PARLANDO DELL’APOCALISSE NASCONO RAGIONAMENTI SCONCERTANTI, FORSE MEGLIO FERMARSI? - RR 23-5-20

 

 

 

DOMANDA: […] Certe ipotesi sarebbero inconcepibili per noi. Le descrizione dei concetti spirituali si fondono con la materia che noi conosciamo e ci porta a dei ragionamenti sconcertanti a cui noi non sappiamo dare una risposta logica come la concepiamo in questo stato. Questo non significa che io metto in dubbio la parola del Signore, solo che mi fermo e aspetto. La nostra conoscenza attuale è ancora limitata e senza il supporto dello Spirito possiamo solo ipotizzare delle congetture che avvolte rasentano l’assurdo.

 

RISPOSTA: La cautela è senza dubbio un giusto comportamento, e lo è maggiormente  quando si attende un supporto dello Spirito Santo. Ma cerchiamo di ragionare su questo ottimo consiglio del fratello di fede che ci ha scritto. 

 

Penso che noi dobbiamo sforzarci di parlare da cristiani maturi. L’Apocalisse non credo si rivolga principalmente a chi non sa niente di Gesù o non sappia cos’è il battesimo, ma a credenti che già servono il Signore:  Ap 1:1 Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni.

 

Come Giovanni, diamo per scontate parecchie nozioni di base in merito alla crescita della fede e, verso la fine del libro, ci affacciamo invece al futuro. Se infatti diamo un rapidissimo sguardo d’insieme all’Apocalisse come in una panoramica dall’alto, vediamo che dal passato arriviamo alla vita nuova nei “nuovi cieli”, aprendo come un finestra con rapide accennate immagini su un mondo ed una vita nuovi. Il Signore dopo averci fatto camminare per un deserto di liberazione e di insegnamenti, come con Mosè nel deserto, dopo averci provati, ci conduce davanti ad una porta in cui percepiamo un flash di eternità. Se lo fa, se in qualche modo lo mostra, vuol dire che possiamo usare il pensiero, l’intelligenza che ci ha dato, per rifletterci e meditarci sopra.

 

E’ vero che ci vuole la pienezza dello Spirito Santo, è verissimo. Ed è anche vero che troppe volte si dà per scontato che questa pienezza sia automaticamente alla portata di tutti.[1]  Tuttavia tra i credenti delle chiese (Ap cap 1,2,3) mi par di capire che un rimanente risulterà “vincitore” e potrà accedere alle rivelazioni del Risorto, altrimenti non avrebbe detto sempre all’inizio: Ap 1:3 Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!

 

Ricapitoliamo: Gesù risorto (nel tramite di Giovanni) si rivolge ai Suoi servitori (Ap.1:1) e poi benedice, sospinge a leggere le parole delle profezie della rivelazione (Ap 1:3). Non solo, ma dà anche una motivazione: perché il tempo è vicino!

 

L’approssimarsi infatti degli ultimi tempi è un incentivo, una necessità (un dovere?) per i servitori del Signore ad osare un poco di più, a protendersi senza troppa paura, per osservare da quella finestrella delle visioni di Giovanni, quello che di meraviglioso ci aspetta. Senza sapere questa meraviglia che ci attende, probabilmente la forza di molti verrebbe meno, oppure la fede si appiattirebbe nella tranquillità sonnolenta dell’acquisito.

 

E’ giusto non correre troppo, è giusto non lasciarci prendere da filosofie strane o dalla fantasia o dal simbolismo occulto che ci spingerebbe verso l’esoterismo. In questo devo dare ragione al nostro fratello che ci scrive. Tuttavia bisogna anche combattere una inerzia tipica della fede generica che fa restare le chiese ferme nella nebbia. Il cristiano infatti non può, non deve mai sentirsi qualcosa di immobile; né lui né i suoi pensieri. Egli sa di essere principalmente una vita in perfezionamento, un movimento in espansione, una persona limitata ma che racchiude un tesoro immenso, a somiglianza della creatività di Dio. Dio è come una fiamma che brucia e non si consuma (come nel roveto davanti a Mosè), è una trasformazione continua che si autoalimenta e si espande sempre più. Quando dice «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe» (Matteo 10:16), parla si di prudenza, ma una prudenza usata nel camminare, nel movimento, nell'inserimento coraggioso in un sistema ostile che avrebbe procurato ostacoli e persecuzioni. La fede non è staticità ma dinamismo e coraggio. Non ci dice di starcene quieti ed aspettare che le cose succedano da sole. Se procediamo con cautela va bene, anzi direi che con MOLTA CAUTELA va meglio ancora, se però ci fermiamo, no.

 

E’ giusto e normale che molti non si sentiranno di “esplorare” le ultime parti dell’Apocalisse. E va bene, nessuno si deve forzare, non a tutti è chiesta la stessa cosa. Ma se in alcuni è presente il “fuoco dello Spirito” che ha bisogno di “ardere” nei cuori, allora, perché non seguire i consigli del Risorto e posare lo sguardo con attenzione su ciò che avverrà? Che si facciano delle ipotesi sui simboli e sul futuro che ci rappresentano questi simboli è pure abbastanza normale, non stiamo dando dei dogmi o delle interpretazioni fisse. Ma nella Chiesa rispettosa, umile, che confida sempre nel Signore (di cui speriamo di far parte), è impresso anche un desiderio di assomigliare e seguire Gesù, seguirlo per ora anche in quella vita sconosciuta dei “cieli nuovi e terra nuova”, di cui come bambini semplici e sinceri, a volte parliamo.

 

Isaia 11:2 Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore.


 

[1] Mentre mi documentavo, ad esempio, a proposito del dono dell’intelletto, ho trovato questa dicitura: « E Gesù ha voluto inviarci lo Spirito Santo perché noi abbiamo questo dono, perché (tutti noi) possiamo capire le cose come Dio le capisce, con l’intelligenza di Dio. E’ un bel regalo che il Signore ha fatto (a tutti noi). E’ il dono con cui lo Spirito Santo ci introduce nell’intimità con Dio e ci rende partecipi del disegno d’amore che Lui ha con noi» [Tratto da https://w2.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2014/documents/papa-francesco_20140430_udienza-generale.html].   Mi sono permesso di mettere tra parentesi le parole “a tutti noi” perché ritengo si possa  prestare a malintesi. In realtà noi evangelici pensiamo che POTENZIALMENTE il dono dello Spirito Santo coi suoi frutti sia per tutti, ma questa “nuova nascita” che permette di gustare il dono parzialmente o pienamente, non è così automatica. Dipende da alcuni fattori. Non tutti quelli che dicono di essere credenti lo sono veramente e non tutti hanno il dono dello Spirito Santo, non tutti sono “nati di nuovo” per fede e per esperienza, come un anticipo dell’eternità.

 

 

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