Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 

FEDE SOLITUDINE E COMUNIONE FRATERNA

 

di Renzo Ronca - 13-4-14-h.9,45 -  (Livello 3 su 5)

 

 

 

 

 

 

Desiderare la compagnia dei fratelli di fede è bene; tuttavia ricercare questa compagnia solo perché si ha paura di restare soli potrebbe non essere un’ottima cosa.

 

Le nostre consolazioni vengono TUTTE da Dio, in Lui solo noi abbiamo tutto.

 

Sarà lo Spirito Santo che, conoscendoci intimamente perché ci permea nella mente e nel corpo, ci farà avere quanto ci necessita senza che noi ne facciamo una priorità.

 

Frequentare una chiesa significa condividere il Cristo: ognuno porta il Cristo che ha nel cuore e tutti insieme ci arricchiamo di questa nuova nascita che stiamo vivendo. Questa è la comunione.

Andare in chiesa solo perché non si riesce a stare soli non è che sia sbagliato, ma va approfondito bene; il rischio infatti è mettere al primo posto non il Signore, ma la compagnia degli altri. In questo caso la compagnia degli altri fratelli, di per sé una benedizione, rischierebbe di diventare una specie di debolezza nostra o nel caso fosse una specie di dipendenza di cui non possiamo fare a meno, tanto da metterla al di sopra della compagnia del Signore nella nostra intimità, potrebbe assomigliare all'idolatria.

 

Nessuno dice che sia facile restare soli. Tuttavia certe volte vi è una “solitudine buona” ed è quando Dio stesso ci apparta perché vuole condividere con noi soli certi Suoi affetti. Se noi siamo sufficientemente staccati dalle esigenze mondane, possiamo trovare in questi momenti la gioia della nostra anima che si nutre di respiri ineffabili di una felicità e riempimento interiore indescrivibili.

 

A volte certe anime vengono condotte in questi momenti di solitudine affinché possano “gustare” la presenza di Dio. Ma come potranno goderne se sono distratti e magari soffrono per la mancanza degli altri?

 

Il Signore non sappiamo come potrà agire. Forse insisterà a tenerci ogni giorno qualche minuto in disparte per farsi conoscere nel nostro cuore; oppure, vedendo che soffriamo troppo per la mancanza di amici e fratelli di fede, forse rinuncerà a chiamarci ed accetterà la nostra immaturità.

 

Io consiglio di non aver paura di questi momenti di solitudine perché se all’inizio possono apparirci come una privazione (del mondo) ecco che dopo poco tempo riveleranno un tesoro, cioè l’apertura dei nostri cuori nell’ascolto interiore di Dio.

 

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