quale chiesa per i nostri figli? -di Renzo Ronca - (13-12-09) agg. 7-7-19

 

DOMANDA:

Una sorella che legge “Il Ritorno” ha dei figli piccoli e vorrebbe che frequentassero ambienti sani e formativi come quelli delle chiese evangeliche, assieme ad altri bambini. Purtroppo però nella sua città, pure se vi sono chiese in abbondanza, non ha trovato ancora quella pienamente corrispondente ai principi che legge sul Vangelo. Ci pone allora questa domanda: “vorrei che i miei bambini frequentassero un ambiente cristiano la scuola domenicale ecc., ma dove? Con chi? Cosa fareste voi?” La domanda è importante potrebbe essere utile a molti, per questo cercheremo di svilupparla in profondità.

 

RISPOSTA:

“Benvenuta nel club” cara sorella! Io posso solo esporre un mio parere personale e comunicarti come, assieme a mia moglie, abbiamo cercato di risolvere questo problema già da venti anni fa nella nostra zona, ma ti dico subito che la soluzione non è facile per nessuno: occorre unità familiare e spirituale tra coniugi, discernimento. preghiera, senso pratico, e accettazione vigilata di qualche compromesso (ma solo quanto basta, senza “inquadramenti” di chiesa eccessivi).

 

Situazione odierna delle chiese evangeliche: Sembrerebbe esserci una crescita, se ne aprono molte. Potrebbe anche essere così, ne sarei contento, ma io credo che ciò sia dovuto anche ad un continuo “sdoppiarsi” di quelle esistenti. Purtroppo visto il tempo storico in cui ci troviamo, anche tra i fratelli  aumentano le divisioni e le liti e finisce che ogni tanto qualcuno fuoriesca e fondi un’altra chiesa. Può verificarsi allora l’assurdo di vedere molte comunità simili che dicono e fanno le stesse cose, ma che tra loro non comunicano. A me sinceramente non sembra un buona testimonianza evangelica e cerco di non avallare questo andamento. D'altra parte è inevitabile quando in certi casi i dirigenti assumono ruoli non sempre in linea con quelli evangelici (al servizio di Dio e del prossimo).

 

Adesso come non mai tutte le chiese tutte sono sottoposte al vaglio di Satana che le sta polverizzando. Egli alimenta il protagonismo dei pastori (che sono sempre più simili ai preti in quanto a gestione delle comunità), ingrandisce a dismisura la permalosità dei credenti, e alla fine si va a discutere solo di aspetti umani terra-terra: “quello lì sbaglia, quell’altro è un ipocrita ecc ecc”; e sapete allora che succede? Che le chiese diventano  strutture vuote. Rimangono solo organizzazioni più o meno efficienti e chiuse, dove il vento dello Spirito Santo fatica a passare.

 

La prima grande responsabilità è da porsi, secondo me, non a livello di figli ma a livello di famiglia:  che facciamo come famiglia? Ci andiamo lo stesso? Prima di dare una risposta dovremo chiederci se siamo consapevoli della grandezza e dell’importanza di essere “famiglia”. Riporto qui un bellissimo passaggio del libro di Michele Montecchi “La nuova riforma – L’inizio”:

“Le persone oggi hanno bisogno, più di ogni altra cosa, di una famiglia. Dobbiamo diventare padri e madri per una generazione abbandonata. [...]  Ciò che ho visto, nella mia esperienza cristiana, è che portare le persone in chiesa e far loro conoscere Gesù non è sufficiente e non garantisce affatto che una persona camminerà in maniera duratura nelle vie di Dio. Molti credenti sono oggi profondamente immaturi e lasciati a se stessi. Ma più di tutto si sentono soli: non cercati, non amati, solo parte di un numero. Il loro bisogno di famiglia non è soddisfatto. Viene predicato che Dio è amore e che può riempire ogni nostro buco, ed è vero. Le persone credono a questo messaggio e a coloro che lo annunciano e si aspettano che la Chiesa sia la manifestazione terrena di questo amore. Purtroppo, spesso l’evidenza dei fatti dimostra il contrario. Questo deve cambiare!”

 

Io approvo questa esigenza di attività semplice e anche pratica che la chiesa in genere deve saper ritrovare. Frequentare la scuola del sabato o la scuola della domenica è bene per un bambino ma non scambiamo l’esigenza di socializzare (pure giusta) con l’educazione e la formazione cristiana.

Le chiese di oggi secondo me dovrebbero rivedere la loro struttura, confrontarsi con le chiese apostoliche dei primi tempi; i pastori dovrebbero fare molti passi indietro lasciando spazio ai credenti e i credenti dovrebbero fare molti passi avanti verso una partecipazione più attiva.

Siccome ciò pare destinato a fallire perché le strutture hanno degli statuti verticistici (escluse le "Assemblee dei fratelli" dove è assente la carica di "pastore") che non intendono affatto cambiare, allora in casi estremi, quando non troviamo buoni esempi raggiungibili non rimane che andare oltre queste associazioni.

 

 Per chi è fortunato che consce già un po di fratelli stimati e dalla fede provata, può essere bene  ripartire dalle riunioni in casa. In queste cellule spontanee si può ancora vivere il  vero cristianesimo comunitario; forse non si vivrà ancora tutti insieme condividendo tutto, però ci si frequenterà di più, si sarà più veri gli uni con gli altri, più raccolti nello Spirito e si farà parlare anche il bisognoso oltre allo scriba. Adesso si entra, ci si siede, si sentono dovunque bei discorsi, si prega, poi si esce. Che differenza c’è con le chiese cattoliche da cui uscimmo? Persino il mondo che ci circonda sa fare di meglio: avete sentito i discorsi dei politici? Bellissimi tutti! Poi però questo popolo non ha lavoro, la gente non ha casa, la povertà aumenta, le nostre porte sono chiuse.

Io sinceramente sento il peso delle mura di queste chiese che abbiamo formato e, pur sentendomi libero di frequentarle,  non vi posso ritornare in pianta stabile. Non posso condividere queste strutture che considero spesso facciate senza più sostanza, dove c’è uno che predica, qualcuno che canta,  e gli altri che sentono... e non cambia niente nei cuori.

 

Si ma i nostri bambini? I nostri figli saranno il prodotto di quello che siamo noi. Quando tanti anni fa non trovavo vicino al mio paese una chiesa adatta ed avevo li figlie piccole, mi occupavo personalmente della loro educazione religiosa. Diedi un quadernetto ciascuna (ancora lo conservano mi pare) e ogni settimana facevo esempi biblici con conchiglie, scatolette, disegni ecc ecc. Perché delegare sempre? Qualche volta sarà bene anche per i genitori riscoprire il piacere del “sacerdozio” in casa. Mi rincresce solo non essere stato capace di proseguire sempre questa consuetudine anche dopo quando le figlie erano grandi.

Certo è giusto che i bambini frequentino loro coetanei. In questo ognuno conosce la situazione sociale-religiosa della propria zona. Comunque accettare gite, campeggi, festicciole dalle chiese va quasi sempre bene. Le nostre figlie in seguito conobbero gli ambienti che conoscevamo anche noi mentre facevamo il nostro cammino cristiano: quando  eravamo con gli avventisti, le ragazze  frequentavano gli avventisti, se eravamo coi pentecostali frequentavano i pentecostali. La cosa non ha procurato affatto confusione, anzi ha fornito loro (adesso sono adulte) giusti e sorprendenti spunti di riflessione. Anzi, certe volte fu proprio a loro sensibilità e i loro piccoli-grandi commenti in ciò che provavano nei nuovi ambienti, che aiutò  le nostre scelte di genitori a proseguire o a restare in una certa comunità.

 

Vorrei dirti in conclusione cara sorella di non preoccuparti eccessivamente per i tuoi figli. Loro vivranno la verità di ciò che li circonda come la vivi tu. Se adesso non frequenti nessuna chiesa loro non frequenteranno nessuna chiesa e li educherete voi; quando ne frequenterai una, loro ne frequenteranno una.

 

Sai c’è stato un periodo all’inizio che stavamo per partire per il terzo mondo; ci chiedemmo chi avrebbero potuto frequentare laggiù le nostre figlie; la risposta allora è valida anche oggi: avrebbero frequentato esattamente quello che frequentavamo noi: il nostro prossimo.  

 

Ci fu una sorella invece che volle cominciare con  noi un cammino evangelico teso alla formazione di un nucleo familiare di un certo livello; lei mise a disposizione la sua casa. Stavamo per iniziare ma poi cambiò idea dicendo che aveva privilegiato le necessità dei figli e per far frequentare loro un ambiente cristiano con altri bambini ritornò alla chiesa originaria.

Secondo me prima sono i genitori a decidere cosa fare e poi come conseguenza i loro bambini seguono e si adattano; ma come vedi ciascuno fa le se scelte. L’importante è comunque in un modo o nell’altro trasmettere ai bambini la verità di quello che siete voi come famiglia e in caso di frequenza di una chiesa, evitare in loro un seguito passivo.

Spero di non averti creato più confusione di prima.

 

 

 

 

 

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