DOMANDE SUI DEUTEROCANONICI E LE VERSIONI DELLA BIBBIA  - Renzo Ronca - 9-9-19

QUAL E’ LA DIFFERENZA SOSTANZIALE TRA LE VERSIONI CATTOLICHE E QUELLE EVANGELICHE? QUALI SONO LE PRINCIPALI VERSIONI? NE ESISTE UNA CHE VADA BENE PER TUTTI? QUALI SONO I LIBRI DEUTEROCANONICI? SI DICE ANCHE APOCRIFI? PERCHE’ GLI EVANGELICI NON HANNO ACCETTATO I DEUTEROCANONICI NEL CANONE BIBLICO? NEL CANONE CHI STABILISCE COSA E’ DENTRO E COSA E’ FUORI? COME LEGGERE E SEGUIRE LE SCRITTURE? ALLA LETTERA O STORICIZZARE? NON C’E’ RISCHIO CHE UNO PRENDA QUELLO CHE GLI PARE? CONVIENE SCEGLIERE VERSIONI ANTICHE O MODERNE? CON MOLTE NOTE O SENZA NOTE?  QUALI SONO GLI ERRORI DEI DEUTEROCANONICI?

 

 

 

DOMANDA: con una mia amica abbiamo parlato delle chiese, degli evangelici e soprattutto della Bibbia. Lei fa citazioni e riporta racconti  che io non conosco (o non ricordo) e mi è venuto qualche dubbio….   Sono andata a vedere su internet.  Esistono versioni antiche e moderne, e tra queste ancora altre differenze. Quindi siamo di fronte a diversità di contenuto? ….  Poi i Deuterocanonici....  [la mail prosegue con altre domande riportate di seguito]

 

RISPOSTE: Non so se la sua amica sia cristiana o meno, e, se si, di quale confessione (cattolica, protestante, ortodossa, indipendente..). Da quello che lei dice sembra avere una formazione cattolica. Solitamente i cattolici hanno versioni bibliche in cui inseriscono libri non “canonici”, detti appunto “deuterocanonici”, che gli evangelici (o protestanti) preferiscono non includere nelle loro versioni in quanto ritenuti non ispirati. E’ probabile dunque che i racconti e i riferimenti a cui alludeva la tua amica siano episodi tratti da questi libri; tuttavia ma vi sono anche molti scritti apocrifi del N.T. che generalmente vengono trascurati perché non attendibili.  Vediamo di schematizzare le sue domande:

 

 

1) QUAL E’ LA DIFFERENZA SOSTANZIALE TRA LE VERSIONI CATTOLICHE E QUELLE EVANGELICHE?

 

A parte le innumerevoli questioni sulla traduzione di alcune singole parole (ad es. “cugini di Gesù” per i cattolici, o “fratelli di Gesù” per gli evangelici) se vogliamo cercare una differenza sostanziale a monte di tutto, io riporterei  questa condivisibile opinione trovata su un forum evangelico:

“La differenza più significativa a mio avviso sta nella presenza obbligatoria nelle edizioni cattoliche della Bibbia degli apparati di commento del Magistero con cui si forniscono interpretazioni "normative" al testo, riflesso della differenza su chi o cosa è l'autorità ultima e definitiva: la Bibbia per gli evangelici, la Chiesa [cattolica] per i cattolici. La cosa è diversa nelle Bibbie evangeliche dove generalmente non esistono questi commenti o, dove esistono, hanno valore di sussidio allo studio ma mai valore di interpretazione autentica.”

 (www.evangelici.net/cgi/forum/YaBB.pl?board=altrefedi;action=display;num=1137533450)

 

 

2) QUALI SONO LE PRINCIPALI VERSIONI BIBLICHE EVANGELICHE E CATTOLICHE? NE ESISTE UNA CHE VADA BENE PER TUTTI?

 

LE VERSIONI EVANGELICHE più diffuse sono:

-NUOVA RIVEDUTA,  Riveduta sui testi originali, a cura della Società Biblica di Ginevra.

-LA NUOVA DIODATI, Ed. La Buona Novella - Brindisi

LUZZI / RIVEDUTA - Riveduta in testo originale dal Dott. GIOVANNI LUZZI, già Prof. alla Facoltà Teologica Valdese di Roma. Stampato a cura della Società Biblica Britannica e Forestiera (1925).

-DIODATI - di Giovanni Diodati del 1607, riveduta nel 1821. La Società Biblica Britannica e Forestiera 1877

 

LE VERSIONI CATTOLICHE più diffuse sono:

-La versione C.E.I. a cura della Conferenza Episcopale Italiana.

 -La BIBBIA DI GERUSALEMME [“ha lo stesso testo della CEI, con l'aggiunta di alcune note prese dalla Bibbia di Gerusalemme francese.” (https://www.laparola.net/versioni.php); “Nella Bibbia di Gerusalemme grande importanza hanno le note di critica testuale…”

 (http://www.gliscritti.it/approf/mbibbia/ca1se3/sez3_1.htm)]

-“LA BIBBIA nuovissima versione dai testi originali” – Ediz. Paoline

 

VERSIONE INTERCONFESSIONALE:

-LA BIBBIA Traduzione interconfessionale in lingua corrente – Ed. LDC – ABU (E’ un compromesso tra cattolici e protestanti che potrebbe andare bene per tutti. Abbastanza utile per un primo rapido approccio in lingua corrente, ma a mio parere è poco adatta agli studi. Alcune punti li semplifica altri rischia di confonderli).

 

 

3) QUALI SONO I LIBRI DEUTEROCANONICI? SI DICE ANCHE APOCRIFI?

 

Il termine “apocrifo” dal greco “nascosto”, indica generalmente “non autentico” (Devoto-Oli); mentre la parola “deuterocanonico” significa “secondo canone”, cioè non accettato nel regolare canone biblico ebraico ed evangelico. A volte i termini vengono usati anche come sinonimi, ma non sarebbe corretto.

 

Deuterocanonici sono i seguenti 12 libri:

1- Tobia;

2 - Giuditta;

 3- Sapienza (di Salomone) [vedi nota]

4- Ecclesiastico o Siracide (o Sapienza di Gesù figlio di Sirac);

[da non confondere con Ecclesiaste o Qoelet che invece va bene]

5 - Baruc;

6 - Epistola di Geremia (inclusa sovente alla fine di Baruc);

7 - Aggiunte al libro di Ester (il "sogno di Mardocheo");

8,9,10 - Tre aggiunte al libro di Daniele ("il cantico dei tre giovani", "Susanna e i vecchi", "Bel e il dragone");

11,12 - I libri 1 Maccabei e 2 Maccabei.

 

Commento dello studioso Prof. R. Sargentini: (www.ilritorno.it/postapic_quest/341_libri_maccabei_e_canone.htm )  

Per quanto riguarda L’ANTICO TESTAMENTO esiste un canone certo, stabilito dai grandi maestri ebrei, che si ritiene sia stato chiuso intorno al II secolo aC. e che forma l’attuale Antico Testamento. La Bibbia ebraica, cioè l’Antico Testamento, si divide in tre parti: Torah (il Pentateuco), Neviym (i profeti) e i Ketuvim (gli scritti). Da questo canone sono del tutto esclusi i libri deuterocanonici. Questi libri sono riconosciuti come canonici, e quindi atti ad impegnare la coscienza in fatto di fede, solo dalla Chiesa Cattolica. La delibera fu presa nel corso di una sessione del Concilio di Trento (1546) per giustificare alcune posizioni dottrinali del cattolicesimo. Le Chiese Ortodosse non hanno mai preso alcuna decisione in merito, ma li includono ugualmente nel canone. I riformatori protestanti del XVI secolo, pur non riconoscendoli come canonici, li hanno posti in appendice alla Bibbia perché “benché utili non è possibile fondare su di essi alcun articolo di fede”. (dichiarazione La Rochelle, 1559). Gli ebrei e le Chiese Evangeliche li escludono totalmente dal canone. Per essere precisi, al tempo di Gesù circolavano vari canoni di cui i più autorevoli erano quello Palestinese, in uso in Israele, e quello Babilonese, in uso presso gli ebrei della diaspora in Mesopotamia. Quest’ultimo includeva i libri deuterocanonici che invece erano esclusi dal canone Palestinese perché ritenuti non ispirati e privi di autorità normativa riguardo la fede. È significativo che Gesù e gli apostoli non li abbiano mai citati nei loro scritti o nella loro predicazione. Chi ha letto quei libri avrà notato come la maggior parte di essi è composta da racconti favolistici a sfondo morale, e come siano stati scritti con stile e contenuti che stridono fortemente con i libri canonici. Tuttavia ci sono delle eccezioni:

1.      Il libro di Ester Greco, così chiamato perché giunto a noi nella lingua greca, è praticamente identico al racconto dell’Ester ebraico ma si presenta più ricco di particolari che rendono la storia più completa;

2.     La Sapienza, che allude a concetti espressi in Omero, Esiodo e Platone e che ripete in alcune sue parti le vicende del popolo ebraico;

3.     Siracide, una raccolta di massime di saggezza che ricalca lo stile dei Proverbi;

4.     Baruc, attribuito secondo alcune tradizioni al segretario di Geremia (Gr. 32:12; 36:4), tratta del tema della penitenza nei giorni di digiuno e della riconciliazione con Dio.

 Un discorso a parte meritano I Maccabei II Maccabei. Questi libri non contengono né testi profetici né norme religiose né consigli morali, ma essenzialmente fatti storici.

Essi ci raccontano dell’oppressione dei Seleucidi sul popolo ebraico, le efferatezze compiute da Antioco IV Epìfane, la profanazione del Tempio, la resistenza ebraica, la vittoria del popolo di Dio fino alla vittoria, la purificazione del Tempio e il grande miracolo di Hanukkà che è celebrato ininterrottamente da 2182 anni da tutti gli ebrei del mondo.

Si tratta dunque di libri che non attengono alla fede o alla morale, ma che riportano fatti storici in cui risalta, come nel libro di Giosuè, la fede e il coraggio del popolo ebraico, e la forza che ha trovato in Dio per resistere a chi voleva distruggere la sua fede e privarlo della libertà. Per quanto riguarda i libri del NUOVO TESTAMENTO non si può parlare di libri deuterocanonici ma di libri apocrifi che nessun studioso della Bibbia degno di questo nome ha mai tenuto in considerazione. Si tratta di libri scritti in epoca medioevale in cui, accanto a favole inventate di sana pianta circa Gesù, gli apostoli, Maria Maddalena ecc., troviamo elementi di mistica indiana mischiati a stralci dei vangeli canonici. Per non parlare delle Apocalissi apocrife, spesso un compendio di catastrofismo ante litteram, che hanno preparato i popoli cristiani alla psicosi dell’anno 1000. Basta leggerle per non avere dubbi sull’argomento.

Completamente diverso è il discorso dell’Apocalisse canonica la quale, è vero, ha avuto difficoltà ad essere inserita nel canone ma per motivi che nulla avevano a che fare con la sua credibilità e rivelazione divina. Il canone del Nuovo Testamento ha iniziato a prendere forma nel II secolo dC. e si è chiuso nel V secolo. Già dagli inizi del II secolo la chiesa dei Gentili presentava germi di antiebraesimo che è giunto, nel giro di due secoli, ad abbandonare l’insegnamento della Bibbia e quanto in essa c’era di ebraico per abbracciare, cristianizzandoli, riti e dottrine proprie al culto pagano romano. L’apocalisse, come risulta evidente a chi conosce l’Antico Testamento, è piena di elementi ebraici. Oserei dire che è il libro che contiene il maggior numero di elementi ebraici di tutto il Nuovo Testamento ed è mia convinzione che non può essere capita se non conoscendo la cultura religiosa ebraica e il suo modo di esprimersi. È evidente che in quella atmosfera permeata di sentimenti contrari alla fede ebraica, un libro come l’Apocalisse non poteva che suscitare opposizione. Senza dimenticare che preconizzava la fine di un impero, quello romano, che malgrado avesse da tempo iniziato a mostrare cenni di cedimento (cadrà nel 476, qualche decennio dopo l’introduzione dell’Apocalisse nel canone), si riteneva eterno. Un libro del genere avrebbe potuto alienare ai cristiani – i quali non disdegnavano i vantaggi derivanti dalla politica – il favore dell’imperatore. Un motivo sufficiente per ritardarne il riconoscimento il più tardi possibile.

 

 

4) PERCHE’ GLI EVANGELICI NON HANNO ACCETTATO I DEUTEROCANONICI NEL CANONE BIBLICO?

 

a)  Vediamo se si può risalire al “primo canone”, ci sarebbe più facile ragionare… Partiamo dall’origine: A chi, in primo luogo, Dio affidò la legge? Chi ebbe il compito di applicarla e mantenerla fedelmente? Furono gli Israeliti. Infatti l’apostolo Paolo dice:

-“Qual è dunque il vantaggio del Giudeo? […]  2 Grande in ogni senso. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. 3 Che vuol dire infatti se alcuni sono stati increduli? La loro incredulità annullerà la fedeltà di Dio? 4 No di certo! […]” (Rom 3:1-4);

-“cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il servizio sacro e le promesse”; (Rom 9:4)

 

Quindi un certo senso, detto in maniera semplice, all’inizio il “canone” biblico fu affidato da Dio agli Israeliti. Per qs motivo ritengo che si debba tenere nel dovuto conto l’opinione degli studiosi ebrei. ORA NEL CANONE EBRAICO NON VI È CENNO DEI DEUTEROCANONICI. Gli evangelici hanno giustamente ripreso il canone ebraico.

 

b) Il secondo punto, come abbiamo detto, è che nei deuterocanonici ESISTONO INESATTEZZE. Per un piccolo esempio ecco alcune contraddizioni bibliche  dei libri di Ester, Tobia, Giuditta, Maccabei trovate in internet in: https://labuonastrada.wordpress.com/2012/11/17/risposta-alla-domanda-perche-mai-voi-evangelici-avete-tolto-dal-canone-della-bibbia-i-libri-apocrifi/

 

Sinceramente non vedo il motivo di accanirsi a voler accettare per forza questi libri deuterocanonici come se fossero canonici; a meno che non si abbia una qualche condivisione con i punti dubbi che essi a volte presentano… Anche qui è sempre bene ricordare qual è la differenza sostanziale tra le versioni cattoliche e quelle evangeliche che ho accennato al precedente punto 1).  Infatti se consideriamo come prioritario tutto il magistero cattolico (non potrebbero fare lo stesso le altre confessioni ortodosse o protestanti? Ognuno un suo “primato”. Pensi che confusione!),  ovvero l’insegnamento dottrinale teologico della Chiesa cattolica coi suoi tanti dogmi, allora la Bibbia non riveste più un ruolo di primo piano come riferimento, ma è in un certo qual modo sottoposta alla Chiesa cattolica stessa, la quale si può servire di vari altri scritti (patristica), tra cui ANCHE la Bibbia, che viene però “ridimensionata”, “adattata” all’insegnamento dogmatico cattolico. Il nostro punto di vista evangelico invece è molto diverso perché consideriamo la Bibbia (AT e NT) come elemento centrale della nostra fede.

Secondo i dogmi cattolici non ci sono errori nei deuterocanonici, anzi presentano dei rafforzamenti alla loro dottrina (quando per es si fa cenno alle preghiere o alle invocazioni degli spiriti dei morti ecc.).

Secondo noi evangelici invece non può esistere un Dio che sia in contraddizione con se stesso. L’unità biblica per noi è fondamentale e perfetta; anche per questo cerchiamo di rispettarla.

 

 

5) NEL CANONE CHI STABILISCE COSA E’ DENTRO E COSA E’ FUORI? COME LEGGERE E SEGUIRE LE SCRITTURE? ALLA LETTERA O STORICIZZARE? NON C’E’ RISCHIO CHE UNO PRENDA QUELLO CHE GLI PARE?

 

Queste in effetti sono le domande più difficili. Teoricamente è Dio che stabilisce ciò che dentro e ciò che è fuori. Ma l’Eterno è piaciuto affidare le Sue parole all’uomo, dandogli il compito di conservarle e diffonderle.[1] E’ vero che Dio vigila in infiniti modi, ma è anche vero che da parte nostra occorre il giusto atteggiamento verso Dio e un serio impegno nell’usare l’intelligenza; cosa che non sempre accade.

Torniamo al “primo canone” mai conosciuto dai credenti che si può sintetizzare nel decalogo.[2] I dieci comandamenti furono detti e “scritti” direttamente da Dio stesso su delle tavole di pietra. Così dice la Scrittura. E’ vero? E poi sono tutt'oggi validi oppure no? Una questione di semplice fede: o ci si crede oppure no. Se lo mettiamo in dubbio a che ci serve scoprire qual è stato il percorso storico dei libri canonici? Se mettiamo in dubbio la veridicità dei 10 comandamenti poi, si mette in discussione tutta la Bibbia. Oggi siamo arrivati a chiese che vedono la Scrittura biblica come un mito, come dei simboli tutti interpretabili… Leggo a volte scritti di studiosi evangelici o cattolici che affermano che il diavolo non esiste. So di certe denominazioni che affermano addirittura l’inutilità della Bibbia stessa. In questo eccesso di intellettualismo che porta poi alla superficialità di significati, dove il tutto e il niente si inseguono, è facile che si formino, quasi come una reazione, degli atteggiamenti dottrinali conservatori e fanatici, dove si proibisce di interpretare e si applica tutto alla lettera. E si finisce per cadere dalla padella nella brace.

Si c’è rischio che uno prenda quello che gli pare, più che rischio è quasi la norma tra i credenti che discutono sempre su chi tra loro sia più “giusto”.

La soluzione per gli altri non la so, personalmente mi raccomando a Dio e Lo prego affinché lo Spirito Santo, donatoci per i meriti di Cristo, mi guidi, mi corregga e mi indichi discernimento migliore su quanto leggo della Sua Parola. Poi cercando di rimanere in qs attitudine mentale e spirituale, evito le polemiche dottrinali, leggo, studio, rifletto. Andando avanti in qs modo mi pare che gli insegnamenti si chiariscano sempre più.

 

 

6) CONVIENE SCEGLIERE VERSIONI ANTICHE O MODERNE? CON MOLTE NOTE O SENZA NOTE?

 

Cerchiamo sempre l’equilibrio: certe versioni troppo antiche hanno un italiano antico che già è difficile leggere di per sé; del resto certe versioni troppo moderne fanno voli di fantasia. Diciamo che le versioni classiche oggi in commercio (Nuova Riveduta, Nuova Diodati, CEI) vanno bene per una normale lettura. Ad ogni modo per una migliore obiettività e comprensione consiglierei la consultazione contemporanea di più versioni. Oggi vi sono Bibbie on line che con un semplice “clic” mostrano contemporaneamente quattro o cinque traduzioni bibliche diverse. Ad esempio nel ns sito www.ilritorno.it in alto, sotto il titolo, a dx, c’è questo link: Bibbia on line , che collega con laparola.net, con cui mi trovo molto bene.

Per chi vuole approfondire significati storici e teologici consiglierei senz’altro l’uso di molte note ma non da una sola fonte. Io ho alcuni commentari biblici molto utili e trovo abbastanza spesso opinioni diverse. Questo non è male perché mi spinge ad approfondire ancora di più e a riflettere molto e a pregare prima di scegliere l’interpretazione che più si avvicina a quello che sento dentro la mia coscienza.

Per chi vuole approfondire molto, studiando, allora oltre alle note e ai commentari deve ricorrere anche a testi particolareggiati che trattino singolarmente specifici capitoli o passi biblici.

E’ sempre bene dopo le letture lasciare del tempo (giorni o mesi o anche di più se occorre) per “rimuginare” su quanto si è letto e confrontarlo spesso con la Scrittura biblica lasciando che il tutto si depositi delicatamente in fondo al cuore.

Sono convinto che la coscienza di ogni credente sia sempre illuminata dallo Spirito di Dio, che troverà il modo di evidenziare ora una cosa ora un’altra.

 

 

7) IL PROBLEMA NASCE SEMPRE E SOLO DAL CONFRONTO/CONDIVISIONE. SE UNO STA DA SOLO E NON CONDIVIDE NULLA, PUÒ DECIDERE TUTTO CON LO SS. MA SE HAI VICINO UN ALTRO FRATELLO/SORELLA ECCO CHE COMINCIANO LE QUESTIONI.

 

Si anche questo è vero e temo che sarà sempre così finché non sarà tornato il Signore che ci tirerà le orecchie. Penso infatti che si tratti principalmente di un difetto nostro, umano, non di una difficoltà nella comprensione divina. Su questa tendenza a primeggiare magari mascherata da “sacro zelo” si insinua facilmente l’inganno satanico. Le varie chiese cristiane –anch’esse sempre in competizione- purtroppo non danno un buon esempio. Del resto le stesse profezie bibliche ci hanno avvisato che negli ultimi tempi molte chiese apostateranno perché la loro fede sarà "provata". Che possiamo fare allora? Non meravigliarsi, ma essere consapevoli che anche la ns fede viene provata da Dio per renderla preziosa. E’ una cosa buona. Allora facciamo del nostro meglio per rimanere fedeli e umili, senza giudicare il fratello, confidando solo in Dio e non in noi stessi.

 

 

8) IO FAREI UN GRUPPO DI STUDIO SULLA BIBBIA IN SÉ,  PRIMA ANCORA DI APRIRLA. LEI COSA CONSIGLIEREBBE DI FARE?

 

Una bella introduzione in effetti sarebbe utile, purché non diventi una conferenza lunga e noiosa. Lo studio vero e proprio dovrebbe procedere di pari passo con la lettura giornaliera. Le chiese dovrebbero sempre offrire almeno un paio d’ore di studio settimanale sulle Scritture bibliche; ma su TUTTI I LIBRI, non solo il Vangelo, bensì anche Genesi, Profeti, Salmi, Apocalisse… Non sarebbe male poi se a presentare gli studi ci fosse un coordinatore illuminato che portasse anche studiosi diversi, in grado di spiegare la Scrittura da più prospettive.

 

9) QUALI SON GLI ERRORI DEI DEUTEROCANONICI?

Le copio di seguito una paginetta che ho trovato in internet; tuttavia non le consiglierei di  intavolare discussioni teologiche perché generano contese inutili come dice Paolo a Timoteo:

1Timoteo 6:20

O Timoteo, custodisci il deposito; evita i discorsi vuoti e profani e le obiezioni di quella che falsamente si chiama scienza;

2Timoteo 2:16

Ma evita le chiacchiere profane, perché quelli che le fanno avanzano sempre più nell'empietà

2Timoteo 2:23

Evita inoltre le dispute stolte e insensate, sapendo che generano contese.

 

Un fraterno saluto e un incoraggiamento a proseguire gli studi.

 

Deuterocanonici Alcuni errori, tratto da: 

https://sites.google.com/site/lacadutadellevoluzionismo/zoom-sulla-bibbia/i-testi-deuterocanonici

 

BREVE ANALISI DEI MAGGIORI LIBRI APOCRIFI

Sia i libri apocrifi che le aggiunte furono considerati ufficialmente dalla chiesa cattolica romana "scrittura ispirata da Dio" solo nel 1546, col concilio di Trento. Questo concilio riaffermò, in sostanza, ciò che il Concilio di Cartagine aveva dichiarato ben 4 secoli dopo Cristo, ossia che gli apocrifi erano da considerarsi parte della Scrittura; eppure il canone era stato stabilito già dal primo secolo, e non includeva gli apocrifi.  Vennero dichiarati canonici soprattutto per avvalorare la falsa dottrina del purgatorio.
Prima di questa data, anche diversi papi li avevano dichiarati non canonici (Gregorio Magno e Leone X), senza contare che i primi Cristiani (e i "padri" Gregorio Nazianzeno, Atanasio, Ilario di Poitiers, Cirillo di Gerusalemme) non li riconobbero mai come Parola di Dio.

Noi Cristiani evangelici non riconosciamo i libri apocrifi come Parola di Dio per le seguenti ragioni:

1) In essi vi sono innumerevoli contraddizioni (reali e non apparenti), falsi insegnamenti ed errori storici.

  • Nei libri dei Maccabei, la morte di Giuda Maccabeo è descritta in 1 Mac. 9:18. Egli sarebbe morto sul campo di battaglia nel primo mese dell'anno 152. Ma 36 anni dopo essere morto scrive una lettera agli Ebrei in Egitto (2 Mac. 1:10). Questa è una prima prova della falsità di questo libro.
    Inoltre, la morte del re Antioco Epifane è raccontata in tre modi contrastanti. La prima volta si ammala di tristezza e muore (1 Mac. 6:8-16). La seconda volta muore in Persia nel tempio di Nanea fatto a pezzi dai sacerdoti (2 Mac. 1:11-16). La terza volta muore ritornando dalle regioni della Persia, ad Ecbatana, colpito da una piaga incurabile (2 Mac. 9:5-29). È evidente che si tratta di spudorate menzogne, eppure questo libro viene accettato dalla chiesa cattolica romana per giustificare la credenza del purgatorio.

  • Nel libro di Giuditta si fa risalire la storia di questa donna a poco dopo il rientro dei Giudei dalla cattività dei Babilonesi, e in un passo viene detto: "I figli d'Israele, che abitavano in Giudea, venuti a sapere quello che Oloferne, generale in capo di Nabucodonosor, re d'Assiria, aveva fatto a quei popoli, e come avesse spogliato i loro santuari e li avesse distrutti, temettero grandemente al vederselo davanti e si sentirono angosciati per Gerusalemme e per il tempio del Signore loro Dio, perché da poco avevano fatto ritorno dalla schiavitù ed era cosa recente la riunificazione di tutto il popolo della Giudea, la purificazione dei vasi sacri e del Tempio, che era stato profanato" (Ed. 1971, Giuditta 4:1-3).
    In queste poche parole ci sono diverse menzogne perché quando i Giudei tornarono dalla cattività in Giudea non esisteva più il re Nebucodonosor, re di Babilonia, perché morto da molti anni, e sul regno dei Medi e dei Persiani in quel tempo regnava Ciro re di Persia, il quale era stato lui a rimandare liberi gli esuli Ebrei affinché tornassero in Giudea a costruire il tempio di Dio.

  • Nel libro di Ester (canonico) è scritto a proposito di quando Ester si presentò dopo il digiuno al re: "Il re era assiso sul trono reale nella casa reale, di faccia alla porta della casa. E come il re ebbe veduta la regina Ester in piedi nel cortile, ella si guadagnò la sua grazia; e il re stese verso Ester lo scettro d'oro che teneva in mano; ed Ester s'appressò, e toccò la punta dello scettro. Allora il re le disse: Che hai regina Ester? che domandi? Quand'anche tu chiedessi la metà del regno, ti sarà data" (Est. 5:1-3).
    Invece, nelle aggiunte apocrife fatte a questo libro troviamo scritto a proposito dello stesso episodio queste parole: "Varcate tutte le porte, si presentò davanti al re, che stava assiso sul suo trono, rivestito di tutti gli ornamenti della sua maestà, fulgente d'oro e di pietre preziose: il suo aspetto era imponente. Or, appena egli ebbe alzato il capo scintillante di splendore, e lanciato uno sguardo ardente di collera, la regina cambiò colore, svenne e si appoggiò sulla spalla della damigella che l'accompagnava" (Ed. Paoline. 1971, Ester 15:9-10).
    Come si vede, la descrizione fatta nell'aggiunta contrasta quella autentica del libro ispirato, perché nella prima è detto che Ester si guadagnò il favore del re mentre nella seconda è detto che il re lanciò uno sguardo di collera verso Ester e che ella per giunta svenne.

  • Nel libro di Tobia, che è pieno di favole, riscontriamo una menzogna che lo scrittore fa dire a un angelo di Dio di nome Rafael. Prima troviamo scritto che Tobia uscì in cerca di un uomo pratico della strada, che lo accompagnasse nella Media, e appena uscito, si vide davanti Rafael, l'angelo, ma non sapeva che era un angelo di Dio, poi quando Tobit, suo padre, gli chiese: "Fratello, potresti dirmi di qual famiglia e di qual tribù tu sei?", questi gli rispose: "Io sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli" (ibid., cfr. Tobia 5:4-13).
    Gli angeli di Dio sono santi e non si mettono a mentire quando parlano perché essi sono i servitori di Dio, il quale odia la menzogna. Se l'angelo si chiamava Rafael avrebbe dovuto rispondere che si chiamava Rafael; come mai allora mentì e disse di essere Anania?
    Sempre in questo libro riscontriamo anche la superstizione insegnata niente di meno che da un angelo di Dio! È scritto infatti in esso che una notte Tobia scese verso il fiume Tigri per lavarsi i piedi, ed ad un tratto un grosso pesce balzò fuori dall'acqua per divorare il piede del ragazzo che si mise a gridare. L'angelo allora gli disse di afferrare il pesce e di trargli fuori il fiele, il cuore e il fegato che possono essere utili come farmaci, e di buttare via gli intestini. Dopo che Tobia ebbe arrostito una parte del pesce e l'ebbe mangiata, si misero in cammino e durante il cammino il giovane domandò all'angelo che farmaco ci può essere nel cuore e nel fegato e nel fiele del pesce. L'angelo allora gli rispose: "Quanto al cuore e al fegato del pesce, se ne fai salire il fumo davanti a un uomo o a una donna, che subiscono un attacco da parte di un demonio o di uno spirito malvagio, cesserà ogni attacco contro di loro e non ne resterà più traccia alcuna" (Tobia 6:8; Ed. Paoline 1990, 6° ed.).
    Ma come si può accettare per ispirato un libro dove gli angeli si mettono pure a insegnare la superstizione?

  • Lo scrittore del secondo libro dei Maccabei termina con queste parole: "Se la disposizione della materia è stata buona e come si conviene alla storia, é quello che ho desiderato. Se poi é mediocre e di scarso valore, é quanto ho potuto fare" (ibid., 2 Maccabei 15:38). Uno scrittore ispirato da Dio non avrebbe mai scritto delle parole simili perché Dio non si può scusare con nessuno di non avere potuto fare del suo meglio, e perché nello Scritto ispirato tutto é buono e tutto ha valore perché ciò che vi é scritto é Parola di Dio.
    Sempre in questo libro troviamo una menzogna che consiste in questo: lo scrittore dice che il profeta Geremia se ne andò al monte dove Mosè era salito per vedere la terra promessa e presso questo monte in una caverna nascose il tabernacolo e l'arca e l'altare dei profumi, e poi che aveva detto ad alcuni che il luogo sarebbe rimasto ignoto fino a quando Dio avrebbe riunito nuovamente il suo popolo infatti in quel tempo Dio avrebbe rivelato dove erano quegli oggetti sacri (cfr. 2 Maccabei 2:1-8).
    Ma le cose non possono essere vere perché nel libro del profeta Geremia è scritto che all'arca del patto dell'Eterno non vi si sarebbe più pensato quando Dio li avrebbe ricondotti in Sion infatti è scritto: "E vi ricondurrò a Sion; e vi darò dei pastori secondo il mio cuore, che vi pasceranno con conoscenza e con intelligenza. E quando sarete moltiplicati e avrete fruttato nel paese, allora, dice l'Eterno, non si dirà più: ‘L'arca del patto dell'Eterno!' non vi si penserà più, non la si menzionerà più, non la si rimpiangerà più, non se ne farà un'altra" (Ger. 3:14-16). Come potete vedere anche questa aperta contraddizione fa capire come questo libro non può essere ispirato da Dio.

Queste sono alcune delle numerose falsità ed errori che esistono in questi libri, e che ci fanno comprendere che gli scrittori che scrissero quelle cose non furono sospinti dallo Spirito Santo.
Nei libri apocrifi ci sono anche delle storie che servono di base ad alcune false dottrine presenti nella chiesa cattolica romana, come il purgatorio e le preghiere per i defunti.
Per esempio, nei Maccabei ci sono dei passi che parlano di preghiere per i morti e di un sacrificio espiatorio offerto per dei morti (cfr. 2 Maccabei 12:38-46) e di preghiere fatte da un sacerdote morto e dal profeta Geremia (morto anch'egli) per i vivi sulla terra (cfr. 2 Maccabei 15:11-16).
Altre simili falsità sono presenti in Baruc 3:4, dove si afferma che Dio ascolta le preghiere dei morti. In Tobia (versi 12:9 e 14:11), dove viene insegnata la salvezza mediante le opere, in contrasto con gli insegnamenti della Parola di Dio (cfr. Efesini 2:8,9). In Sapienza viene poi insegnata l'esistenza dell'anima delle persone prima della creazione del corpo (verso 8:19) e la creazione del mondo partendo da materia preesistente (11:17).

2) Né Gesù Cristo e neppure gli apostoli fecero mai riferimento a questi libri apocrifi.

Gesù e i suoi discepoli citano per circa 300 volte l'Antico Testamento dalla versione greca, ma non citano mai neppure un passo dai libri apocrifi.
Ciò sta a dimostrare che essi non erano considerati da loro Parola di Dio. Sebbene esistano un paio di allusioni a opere di poeti dell'epoca e a un libro apocrifo, ciò non serve certamente a confermarli come Parola di Dio   Né si possono accettare come ispirati solo perché in essi sono contenute anche alcune verità. Satana sa mescolare astutamente la menzogna con la verità per rendere accettabile il falso e per trasformare in menzogna il vero.

3) Gli Ebrei prima e poi anche i Cristiani dei primi secoli dopo Cristo non li riconobbero mai come canonici.

Gli Ebrei, a cui (non lo dimentichiamo questo) "furono affidati gli oracoli di Dio" (Rom. 3:2) non riconobbero mai come canonici quei libri e quelle aggiunte ad Ester e a Daniele; è per questo infatti che nella Bibbia ebraica (che contiene solo i libri dell'Antico Patto) essi sono assenti. La Chiesa primitiva negò la canonicità di questi libri, e infatti non li mise mai allo stesso livello di quelli sacri.
Il fatto che la traduzione dei Settanta (LXX) fu rifiutata dagli ebrei perché contenente gli apocrifi, e il fatto stesso che il magistero cattolico li considera deuterocanonici (aggiunti al canone ma inferiori) è molto significativo. Ciò non è accettabile perché l'autore dei libri ispirati è Dio, e dunque un libro o è ispirato o non lo è affatto.
Giuseppe Flavio, storico giudeo-romano del I secolo d.C., considerava chiuso il canone dell'Antico Testamento ai giorni di Artaserse, ossia al tempo di Esdra. Ecco le sue parole:

"Abbiamo soltanto 22 libri illustranti la storia dell'intero periodo, libri ritenuti di origine divina.
Cinque di questi appartengono a Mosè e contengono le sue leggi e le tradizioni delle origini del genere umano fino al tempo della morte di Mosè. Dopo di essa, fino al regno di Artaserse, i profeti che successero a Mosè scrissero la storia degli avventi che si verificarono nel loro tempo in 13 libri.
I rimanenti 4 libri comprendono inni a Dio e precetti per la condotta nella vita dell'uomo.
Dai tempi di Artaserse fino ai nostri giorni, ogni avvenimento è stato riportato, ma questi recenti documenti non sono stati reputati degni di credito uguale a quelli che li hanno preceduti, in quanto manca l'esatta successione dei profeti.
La prova pratica dello spirito con il quale trattiamo le nostre Scritture sta nel fatto che benché sia ora trascorso un così grande lasso di tempo, non un'anima si è avventurata ad aggiungere o togliere o alterare una sillaba, ed è nella natura di ogni Ebreo, dal giorno della sua nascita, di considerare queste Scritture come insegnamento di Dio e di osservarle e, se ne sorgesse la necessità, dare con gioia la sua vita per esse" (Commentario abbreviato di Hallet
pag. 335).

Giovanni Diodati (1607) scrisse in proposito:

"Questi libri sono stati dai Greci nominati, Apocrifi; cioè, occulti, e nascosti: parte, perché di molti era occulto chi ne fosse l'autore: parte anche, perché non avevano pubblica autorità nella Chiesa, come procedenti immediatamente dall'inspirazione dello Spirito santo... In questi Apocrifi appare chiaramente lo stile non esser quello dello Spirito Santo, che ha parlato per li profeti, e per gli Apostoli; e vi si contengono molte cose false, contrarie alla verità autentica della pura parola di Dio: e degli Scrittori ancora non s'ha alcuna testimonianza, che siano stati inspirati da Dio, in quella maniera che quegli altri: e perciò la Chiesa Giudaica non li ha giammai ricevuti, come parola di Dio, o Scrittura profetica..."

E dato che la curia romana si appoggia così tanto ai cosiddetti "antichi padri" facciamo presente che ci sono molte testimonianze di alcuni dei cosiddetti "padri" vissuti nei primi secoli dopo Cristo che dicono che quei libri non vanno considerati canonici.
Uno di questi, Girolamo, tenuto in grandissima stima dai Cattolici, affermò: "La Chiesa legge il libro di Tobia, di Giuditta, dei Maccabei, di Baruc, di Susanna, della Sapienza, dell'Ecclesiastico, l'inno dei tre giovani e le favole di Belo e del Dragone; ma essa non li riceve affatto nel novero delle Scritture autentiche" (Girolamo, Prologo a Graziano).
Il concilio di Trento dunque, riconoscendo per canonici gli apocrifi ha contrastato anche Girolamo che è l'autore della traduzione latina detta Vulgata che il concilio di Trento ha dichiarato dovere essere accettata come la sola autentica tra tutte le versioni.

4) Infine, ciò che più importa è che lo Spirito Santo, che Gesù definì lo Spirito della verità, non attesta per nulla in noi figliuoli di Dio che gli apocrifi sono Parola di Dio perché ci fa sentire in maniera inequivocabile che essi non devono essere accettati.

Le pecore del Signore conoscono la Sua voce ed essa non può confondersi con un'altra (cfr. Isaia 30:21, Giov. 10:27); e la voce con cui parlano questi libri non è quella del Pastore delle anime nostre.
Il Signore stesso rende i suoi servi capaci di discernere se un libro viene da Lui o meno, o se contiene realmente il suo messaggio. A questo riguardo leggiamo le parole di Gesù in Giovanni 10:3-4: "A lui apre il portinaio, e le pecore ascoltano la sua voce, ed egli chiama le proprie pecore per nome e le conduce fuori. Quando ha messo fuori tutte le sue pecore, va davanti a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce". Coloro che appartengono a Dio, riconoscono e capiscono se è Lui a parlare, sia dal "suono" della voce, sia dal contenuto delle parole.

CONCLUSIONE

Concludiamo citando le seguenti Scritture che attestano che è vietato sia aggiungere che togliere alcunché alla Parola di Dio:

"Ogni parola di Dio è affinata col fuoco... Non aggiungere nulla alle sue parole, ch'egli non t'abbia a riprendere, e tu non sia trovato bugiardo" (Prov. 30:5,6)

"Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando, e non ne toglierete nulla.." (Deut. 4:2)
"Io lo dichiaro a ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte in questo libro; e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della città santa, delle cose scritte in questo libro" (Apoc. 22:18,19).

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[1]

“A loro [Giudei] furono affidate le rivelazioni di Dio” (Rom. 3:2) – «Il corrispettivo è logion, un diminutivo del comune termine neotestamentario logos, normalmente tradotto con “parola”. Si tratta di importanti pronunciamenti o messaggi,  specialmente a carattere soprannaturale. Il termine è qui utilizzato da Paolo con riferimento all’intero A.T. Essere depositari di parole, quelle dell’A.T., che procedevano dal vero Dio, era per i Giudei un grande privilegio (De 4:1-2; 6:1-2; cfr Mar 12:24; Lu 16:29; Gv 5:39), poiché l’A.T. conteneva in nuce la verità concernente la salvezza (2 Ti 3:15) e il Vangelo (Ga 3:8). Quando scrisse “Predica la Parola” (2 Ti 4:2), Paolo faceva riferimento agli “oracoli di Dio” (1 P 4:11) contenuti nella Scrittura.» (MacArthur)

 

[2]

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