Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

QUANDO SI AFFACCIA LA NOSTRA ORA… ACCETTARLA O RIFIUTARLA?

Riflessioni su Ezechia rapportate ai nostri giorni - 7

Di Renzo Ronca – 10 -8-11

 

 

[Imm: Michelangelo: particolare da lunetta “Ezechia, Manasse, Amon”]

 

 

2Re 20:1 -  In quel tempo Ezechia si ammalò di una malattia che doveva condurlo alla morte. Il profeta Isaia, figlio di Amots, andò da lui, e gli disse: «Così parla il SIGNORE: "Da' i tuoi ordini alla tua casa; perché tu morirai; non guarirai"».

 

 

Il re Ezechia arriva ad una seconda prova terribile: l’Eterno, per mezzo del profeta Isaia, gli dice che è giunta la sua ora e che deve prepararsi a morire.

La reazione del re è davvero molto commovente. Un uomo solo davanti alla morte che si rifugia come un bambino nell’unica sua forza: Dio stesso. Si comporta come ogni uomo si sarebbe comportato davanti ad una malattia mortale: chiede umilmente a Dio di essere guarito da quello che vede forse come una punizione. Lo fa in un modo così spontaneo e toccante che Dio lo esaudisce e gli allunga la vita di quindici anni.

 

2Re 20:2 Allora Ezechia voltò la faccia verso il muro e pregò il SIGNORE, dicendo: 3 «SIGNORE ricòrdati, ti prego, che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro, e che ho fatto ciò che è bene ai tuoi occhi». Ezechia scoppiò in un gran pianto. 4 Isaia non era ancora giunto al centro della città, quando la parola del SIGNORE gli fu rivolta in questi termini: 5 «Torna indietro, e di' a Ezechia, principe del mio popolo: "Così parla il SIGNORE, Dio di Davide tuo padre: Ho udito la tua preghiera, ho visto le tue lacrime; ecco, io ti guarisco; fra tre giorni salirai alla casa del SIGNORE. 6 Aggiungerò alla tua vita quindici anni, libererò te e questa città dalle mani del re di Assiria, e proteggerò questa città per amor di me stesso, e per amor di Davide mio servo"».

 

 

Sorge per noi una riflessione molto profonda: la prova consisteva nell’accettare quella che sembrava essere la volontà di Dio (Così parla il SIGNORE: "Da' i tuoi ordini alla tua casa; perché tu morirai; non guarirai") o consisteva nel pregare l’Eterno per modificare la fine prevista da Dio stesso?

 

I pareri degli studiosi non sono concordi sul fatto che Ezechia abbia fatto bene a pregare così. Per molti avrebbe dovuto accettare il messaggio del profeta e rassegnarsi.

 

Parere negativo: (doveva rassegnarsi) Tale considerazione ha una sua validità anche da quanto accadde dopo, infatti Ezechia fece poi un errore grave col nemico, che condizionò il futuro dei suoi figli e del suo popolo (lo vedremo a parte). L’allungamento della vita dunque, visto in questa prospettiva, non portò buoni frutti.

 

Parere positivo: (ha fatto bene a non accettare la morte) Per molti è una vittoria sulla morte, una guarigione da una malattia mortale ottenuta per la grande fede che mette in risalto l'amore di Dio.

 

Parere personale: Ezechia non conosceva gli insegnamenti di Gesù e il contenuto del Nuovo Testamento, egli si è comportato come un uomo pio del suo tempo. Il popolo di Dio a quel tempo aveva una visione ancora non del tutto chiara del futuro, del paradiso, del giudizio…  Ma noi abbiamo tutto questo ed abbiamo lo Spirito di Dio che ci apre le Scritture, per questo la riflessione oggi deve essere più matura.

Ritengo (ripeto, è solo la mia opinione) che quando Dio ci fa udire la sua voce dicendoci “preparati, è il momento” non si debba contrastare, anzi si debba lodarLo perché avvisandoci ci dà la possibilità di mettere a posto le cose rimanenti della nostra casa. Non vedo il completamento della nostra vita terrena come una punizione, ma come un normale transito. Che io viva fino al rapimento o che io muoia, non cambierà nulla del premio che Gesù mi ha promesso. Se la mia vita è nelle Sue mani, se mi sono consacrato a Lui, se ho imparato ad ubbidire alla Sua volontà, perché dovrei modificare il momento che Lui ha pensato per me? Nell'episodio che abbiamo letto infatti, non si tratta di una semplice malattia (conseguenza del peccato, contro cui è giusto lottare sempre) ma di una COMUNICAZIONE di Dio. E' diverso.

Nessuno di noi sa come potrebbe reagire in quei momenti. Per me vorrei che si ripetesse la fiducia miracolosa che provai una volta, quando mi trovai in pericolo di vita per una grave caduta dall’alto: mentre mi portavano al pronto soccorso l’unica mia preoccupazione era solo per la mia famiglia; dentro di me ebbi la grazia di provare una tranquillità ed una serenità come mai ho avuto. Dicevo “Signore, se è la mia ora sono pronto”. Pensare in quel modo per me non era affatto un atto eroico o un fanatismo incosciente, ma un pensiero normale, senza enfasi, dovuto ad un atto di grazia. Questo voglio dire: quando accettiamo la volontà di Dio, qualunque essa sia, c’è SEMPRE pace in noi. Infatti se siamo convinti che Lui voglia il nostro bene (e questa convinzione dovrebbe essere in tutti i cristiani) allora anche quando arriverà il nostro momento dovremmo sapere che è per il nostro bene e noi staremo bene comunque.  A me sembra perfetto quanto dice Paolo in Filippesi 1:21 “Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno”. Non vorrei sembrarvi strano, ma in effetti è proprio così come lui dice: vivere è offrire me stesso cercando di piacere al Signore e pregandoLo di aiutarmi a fare la Sua volontà; morire, se Lui lo decide, è certamente più “conveniente” perché so per esperienza cosa significa la Sua meravigliosa presenza.

Interroghiamoci cari lettori, quale sarebbe il nostro atteggiamento nei panni di Ezechia se Dio ci rivelasse l’arrivo della nostra ora.

 

La prossima volta vedremo l'ultima prova, inaspettata per questo più pericolosa, di Ezechia.

 

(continua)

 

 

 

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