Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

PRIMA O POI CALA IL SIPARIO

di Anna Cuomo - 9-9-13-h.9,15

C’è un elemento comune a tutte le commedie o le tragedie. Una volta esaurita la trama, la storia si conclude e il sipario cala sugli attori. Poi i riflettori si spengono, il palco rimane vuoto, pronto ad accogliere altre storie e altre recite.

Ogni storia, comica o tragica, racchiude in sé una morale, un insegnamento. Mentre le scene ci passano innanzi agli occhi, siamo coinvolti emotivamente, parteggiamo ora per l’uno o per l’altro dei personaggi ma quando lo spettacolo finisce, ci rendiamo conto che il più delle volte quelli che all’inizio sembravano i protagonisti, avevano dominato solo alcune scene ma, rispetto a tutto lo spettacolo, erano semplicemente dei comprimari.

Anche quando leggiamo il Vangelo, troviamo alcuni personaggi negativi che sono protagonisti di alcuni versi o di alcune pagine: Erode, Ponzio Pilato, Barabba… ma essi non sono i protagonisti della storia, anche se a volte sembrano importanti. Se sono passati alla storia, è solo perché il vero protagonista è passato alla storia ed è Gesù, guidato dallo Spirito Santo e dal Sommo bene, mentre il male ha le sue macchiette, personaggi che stanno su il tempo di qualche battuta per poi cadere nel dimenticatoio o, peggio, diventare il simbolo dell’inettitudine o della malvagità.

Anche la nostra attualità è costellata da certe macchiette, personaggi inconsistenti, talvolta comici, talaltra tragici, che rappresentano solo un tassello di una storia più grande di loro e non potranno mai ambire al ruolo di veri protagonisti. Non è certo posare su una o più copertine dei giornali a fare la differenza o  essere presenti in tv dalla mattina alla sera a rendere un essere umano migliore degli altri. Soprattutto se intorno ha una claque prezzolata e ruffiana. Sarà vera gloria? Non c’è bisogno dei posteri in certi casi, basta guardare in faccia la realtà e far calare il sipario nel momento in cui non c’è più nulla da aggiungere. E allora magari si potrà voltare pagina e scrivere una nuova storia, migliore della precedente.

Gesù stesso era consapevole di quell’intreccio tra realtà e finzione, tipico della recitazione e usato dai potenti per camuffare o ingannare con la falsità una parvenza di verità. È per questo che con il termine “ipocriti”,  appellava e rimproverava i potenti del tempo, gli scribi e i farisei.

Matteo 23:15: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi.

Il termine ipocrita, di derivazione greca, significa proprio attore, colui che finge. Solo con la consapevolezza e con la maturità si può discernere criticamente la realtà in cui viviamo, senza farci trascinare da certe folle finte, preparate a recitare per bassi interessi o perché pensano di stare dalla parte del più forte. Altrimenti, corriamo i l rischio di trovarci tra quelli che scelsero di salvare Barabba al posto di Gesù. Protagonisti e vincitori per un attimo, coperti dalla vergogna per l’eternità.

 

 

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