"E quando sarò andato e vi avrò preparato il posto, ritornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io siate anche voi” (Giov. 14:3)
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SIAMO SERVI INUTILI (Luca 17:10) - Che significa diventare servi inutili? - di Renzo Ronca - 23-2-16 - agg. 26-10-20
«Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: "Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare"». (Luca 17:10)
Oggi l’ambizione è considerata una qualità e l’agonismo con l’aggressività come i mezzi indispensabili per realizzarla. Ma in un mondo dove tutto deve essere sempre al top, cioè ai massimi livelli, e dove pure l’uomo è costretto ad essere sempre il numero uno, il Signore ribalta tutto e ci insegna che il Suo servitore deve essere l'opposto. Il servitore di Dio (e noi credenti vorremmo esserlo tutti) deve diventare “inutile”. Ma che significa?
1) Una volta, da giovane, facevo un corso per andare come volontario nel terzo mondo. Uno degli insegnanti ci disse: "quando sarete diventati inutili, avrete assolto il vostro compito". In effetti aveva ragione perché se un volontario o un educatore diventa inutile, si presuppone che la persona a cui ha dato il suo impegno sia diventata autosufficiente, e dunque non abbia più bisogno di quel tipo di aiuto.
2) Pensiamo ai servi di una volta, quelli che facevano le faccende nella casa del re… avevano tutti dei compiti: apparecchiare la tavola, organizzare le scuderie, prevedere le spese del mangiare, mettere ordine nelle stanze… ognuno il suo dovere. Quando il signore diceva per esempio ad uno: “sellami il cavallo” il servitore andava e sellava il cavallo. Quello era il suo incarico, quello era il comando che aveva ricevuto: sellare il cavallo. Una volta sellato il cavallo aveva terminato il suo dovere. Non è che il signore lo ringraziava per aver fatto quello che doveva fare; sia il servitore che il cavallo erano del signore e questi ne poteva disporre. Quando il servo aveva finito era diventato “servitore inutile” e restava in attesa di un altro comando. Perché questo insegnamento? Perché spesso noi ci aspettiamo dal Signore una ringraziamento, un merito, un riconoscimento. In certi casi sentiamo di avere DIRITTO a questo elogio. No! Sa il Signore quando e chi deve elogiare; a noi compete eseguire con umiltà un compito che ci viene chiesto. Niente di più, niente di meno; non abbiamo merito alcuno in questo. Noi dal momento in cui abbiamo creduto nel Signore Gesù che ci ha riscattati col Suo sangue (1 Pt 1:18-19), siamo di Dio, non apparteniamo più a noi stessi: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Galati 2:20). Tutte le anime sono di Dio (Ezechiele 18:4), per cui il nostro servirLo è solo un onore, non un merito.
2)Diventare “inutili” è anche la massima aspirazione nostra, quando parliamo di Gesù, quando portiamo la Parola ai fratelli. Giovanni Battista in un certo senso preparò le anime e poi si abbassò fino a sparire, affinché solo il Cristo potesse crescere nei cuori. Questo è molto importante perché invece tendiamo a formare credenti-dipendenti da noi stessi. Sarebbe un peccato grave d’orgoglio. Noi siamo amici dello Sposo, nostro compito e avvicinare le anime al Signore e poi diminuire affinché le anime possano dipendere solo dal Signore. Portato a termine il nostro compito impariamo a dire: “Signore, ho fatto quanto hai comandato, sono un servitore inutile”.
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