Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

 

RINUNCIA A TE STESSO

di Renzo Ronca – 9-5-11

 

 

 

[Foto-PIC - terreno lavorato - vedi imm ingrandita]

 

 

 

 

 

Matteo 16:24 - Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua.»

Rinunciare a se stessi è un traguardo del discepolato cristiano difficile da capire e da applicare. Si sta parlando di una fede molto “lavorata” da parte di Dio, matura.

Quando la nostra ubbidienza è stata messa alla prova tante volte e riusciamo a non ribellarci più, si può parlare di maturità di fede.

La maturità cristiana è il rinunciare alla guida personale razionale di noi stessi; guida basata su un nostro modo umano, mondano,  di intendere la giustizia.

Uno arriva ad avere tanta di quella fiducia in Dio da non avere più necessità di pensare al suo guadagno, alle sue stesse necessità, perché sa che a quelle cose penserà il Signore.

Scopo del cristiano maturo è adorare e servire Dio, "perdersi" in Lui, "fondersi" in Lui, abbandonarsi a Lui completamente, certo che il Suo volere e il Suo operare sono comunque il meglio per la nostra vita.

Una persona che ha rinunciato a se stesso, ha sperimentato tante prove nella sua esistenza ma è riuscito a serbare la fede e l’umiltà.

Con la perseveranza nella sofferenza ha potuto anche sperimentare la speranza, e da questa è entrato nell’amore di Dio, che sente presente e vivo:

Romani 5:3 E non soltanto questo, ma ci vantiamo anche nelle afflizioni, sapendo che l'afflizione produce perseveranza, 4 la perseveranza esperienza e l'esperienza speranza. 5 Or la speranza non confonde, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Chi ha rinunciato a se stesso è stato plasmato dallo Spirito Santo e reso fruttifero.

E’ come un terreno grande che è stato dissodato, arato, sminuzzato.

Forse si sente svuotato, senza forze, debole e povero, privo di tutto; ma è proprio in questa povertà di se stesso che egli può divenire il profumo dell’offerta più elevata, gradita all’Eterno.

In questo stato di povertà l’anima è fertile, pronta per ricevere il grano, cioè il la Parola del Signore, che diventerà cibo offerto senza compenso.

Chi ha rinunciato a se stesso infatti non ha bisogno di possedere nulla, perché la sua ricompensa è l’appartenenza a Dio.

 

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