PERCHE' IL SIGNORE SI SPIEGA CON SIMBOLI E PARABOLE E NON PARLA DIRETTAMENTE - di RR 5-2-20

 

 

 

DOMANDA: Un lettore ci chiede perché il Signore usa sempre dei simboli o parabole e non spiega le cose in modo diretto.

 

RISPOSTA: La domanda è molto difficile da penetrare. Proviamo a farlo con la parabola del seminatore:

 

Mar 4: 2 Egli insegnava loro molte cose in parabole, e diceva loro nel suo insegnamento:

3 «Ascoltate: il seminatore uscì a seminare…….

9 Poi disse: «Chi ha orecchi per udire oda».

10 Quando egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole. 11 Egli disse loro: «A voi è dato [di conoscere] il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché: 12 "Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e [i peccati] non siano [loro] perdonati"». 13 Poi disse loro: «Non capite questa parabola? Come comprenderete tutte le altre parabole?

14 Il seminatore semina la parola…..

 

Alla fine del suo racconto, riportato in Marco 4, Gesù dice una frase che già ci lascia perplessi: «Chi ha orecchi per udire oda» (v.5).

Questa espressione ce ne ricorda atre altre che abbiamo recentemente trovato nelle sette chiese dell’Apocalisse: Apocalisse 2:7 Efeso “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese…”; ripetuta in Smirne (Ap 2:11); poi in Pergamo (Ap 2:17); in Tiatiri (2:29); Sardi (3:6); Filadelfia (3:13); Laodicea (3:22). Non si tratta di una cantilena scritta tanto per chiudere un messaggio.

“Chi ha orecchi per udire oda” significa che non tutti evidentemente hanno la possibilità di capire.

E’ giusto chiedersi come mai il Signore dice così. Sembra una cosa ingiusta. La Sua Parola è forse limitata? Non credo. Allora è subordinata alla nostra intelligenza nel senso che solo quelli bravi possano capire? Anche questo non può essere visto che i primi apostoli erano anche pescatori, persone semplici, tant’è che dice anche: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. (Matt 11:25). Allora si tratta forse di strane scelte “a capriccio” di Dio? Nemmeno questo può essere visto che la libertà di scelta è uno dei cardini della volontà di Dio nelle sue creature, e la giustizia e l’amore sono la base della missione di Cristo.

Per tentare di fare chiarezza proseguiamo la lettura del nostro passo. La parabola del seminatore evidentemente non era così facile se anche gli stessi discepoli gli chiesero la spiegazione: 10 Quando egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole.

 

Gesù spiegherà dettagliatamente la parabola dal v.14 ai suoi, tuttavia qui, prima dice il perché usa un linguaggio che non è diretto, come quello delle parabole:

 

11 Egli disse loro: «A voi è dato [di conoscere] il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché: 12 "Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e [i peccati] non siano [loro] perdonati"» (NR).

 

Gesù fa subito una distinzione tra chi crede in Lui e lo segue, con chi invece “è di fuori” ovvero non lo segue. Quelli “di fuori” in questo caso non sono le persone che erano accorse per ascoltare capire e seguire, che volevano capire ma non riuscivano, bensì si tratta di persone ostili, dalla mente volutamente chiusa, che non volevano assolutamente riconoscere in Gesù il messia, e che quindi, vedendolo come una minaccia  alla loro sopravvivenza, cercavano solo di ostacolarLo. Notiamo infatti che nel v.10 Quando egli fu solo, quelli che gli stavano intorno con i dodici lo interrogarono sulle parabole, non si parla solo degli apostoli (i dodici) ma anche quelli che gli stavano intorno con i dodici, ovvero quelli che erano vicino a Lui attorno a Lui alla Sua Parola, non “al di fuori” di tutto ciò.

 

La distinzione tra chi può capire e chi non può capire allora, non viene fatta solo da Dio (che comunque può farla come crede opportuno, per una sapienza che non magari non arriviamo a capire), ma, considerando che il Signore ci chiede spesso di avvicinarci a Lui in una relazione personale[1], allora tale distinzione viene fatta anche e soprattutto dalla volontà dell’uomo, dalla sua scelta, cioè da come esso si predispone davanti alle cose di Dio. A Daniele infatti che investigava sulle cose future il Signore dice: “Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà» (Daniele 12:4) Che poi è quello che sta avvenendo oggi in una rivelazione progressiva dello Spirito Santo verso chi cerca le verità bibliche.

 

“Quelli di fuori”, secondo la volontà di Dio, non possono accedere a tali verità bibliche, anzi, per loro tali verità devono rimanere un mistero; è questo il motivo di un parlare con parabole o con simboli: «A voi è dato [di conoscere] il mistero del regno di Dio; ma a quelli che sono di fuori, tutto viene esposto in parabole, affinché: 12 "Vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non comprendano; affinché non si convertano, e [i peccati] non siano [loro] perdonati"».

 

Il “regno di Dio” viene chiamato da Gesù stesso un “mistero”, ma non per tutti, solo per gli increduli caparbi induriti per definizione. Anche oggi è così. Quante volte ci è capitato di parlare del Signore a persone che ci guardavano come poveri illusi. Magari quelle stesse persone colte accettano di parlare con noi attorno a un tavolo in forma educata sull’esistenza di Dio; li vedi che razionalmente si sforzano di capire le nostre parole, dietro i loro occhi vedi solo i vuoto. Così inevitabilmente ci si rende conto che è inutile proseguire. Questo muro di divisione non è solo con gli atei, ma anche con i devoti credenti rigidi in prese di posizione prive dello Spirito di Dio. Infatti nel passo di Marco 4 che stiamo esaminando Gesù fa un riferimento a Isaia a cui il Signore rivela la missione che dovrà compiere:

Isaia 6:8-13

8 Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». Io risposi: «Eccomi, manda me!». 9 Allora egli disse: «Va' e di' a questo popolo: Ascoltate pure, ma senza comprendere, guardate pure, ma senza discernere! 10 Rendi insensibile il cuore di questo popolo, indurisci i suoi orecchi e chiudi i suoi occhi, affinché non veda con i suoi occhi, né oda con i suoi orecchi né intenda con il suo cuore, e così si converta e sia guarito». 11 Io dissi: «Fino a quando, Signore?». Egli rispose: «Finché le città siano devastate e senza abitanti, le case siano senza alcun uomo e il paese sia devastato e desolato, 12 e finché l'Eterno abbia allontanato la gente e vi sia un grande abbandono in mezzo al paese. 13 Rimarrà ancora un decimo della popolazione, ma a sua volta sarà distrutto; come però al terebinto e alla quercia, quando sono abbattuti rimane il ceppo, così una progenie santa sarà il suo ceppo».

 

Anche qui troviamo un contenuto che probabilmente non sarà stato piacevole per Isaia. Dopo la sua risposta (“Chi manderò?” “Manda me!”) il profeta si rende conto che dovrà parlare al suo popolo sapendo che questo non avrebbe creduto…  C’è solo uno spiraglio alla fine del passo, quando il Signore gli rivela che tuttavia, nonostante tutto, un piccolo resto sarà salvato. La spiegazione di questa profezia, come spesso accade per le profezie, è su diversi piani:

a) il periodo di Isaia con i fatti che accadevano in quel preciso momento storico;

b) il periodo escatologico: Israele sarà momentaneamente rigettato e solo un piccolo resto “filtrerà” (probabilmente i giudei messianici che formarono la prima chiesa con Gesù e che ancora oggi credono in Gesù-Messia e che parteciperanno al rapimento);

c) Isaia, come altri personaggi biblici importanti, prefigura Gesù Messia. Anche Gesù si trovò a predicare a un popolo indurito ed ostile che non Lo riconobbe (ed ancora non ne vuole sentire parlare).

 

Allora anche oggi tra i cristiani, c’è da chiedersi se il “mistero” del regno di Dio sia stato capito.

«Mar 4:10-12 Quando i discepoli rimasero da soli con Gesù, gli domandarono perché egli parlasse in parabole. Gesù spiegò loro che soltanto chi ha un cuore aperto è in grado di conoscere il mistero del regno di Dio. Nel N.T. un mistero è una verità non ancora svelata, che si può conoscere solamente grazie a una rivelazione particolare. […] Alcuni si convertiranno realmente, altri rimarranno soltanto dei credenti nominali. Tutti coloro che si dichiarano cristiani [cioè credenti solo di nome - ndr] fanno parte della realtà esteriore del regno, ma soltanto i credenti nati di nuovo entrano nella sua realtà interiore.» (MacDonald).

 

Non c’è da meravigliarsi dunque che anche nel nostro tempo sia utile la Scrittura esattamente così come è stata ispirata dallo Spirito Santo.

Infatti molti di quelli che si autodefiniscono “cristiani”, pur comprendendo le parole della Scrittura, finiscono col dire: “ma poi in fondo di scritture religiose ce ne sono tante… questa biblica è solo una tra le tante… “

 

La stessa Apocalisse coi suoi simboli “costringe”, chi vuole capirla bene, a fare riferimento a tutta la Bibbia tornando spesso a rileggerla. Ed ogni volta che la riprendiamo, anche se non ce ne accorgiamo, saliamo un gradino di comprensione per via dell’elaborazione spirituale personale. Tutto questo forse fa parte di quei "pungoli" che ci correggono e ci educano.

   

Il v 13 alla fine del ns passo mi pare importante:

Mar 4:13 Poi disse loro: «Non capite questa parabola? Come comprenderete tutte le altre parabole?

Ho notato che andando a leggere il commentario con le parole originali acquisterebbe questo senso:

Non capite questa parabola? (dove “capite” è oidate “capire per intuizione”)

Come comprenderete tutte le altre parabole? (dove “comprenderete” ghnosesthe è “capire grazie all’esperienza”) [J. D. Grassmick]

 

Probabilmente questo capire per “intuizione” riguarda una apertura dall’alto, come accadde a Pietro:

Matt 16:13 Poi Gesù, giunto nei dintorni di Cesarea di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «Chi dice la gente che sia il Figlio dell'uomo?» 14 Essi risposero: «Alcuni dicono Giovanni il battista; altri, Elia; altri, Geremia o uno dei profeti». 15 Ed egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?» 16 Simon Pietro rispose: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
17 Gesù, replicando, disse: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli.

 

IN CONCLUSIONE

C’è anche oggi una necessità affinché la Parola del Signore, scritta come è stata scritta, si riveli progressivamente ad alcuni, mentre ad altri rimanga incomprensibile. Non sempre conosciamo il perché.

Gesù è la Parola creatrice fatta carne “È venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; 12 ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, 13 i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio.” (Giov 1:9-14). Nella Bibbia (At e NT) è presenta qs Parola che per alcuni può divenire “viva” e per altri rimane un codice complicato o inutile.

Come avvenga non lo sappiamo, ma il Signore, che ci ha amati per primo, richiama da sempre l’uomo per il suo bene, ed Egli si fa trovare da quelli che, rispondendo al Suo richiamo, Lo cercano con tutto il cuore. Avvicinando queste anime con la Sua presenza, il Signore può “entrare nella loro casa” ed aprire la loro mente per comprendere le Scritture, come accadde a i due di Emmaus.

 

 


 

[1] Matt 11:27 Ogni cosa mi è stata data in mano dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo. 28 Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. 29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; 30 poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero».

 

 

 

 

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