Ama il prossimo tuo come te stesso -  di M.V. (6-11-12)-  28-7-18

 

 

 

 

 

 

 

 

Luca 10: 25-37
25 Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: «Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?» 26 Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» 27 Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». 28 Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa' questo, e vivrai». 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» 30 Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s'imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 32 Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. 33 Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; 34 avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo, presi due denari, li diede all'oste e gli disse: "Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno". 36 Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s'imbatté nei ladroni?» 37 Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va', e fa' anche tu la stessa cosa».

 

Il dottore della legge, conoscitore delle scritture, dei comandamenti e delle centinaia di precetti che il popolo doveva osservare e che di fatto  regolavano tutti gli aspetti della vita del singolo individuo, fa a Gesù una domanda diretta: cosa devo fare per ereditare la vita eterna, per essere salvato?

Gesù risponde con un’altra domanda: nella legge cosa sta scritto?

In risposta vengono citati  due comandamenti che hanno un denominatore comune, come fossero le due facce di una stessa medaglia: l’amore.

Gesù dice, fa’ questo e vivrai!  Non aggiunge altro, l’intera legge e riassunta totalmente in questo.

E’ l’amore per il Signore che ci permette di amare il prossimo come noi stessi, altrimenti questo non sarebbe possibile, ci da la forza, ci illumina, fa sciogliere come neve al sole la prigione dell’egoismo e dell’orgoglio dove l’io carnale rinchiude istintivamente il nostro cuore.

 

Chi si sente amato e ama, non può che estendere agli altri l’amore che riceve e dà in un continuo crescendo.  

 

Chi dice di amare il Signore e non ama il suo prossimo mente sapendo di mentire. L’amore per il prossimo è il frutto principale dell’amore per il Signore, non può non esserci, potrebbe aver bisogno di crescere, di maturare, ma deve sorgere naturalmente dal nostro io spirituale.

 

Ed infatti, per giustificarsi, lo scriba chiede a Gesù: chi è il mio prossimo? E’ come se dicesse: amo il Signore, sono pronto ad amare gli altri come me stesso, ma non tutti, solo alcuni che io ritengo degni del mio amore, che sono sicuro ricambieranno il mio amore, quelli che sono affini a me, che la pensano come me, in sostanza quelli che sulla carta sono amabili.

Gesù risponde con la parabola del buon samaritano facendo capire che il comandamento fa riferimento ad ogni altra persona, amabile o no, infatti non usa il termine “fratelli” ma “prossimo”.

Se il Signore avesse amato solo gli amabili, non avrebbe trovato nessuno da amare.

 

Se l’amore che proviamo per il prossimo è un amore di comodo, di facciata, lo è anche quello che diciamo di provare per il Signore, che ci chiede un amore totalizzante, con cuore, anima e mente.

 

 

 

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