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TESTIMONIANZA E LIBERTÀ
di RR - 12-7-13-h10.45 -(Livello 2 su 5)
(segue) E che dire in campo cristiano quando alla responsabilità si aggiunge anche la TESTIMONIANZA? Quante volte ci farebbe più comodo infischiarcene degli altri e comportarci come ci pare!
In Ezechiele 33 si parla del profeta come "sentinella". In un certo senso anche noi alle volte siamo chiamati a testimoniare ciò che ci viene mostrato. La nostra testimonianza in merito, per esempio al peccato o a certi insegnamenti evangelici, può portare la vita o la morte spirituale in chi ci ascolta Non è cosa da poco.
Dire o non dire? Alle volte dire significa assumere una posizione precisa, magari rischiare di perdere un'amicizia... ma che amicizia sarebbe quella che si mantiene senza Dio?
Secondo me, nolenti o volenti siamo comunque dei testimoni cristiani in tutte le azioni della nostra vita. I nostri figli ci osservano con attenzione e prendono da noi quei modi che faranno propri, proprio come lo studente prende dal suo insegnante. Persino azioni apparentemente insignificanti possono assumere significati importanti: prendiamo una cerimonia sociale e religiosa come il battesimo o la comunione cattolica, il matrimonio, un funerale... Non sono temi da prendere alla leggera. Dobbiamo essere in grado di sapere cosa vogliamo esprimere con le nostre azioni o partecipazioni. Una festa è una festa, una preghiera è una preghiera, una liturgia è una liturgia. Diversa è la partecipazione ad un funerale da quella ad una cresima. Partecipare a tutto solo perché siamo liberi di farlo potrebbe significare testimoniare confusione, non solo esprimere la propria libertà. (continua)
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