SIMBOLOGIA: MARIA PUO’ ESSERE CONSIDERATA COME UNA SIMBOLICA PARTE FEMMINILE DI DIO?Risponde il Prof. Robetto Sargentini - 3-6-20

 

 DOMANDA: Una lettrice chiede allo studioso Prof. Roberto Sargentini opinioni in merito al “Simbolo” nella Bibbia, ipotizzando tra l’altro la Maria dei Cattolici come simbolo della parte femminile di Dio.

 RISPOSTA: Gentile XXX, come prima cosa credo sia utile distinguere tra simbolismo biblico, che spesso si presenta in forma allegorica e che è presente essenzialmente nelle profezie di Daniele e dell’Apocalisse, e il simbolismo esoterico, il quale appartiene ai culti misterici pagani e alla magia, tutte cose, come lei ben sa, avversate e proibite dalla bibbia. Il simbolismo biblico è spiegato, anzi rivelato, nei suoi significati proprio dalle stesse Sacre Scritture. Il simbolismo esoterico-pagano richiede sempre un’iniziazione per giungere, alla fine di un percorso alla comprensione di una simbologia incomprensibile ai non addetti. Tale era l’iniziazione al culto di Mithra che terminava per l’adepto con la visione del Dio. In pratica era un culto spiritico.

Altra cosa è la bibbia che nella sua simbologia non adotta categorie di pensiero pagane e che quindi con consente una sintesi, seppur affascinante, tra ciò che è sacro a Dio e ciò che non lo è. Il sincretismo, anche in ambito simbolistico, appartiene anche alla cultura greco-romana ma è del tutto escluso, per non dire rifiutato, da Dio stesso. Quindi, cercare di comprendere o giustificare il culto di Maria con le categorie pagane della cultura greco-romana e con i suoi percorsi filosofici, significa compiere una operazione contraria al pensiero di Gesù, degli apostoli, e della stessa vergine Maria che erano tutti ebrei ferventi e quindi agli antipodi della cultura simbolica dei popoli pagani.

Maria, anche se lei non è d’accordo, è stata storicamente e teologicamente il sostituto in chiave cattolico-cristiana delle dee pagane. In lei infatti sono convenute le caratteristiche di Minerva, Venere e Giunone, come ha ampiamente dimostrato, per fare solo un esempio, il premio Nobel, Beltrand Russel, nella sua “Storia della filosofia occidentale”. Non si tratta di un’ipotesi ma di fatti derivati da fonti storiche certe. La stessa cosa è accaduta con Mithra le cui caratteristiche, anche in ambito rituale, sono state trasferite in Gesù e nel suo culto. Noti bene che una tale deviazione non si è verificata nella chiesa apostolica, cioè in quella degli ebrei che avevano accettato Gesù come Messia, ma nella chiesa dei cristiani provenienti dal paganesimo i quali, appena morti gli apostoli, si sono separati dalla chiesa degli ebrei e hanno iniziato ad allontanarsi sempre più dall’insegnamento dell’Iddio d’Israele, e quindi dalla bibbia, per inquinare la loro corrente (divenuta poi chiesa cattolica) e l’eredità trasmessa loro dai testimoni di Cristo con riti, dottrine e pratiche propri del paganesimo.

Sostenere, come fa lei, che Maria sia il simbolo della femminilità di Dio, è un affascinante esercizio mentale che non trova alcun riscontro nella realtà sia evangelica, sia apostolica che nella storia del cristianesimo. I credenti di cui si parla nella bibbia non hanno mai sentito il bisogno di un simbolo femminile di Dio, quasi il Creatore fosse, anche simbolicamente, maschio e femmina, padre e madre. E il motivo è semplice: una tale idea non è biblica, è estranea all’insegnamento che Dio e Gesù ci hanno dato. Se poi avessero voluto una rappresentazione femminile di Dio perché mai avrebbero dovuto ricorrere a Maria quando avevano a portata di mano un membro della famiglia divina che avrebbe fatto al caso loro? Mi riferisco allo Spirito Santo che in ebraico (Ruach) è di genere femminile.

Tuttavia, ciò che veramente conta in questa breve vita, è dedicare la nostra intelligenza, il nostro tempo, le nostre energie alle cose che veramente contano e che possono contribuire ad accostarci a Gesù, il quale è il solo che può soddisfate l’anima nostra, darci la pace e garantirci la vita eterna. Pregare, chiedere lo Spirito Santo, leggere la sua parola e metterla in pratica, fare del bene a chi a fame, a chi soffre, a chi sta nel bisogno, sono cose che Dio gradisce e di cui si compiace se le facciamo.

Un caro saluto,   Roberto Sargentini

 

 

 

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