Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

FEDE PER I MIRACOLI E FEDE SULLA PAROLA

di Gabriella Ciampi - 8-6-12

 

[imm da incontraregesù]

 

 

Perciò Gesù gli disse: «Se non vedete segni e miracoli, voi non crederete». L'ufficiale del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli disse: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detta, e se ne andò. E mentre già stava scendendo, i suoi servi gli andarono incontro e gli dissero: «Tuo figlio vive». Allora egli domandò loro a che ora avesse cominciato a star meglio; ed essi gli risposero: «Ieri, all'ora settima, la febbre lo lasciò». Così il padre riconobbe che la guarigione era avvenuta nell'ora che Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive»; e credette lui con tutta la sua casa. (Giovanni 4:48-53)

SIGNIFICATO GENERALE

Gesù era stato in vari luoghi dove aveva dato segni e aveva parlato di Dio, di Spirito e di verità, di “cibo” particolare, e molti gli credevano in base a queste Sue parole. Ma forse la maggioranza credeva soltanto dopo aver visto dei miracoli. Gesù si trova davanti un ufficiale reale che gli fa richiesta di guarire il figlio morente. Il Signore gli parla ma l’ufficiale è preso dalla paura che Gesù arrivi troppo tardi dal figlio, e quindi lo sollecita. Gesù dice all’uomo di andare a casa perché il figlio è guarito e l’uomo gli crede e va. Lungo la strada i suoi servitori gli confermano la guarigione del ragazzo e, quando verifica che è guarito nello stesso momento in cui Gesù gli ha detto di andare, la sua fede fu totale e con lui anche tutta la sua famiglia credette.

 Gesù qui sottolinea questa “fede imperfetta” (come dice il commentario) che porta a credere soltanto se si hanno le prove. L’ufficiale insiste, la sua fede è ancora legata ad una visione umana: lui pensa che per compiere il miracolo bisogna sbrigarsi (il tempo), pensa che bisogna andare di persona, che Gesù deve stare davanti al morente (lo spazio), non pensa che per Gesù è tutto possibile, in qualunque condizione e stato.

Quando Gesù gli dice “va, tuo figlio vive”, c’è un passaggio a un livello di fede superiore perché stavolta l’uomo gli crede e va, e questa sua fede sarà rafforzata dai servitori che gli vogliono anticipare la notizia che già conosce.

Come a dire che nel ns percorso di fede, nella ns crescita nella fede, è dopo il primo atto di fede totale alla Parola che troveremo conferme, verifiche, ma non prima.

Gesù un po’ rimprovera questo agli uomini anche se poi finisce sempre per darla una prova, però non senza averlo fatto notare (fa lo stesso con Tommaso per es. Prima ti dice “ah vedi, non mi credi sulla parola, vuoi una prova! – e ti fa sentire piccolo piccolo– poi ti dice “eccoti la tua prova, adesso che fai?”).

Mi sembra poi che in questa guarigione ci sia una differenza rispetto ad altri miracoli: qui la guarigione avviene prima dell’atto totale di fede, mentre in genere Gesù prima di guarire chiede sempre alla persona se crede veramente per poi chiudere dicendo “la tua fede ti ha salvato”. Qui si parte da una fede imperfetta dell’ufficiale (lui crede che Gesù faccia il miracolo ma ci crede in modo razionale); Gesù “usa” la guarigione per perfezionare questo credente, per portarlo alla fede completa.

L’ultima frase è interessante perché apre di colpo un altro discorso, quello di come da un credente la fede possa allargarsi a chi gli sta intorno. In realtà anche questa famiglia ha iniziato a credere da qualcosa che ha visto, dal segno. Ma questo è avvenuto per volontà di Dio, è Lui che ha voluto regalare il segno che in questo non è “la prova” ma è l’invito, il messaggio di salvezza, la chiamata.

 

 

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