogliamo stare dalla parte di Dio? Allora accettiamo la salvezza con quel che ne consegue (la “nuova nascita” che è l’inizio del cammino del discepolo). Non vogliamo accettare la salvezza di Dio? Allora poi non prendiamocela con Lui quando, di fronte alle avversità, non sapremo dove scappare.

Accettare la salvezza di Dio non significa restare dove si è, e come si è; ma si tratta di muoversi camminare uscire dal peccato in cui siamo assuefatti senza rendercene conto. Infatti quando gli angeli avvisarono Lot e la sua famiglia che Sodoma sarebbe stata distrutta, gli offrirono la possibilità di salvezza; essi dovettero uscire dalla città. Lot seppure con qualche incertezza seguì l’indicazione degli angeli e si salvò assieme alle figlie, ma i generi non ebbero fiducia nell’avviso, rimasero nella città e furono distrutti. La stessa moglie di Lot si voltò come per tornare indietro,  lontano dalla salvezza offerta, e fu distrutta. L’accettazione della salvezza dunque, comporta un camminare, un uscire da un modo reale di essere, verso un altro modo concreto di essere. Si tratta di cambiamenti pratici non solo intellettuali. I fatti determinano la nostra scelta non un generico essere d’accordo.

Il giudizio che ne conseguirà non è una cattiveria di Dio, ma la giusta separazione tra male e bene, tra puro e impuro, in vista del nuovo mondo che verrà. Come si potrebbe realizzare una vita eterna piena dell'amore di Dio, se in questa vita fosse ancora presente il peccato e la morte? Dio sta togliendo il male.  O si sta dentro o si sta fuori. A questo serve la “Parola di Dio” che è una spada affilata che divide in due: una parte di qua ed una di là. Tra bene e male non c’è compromesso politico.

  

(1)Ricordo sempre che “Chiesa”(maiuscolo) è l’insieme delle persone che Dio considera “giustificate per fede” a prescindere da dove siano sulla terra; mentre “chiesa” (minuscolo) è solo l’insieme di singole denominazioni, che possono essere giuste oppure no, dipende dalle loro scelte.  

 

 

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