Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

Tolta la condanna della legge, per merito di Gesù,  si cresce nella serenità e nella grazia in un cammino di speranza.

 

di Renzo Ronca - 16-5-11

 

 

 

 

Romani 5:1-11

1 Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo; 2 per suo mezzo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio. 3 E non soltanto questo: noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata 4 e la virtù provata la speranza. 5 La speranza poi non delude, perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. 6 Infatti, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito. 7 Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. 8 Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. 9 A maggior ragione ora, giustificati per il suo sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui. 10 Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. 11 Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione.

Col v. 1  “ Giustificati dunque per la fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” – l’apostolo dà per scontato il passo più grande. Avendo noi avuto fiducia in Cristo,  siamo stati già giustificati (resi giusti, accettati, accolti) da Dio, dunque siamo già in pace. La pace di cui si parla è uno stato di serenità particolare che va oltre le difficoltà terrene.

Giov 14: 25 Vi ho detto queste cose, stando ancora con voi; 26 ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto. 27 Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti

Una pace non del mondo, ma una serenità particolare che arriva dallo Spirito di Dio che già agisce in te.

Lo Sp di Dio agisce in maniera meravigliosa: dopo averti ridimensionato nell’umiltà, ti apre all’eternità. Per prima cosa toglie la condanna; cioè assaporando la libertà di esistere e di poter essere, ti rendi conto che non c’è più, non ci può essere più nessun senso di colpa o ansia o angoscia x nessuna cosa. L’unica "inquietudine" (il termine giusto non esiste, sarebbe una specie di "nostalgia desiderata a cui anela l'anima nostra") che rimane nella vita, è il raggiungimento di quel traguardo che Dio ti mostra per la prima volta, attraverso quella emozione particolare che si chiama “speranza”. Con questa rivelazione è come se vedessi esistere il tuo obiettivo, quell’obiettivo che credevi di aver perso.

Lo vedi in prospettiva che si avvicina e ti rendi conto che è la vita tua a camminare verso quello stesso obiettivo.

Avendo allora conosciuto  la partenza e vedendo il fine, ecco che ciò che incontri strada facendo, anche le difficoltà e le sofferenze, acquistano una nuova valenza: sono relative. Non son fondamentali, non ti fanno più cadere. Sono cose che succedono lungo la strada per raggiungere la meta.

La pazienza e la forza derivano anche dal fatto che il Signore ti ha tolto ogni possibile appoggio terreno.

Gli appoggi terreni (persone troppo idealizzate per esempio) sono un punto debole, perché siccome deludono come ogni cosa terrena, finirebbero per impedirti di camminare. Il Signore non ti toglie la felicità, ti toglie la dipendenza dalle cose terrene, al fine di poterle gustare, in un secondo tempo, per quello che sono, cioè parti buone che fanno comunque capo a Dio, nostro fine ultimo. Le riavrai allora, con molto di più, ma non ne sarai più condizionato. Non avendo dunque appoggi umani, l’anima nostra è “costretta” ad appoggiarsi solo a Dio. E questa mancanza di appoggi che sembra debolezza, è invece la nostra forza. La pazienza, la perseveranza divengono speranza che non può deludere, perché Dio ci ha già dato in anticipo la percezione della grazia. Quella grazia che ci sarà versata pienamente nel momento della comunione con Dio, quando saremo con Lui.

 

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