Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

LA COMUNIONE CON DIO E LA MANCANZA DEGLI ALTRI

Quando i fratelli ci mancano troppo, ricontrolliamo la qualità della nostra fede

 “Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Giov 1:16)

[imm da fotocommunity]

 

 

Soprattutto quando si è giovani, la solitudine è vista come una disgrazia, uno stato quasi impossibile da accettare. Il bambino in punizione era messo da solo, in un angolo. L’aspetto punitivo della solitudine è diffuso e radicato nella nostra società così protesa verso la socializzazione a tutti i costi.

Ma la solitudine non è da intendersi sempre come desolazione priva di vita; spesso chiamiamo con lo stesso termine “solitudine”, sia la desolazione, sia l’assenza di confusione, la pace, i silenzi dell’anima a cui non siamo più abituati. Nella vita sempre piena di stimoli infatti, non c’è mai un momento in cui ci si ferma a fare il punto della nostra vita; ad interrogarci sul perché della nostra sofferenza che stranamente esce subito fuori. Ecco che la compagnia allora, anche la migliore compagnia possibile, la fratellanza cristiana, diventa una coperta soffice per nascondere un dolore profondo dell’anima nostra, dovuto più ad esigenze ancora umane che spirituali.

Chi ama il Signore, chi Lo ha conosciuto ed è passato nel deserto delle prove che raffinano lo spirito nell’ubbidienza, è tutto avvolto nell’amore di Dio e nulla gli manca. Non ha esigenze perché tutto di lui è in Dio e Dio pensa a lui in tutto. Ciò che fa o non fa, ciò ha o non ha, diviene relativo perché l’anima è nutrita dal Signore. Chi prova questo non chiede più nulla per se stesso, avendo già ogni cosa;  e nelle sue preghiere intercede sempre per gli altri, di cui sente i pesi.

Quando però l’esigenza degli altri diviene per noi troppo forte, come una fissazione, una sete inesauribile, tanto da oscurare il Signore, senza che ce ne rendiamo conto, allora c’è qualcosa che non va nella nostra comunione con Dio. Il momento presente non è più una benedizione ma una "mancanza di". Non siamo più “pieni di Lui”, i nostri occhi guardano altrove e cercano ancora consolazioni umane, per questo soffriamo.

Come deve essere difficile e triste per il Signore educarci ed amarci contemporaneamente! Da una parte Egli ci darebbe subito le consolazioni umane che chiediamo, dall’altra però sa che poi ne saremmo troppo presi e ci allontaneremmo da Lui perdendoci; per questo continua a indicarci una strada diversa da come la vorremmo.

Può accadere anche il contrario:  Scoperto il tesoro di quei silenzi fuori dal mondo, pieni della presenza di Dio, allora nono ci bastano più e vorremo sempre restare come sospesi in questa comunione. Il Signore anche qui deve correggerci e mandarci verso gli altri per il bene comune.

L’uomo da solo non trova facilmente il suo equilibrio. A volte nemmeno sa cosa deve chiedere in preghiera e spessissimo chiede cose che gli farebbero più del male che del bene. Ma lodato sia lo Spirito Santo che conosce i pensieri nostri, la nostra natura e allo stesso tempo i pensieri di Dio! Se impareremo a fidarci di Lui, diventando docili, allora la nostra fede sarà matura e constateremo che se Lo lasciamo fare ci darà molto più di quanto chiediamo.

Quando avremo bisogno degli altri, forse ce li toglierà perché dipenderemmo troppo da loro. Ma quando avremo tutto in Lui sul serio, non solo a parole, tutto in Lui senza più esigenze umane, allora la nostra libertà e la nostra felicità saranno complete. Saremo felici di stare in mezzo agli altri che troveremo in quantità, ma saremo anche felici di stare da soli vicino al Signore, perché la compagnia di Dio vale più di ogni cosa.

 

 

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