PERFEZIONE E CADUTA - di Renzo Ronca - 17-3-16 -

 

 Quando stiamo bene a lungo consideriamo “normale” quel benessere, quasi dovuto. Non ci meraviglia più, non ringraziamo il Signore per le belle giornate di sole, per avere una casa, del cibo o avere un corpo sano. Poi quando ci capita di star male, ci rendiamo conto di ciò che abbiamo perso.

Forse fu anche per questo che i nostri progenitori Adamo ed Eva in quel mondo sublime, non si rendevano conto di quello che avevano.

Solo dopo, solo adesso capiamo quanto abbiamo perso.

Anzi, pochi lo capiscono anche adesso. Solo chi è stato illuminato dallo Spirito di Dio nel profondo della sua coscienza può intuire vagamente cosa ha perso. La maggioranza degli uomini ancora è convinta che in fondo con Dio o senza si possa vivere lo stesso. Farebbero meglio a dire “si può morire” invece che vivere, perché prima non c’era la morte.

Quelli che hanno percepito la caduta l’allontanamento dal volto dell’Eterno passano dalla più profonda amarezza alla speranza in Cristo per poter tornare alla Sua “casa”.

Certo questa fiducia ci dà consolazione, ma finché saremo qui rimane in noi un sottile dolore che solo alla Sua presenza potremo togliere.

Dio, Signore pietà di noi! Accoglici ancora alla Tua presenza non per noi stessi ma per i meriti di Gesù Cristo!

 

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