SE ESISTE LA GIUSTIZIA DIVINA

di Stefania - (23-4-15)- 10-5-18

 

 

 

Chi non crede in Dio o non conosce la Sua Parola troverà difficile prendere sul serio le Sue ammonizioni.

Molti invocano la giustizia divina quando sono impotenti e pieni di rabbia di fronte ad un sopruso, ma la invocano già sfiduciati, non pensando che essa avrà mai luogo.

Altri la ignorano irridendola, pienamente convinti di non dover mai rendere conto delle proprie azioni.

Altri ancora, coloro che credono, la aspettano con fiducia anche quando la situazione sembrerebbe senza speranza.

 

Guardiamoci intorno, leggiamo un giornale, parliamo con le persone, ascoltiamo la radio, accendiamo la tv, scorriamo i messaggi del social network. E proviamo a fare un passo indietro, come se fossimo degli antropologi che vogliono studiare una cultura sconosciuta.

Come la descriveremmo, da estranei, questa società?

È una società giusta? Si vive tranquilli? Ci si sente al sicuro? Si accoglie lo straniero? Si presta soccorso ai più deboli?

Oppure “si spergiura, si mente, si uccide, si ruba, si commette adulterio, si rompe ogni limite e si aggiunge sangue su sangue” (Os 4: 2)?

 

Chi conosce la Parola di Dio, sa che Egli incessantemente chiama al ravvedimento le persone ed i popoli, fino ad un momento che è solitamente indicato come “Il colmo dell'iniquità”, poco prima che una fatidica goccia, che solo Dio conosce, faccia traboccare il vaso. Affinché ciò non avvenga, Dio invia, per mezzo dei Suoi profeti, ammonimenti ed  avvertimenti: bisogna invertire la rotta, tornare a praticare la giustizia e la bontà, altrimenti Dio si allontanerà, lasciandoli in balìa degli eventi. E questo, per inciso, è ancora un atto di misericordia.

Alcune persone e popolazioni, nei racconti biblici, tornano sui loro passi e si pentono, chiedono perdono, cercano di correggersi e di tornare a Dio. Altre invece continuano imperterrite sulle loro vie e  non ascoltano, oppure ridono di chi tenta di richiamarle indietro.

Che cosa direbbe oggi un profeta di Dio al nostro popolo?

Ci direbbe “bravi, continuate pure così e che vinca il migliore”?

Oppure ci direbbe “il Signore ha una contestazione con gli abitanti del paese, poiché non c'è verità, né misericordia, né conoscenza di Dio” (Os 4: 1)?

 

Non farò un elenco dei fatti che dimostrano la deriva del nostro paese, le fonti che abbiamo a disposizione sono fin troppo eloquenti. Mi chiedo quanto è lontano il colmo dell'iniquità, quanti altri misfatti ed ingiustizie ci condurranno al punto di saturazione.

È certo che il nostro popolo non conosce più Dio, non conosce la Sua parola, si fa beffe di Lui, e insulta o ride di chi ha fede in Lui, di chi attende la Sua giustizia, si affida alle Sue promesse e cerca di mettere in pratica i Suoi precetti.

È difficile anche solo sperare in una salvifica e spontanea inversione di tendenza in questo paese che corre verso la sua rovina.

In questo clima la verità si confonde, si frammenta, si nasconde, ma chi torna a rivolgersi a Dio, anche se questo fosse il più corrotto e violento dei paesi, non sarà deluso nella sua buona speranza. La giustizia divina sarà qualcosa da aspettare con gioia, non qualcosa da temere o da ignorare allegramente.

 

 

 

 

 

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