"SIAMO PRONTI AD AFFRONTARE LA GRANDE TRIBOLAZIONE?" - di Renzo Ronca

 

 

Caro fratello, prendiamo la tua domanda "siamo pronti ad affrontare la grande tribolazione?" esponendola in un modo più ampio (alla fine ti risponderò in modo più specifico) e cerchiamo di inquadrarla meglio da diverse prospettive. Partiamo dalla Chiesa:

 

1. LA CHIESA DI OGGI è pronta ad affrontare i difficili periodi che si presentano e si presenteranno?

 

La mia opinione è no, non è assolutamente pronta, salvo una piccolissima parte. Il motivo principale per cui non è pronta è che LA Chiesa come fu fondata da Gesù non c’è più; abbiamo oggi DIVERSE CHIESE cristiane, tra loro in disaccordo o con profonde divisioni di vario genere. Ecco i motivi principali di questo degrado:

 

a) Alcune chiese di maggioranza (che dovevano essere di esempio) hanno apostatato (“apostatare” letteralmente significa “l’atto del ritrarsi”) cioè  hanno abbandonato, ripudiato, tradito l’insegnamento iniziale, accettando gravi compromessi con l’andazzo del mondo), altre stanno apostatando sempre più. Del resto non ci deve sorprendere, questo era previsto: la Parola del Signore ci ha insegnato che l’apostasia è uno dei segni degli ultimi tempi. (1)

 

b) Le illuminazioni scritturali, le rivelazioni, il progredire degli studi biblici, invece di SERVIRE (Gesù si è fatto “servo”) tutti credenti e tutta la Chiesa del Signore e farla progredire, preparandola agli eventi futuri, si sono concretizzate in troppe denominazioni autonome che, evidenziando solo aspetti parziali del messaggio biblico escatologico, ricadono inevitabilmente nel protagonismo gerarchico, cioè nell’”autonomia denominazionale” (2).

 

c) Fallimento di molti movimenti di risveglio - La maggiore presenza dello Spirito Santo nell’ultimo secolo, come una mamma, ha cercato di radunare i Suoi figli (ad es. coi movimenti di tipo pentecostale); ha dato nuove forze ai veri credenti, ma negli ultimi decenni (a mio modestissimo avviso) anche questi illuminati movimenti “di risveglio”, cadendo anche loro nell’autonomia denominazionale, si stanno ripiegando su stessi, rinsecchendo ed insabbiando. Uno dei motivi di qs fallimento è che tali movimenti si sono allontanati troppo dall’armonia biblica, esagerando ad esempio l’importanza dei carismi (come il dono delle lingue) cercando umanamente di definire/organizzare/“gestire” lo Spirito di Dio, e finendo col soffocarlo. (3)

 

Passiamo ora dalle chiese a noi stessi in modo individuale:

 

2. NOI CHE CREDIAMO NEL RITORNO DI GESU’ nel rapimento, nel millennio, ecc. siamo pronti ad affrontare i difficili periodi che si presentano e si presenteranno?

 

Beh, lo siamo più degli altri, ma corriamo anche noi dei rischi. Cerchiamo di prevenirli:

 

a) Mai sottovalutare la diabolica abilità dell’ingannatore: quando non riesce a convincerci che “non è vero” quanto ci ha detto Dio (vedi il serpente nell’Eden), allora passa nella posizione opposta alimentando il nostro orgoglio “tu si che hai capito gli insegnamenti della Bibbia, gli altri invece non ce la fanno, sii forte battiti e vinci contro gli altri perché quello che hai capito tu, nessun altro l’ha capito…”. L’ingannatore cioè non nega le Scritture ma ne evidenzia alcune parti (generalmente marginali) e te le mostra come fossero la soluzione dell’eternità che “solo tu hai capito”, facendo di te un eroe estremista della legge, come i farisei; l’ingannatore ti usa insomma non per diffondere la cura e l’amore di Dio che si esprime anche attraverso gli avvertimenti degli ultimi tempi (come le piaghe, il periodo di tribolazione ecc.), ma per renderti un intransigente legalista come certi giudei del passato. Non che la legge non vada accolta con serietà (io per es. cerco di mettere in pratica tutti e dieci i comandamenti, sabato compreso), ma va inserita in un ampio contesto che ha per fine sempre il tentativo di salvare quante più anime possibile.

 

b) La nostra forza ò l’aver capito che il Signore tornerà e che il rapimento ci sarà e che il millennio ci sarà. La nostra debolezza sta nell’andare oltre: nel cadere nella trappola delle polemiche interpretative ad esempio sulle teorie pre-durante-post-tribolazioniste. Già siamo pochi nel mondo a credere in quanto crediamo, se poi ci mettiamo a discutere sulla precisione temporale degli eventi escatologici diventeremo piccoli gruppetti isolati, non certo in grado di diffondere e preparare i credenti per quanto sta per accadere. La nostra prima responsabilità ne sono convinto, non sta nel capire le virgole del futuro ma nell’essere servitori del Signore che –nei limiti delle loro possibilità-  avvertono comunque i credenti della Chiesa di Gesù che il Suo ritorno è vicino. Questo fa la buona “sentinella”.

 

Allora noi siamo pronti o no?

 

Si, se avvisiamo che esiste il rapimento dei credenti, il ritorno di Gesù ed il millennio; si se ci lasciamo trasformare docilmente dallo Spirito Santo che ci aprirà gradatamente la mente alle Sue rivelazioni quando necessario;

No, se facciamo dispute dottrinali che impegnano la gran parte del nostro tempo impedendoci di essere servitori delle anime a cui il Signore ci manda, che non sanno nemmeno che ci sia il ritorno di Gesù.

 

 

Riguardo alla tua domanda specifica: “siamo pronti ad affrontare LA GRANDE TRIBOLAZIONE”?

 

E’ una domanda forse troppo “settoriale”, cioè ci mette già dentro il post-tribolazionismo dando per scontato che tutti noi credenti dobbiamo passare per quei tre anni e mezzo terribili preannunciati dalle Scritture. Non si può escludere del tutto il post-tribolazionismo (come del resto non si può escludere il pre-tribolazionismo in cui credo anche io per una serie di motivi teologici convincenti). Per questo e per i motivi detti sopra io direi di restare al centro del discorso in maniera equilibrata e mite, deponendo le ns convinzioni davanti allo Spirito Santo che guida la Chiesa: I punti fermi sono: C’è un ritorno di Gesù Cristo come Re, c’è l’instaurazione del Suo regno sulla terra in cui governerà assieme ai credenti rapiti che avrà considerati “giusti”, ci sarà alla fine un giudizio finale e quindi finalmente ci saranno i “cieli nuovi e la nuova terra”. Capire, accogliere e prepararsi a questo sarebbe già tutto ai fini del nostro “servire” per preparare la Chiesa.

Penso che in ogni modo la Chiesa, anche se venisse rapita, come credo, prima del periodo di distretta, non eviterebbe del tutto le prove che già si stanno presentando perché siamo molto vicini,  ed in una maniera o nell’altra deve comunque prepararsi ad affrontarle.

Del resto c’è una logica in questa penombra sul futuro, perché la prova principale del credente è la fede e la vigilanza nell’attesa, non la certezza di una data. Se sapessimo con certezza i periodi scelti da Dio Padre rischieremmo di abbassare la guardia. E’ volontà del Padre non rivelare ancora con esattezza questo momento che nemmeno gli angeli e nemmeno Gesù stesso conosceva:  “Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo.” (Matteo 24:36); e conscendo quanto l’uomo si adagi nelle abitudini, aggiunge subito dopo: “Vegliate, dunque, perché non sapete in quale giorno il vostro Signore verrà.” (Matteo 24:42)

Per questo nemmeno a Paolo, nonostante le tante visioni ricevute, rivelò il periodo esatto, egli infatti lo aspettava come prossimo già nella sua vita. Noi “dobbiamo” procedere per fede allo stesso modo, aspettando il ritorno del Signore (con tutti gli annessi e connessi) come se fosse domani o oggi. E’ questo il senso credo della prima preghiera dei primi cristiani “Maràna tha” “Signore vieni!” che forse dovremmo riprendere. (4)

Ci consoli essere nell’anelito di questa meravigliosa e dolorosa attesa perché questo significa già vivere la fraternità e l'unità dei figli di Dio.

 

 

 

 

NOTE

(1) «Nessuno vi inganni in alcuna maniera, perché quel giorno non verrà se prima non sia venuta L'APOSTASIA e prima che sia manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato dio o oggetto di adorazione, tanto da porsi a sedere nel tempio di Dio come Dio, mettendo in mostra se stesso e proclamando di essere Dio» (2 Tessalonicesi, 3-4). [Per un breve commento vedi la pagina CHE COSA SIGNIFICA APOSTASIA?;  Per un maggiore approfondimento vedi il DOSSIER SULL’APOSTASIA in https://www.ilritorno.it/es/eshtml/dossier/dossier-apostasia.pdf ]

 

(2) Quella che chiamo “autonomia denominazionale” è forse il difetto più grande del protestantesimo, ovvero la formazione di tante denominazioni autonome scollegate, ognuna per sé, ritenendosi ognuna “nel giusto”. Eppure l’insegnamento dello Sp. Di Dio per bocca di Paolo mi pare abbastanza chiaro: « “Ora, fratelli, vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad aver tutti un medesimo parlare e a non aver divisioni tra di voi, ma a stare perfettamente uniti nel medesimo modo di pensare e di sentire. 11 Infatti, fratelli miei, mi è stato riferito da quelli di casa Cloe che tra di voi ci sono contese. 12 Voglio dire che ciascuno di voi dichiara: «Io sono di Paolo»; «io, di Apollo»; «io, di Cefa»; «io, di Cristo». 13 Cristo è forse diviso? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete voi stati battezzati nel nome di Paolo?  (1 Corinzi 1:10-13)”   “Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali, come a bambini in Cristo. 2 Vi ho nutriti di latte, non di cibo solido, perché non eravate capaci di sopportarlo; anzi, non lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali. 3 Infatti, dato che ci sono tra di voi gelosie e contese, non siete forse carnali e non vi comportate secondo la natura umana? 4 Quando uno dice: «Io sono di Paolo»; e un altro: «Io sono d'Apollo»; non siete forse uomini carnali? 5 Che cos'è dunque Apollo? E che cos'è Paolo? Sono servitori, per mezzo dei quali voi avete creduto; e lo sono nel modo che il Signore ha dato a ciascuno di loro. 6 Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma Dio ha fatto crescere; 7 quindi colui che pianta e colui che annaffia non sono nulla: Dio fa crescere! 8 Ora, colui che pianta e colui che annaffia sono una medesima cosa, ma ciascuno riceverà il proprio premio secondo la propria fatica. 9 Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio. 10 Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto, ho posto il fondamento; un altro vi costruisce sopra. Ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; 11 poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù. (1 Corinzi 3:1-11)” Da questi insegnamenti risulta evidente la condanna dei vari gruppi autonomi cristiani.» [tratto dalla ns pagina “dubbi sul cristianesimo realizzato dagli uomini”] 

 

(3) Può essere utile il ns dossier ARMONIA DELLO SPIRITO SANTO 

 

(4) Maràna tha (in aramaico מרנא תא: maranâ thâ' ) è un'invocazione o formula di preghiera cristiana in lingua aramaica. Dato che nei manoscritti manca lo spazio fra le due parole, l'espressione può anche essere letta come Maran atha (מרן אתא: maran 'athâ' ); si tratta dunque di una espressione il cui significato non è univoco: alcuni traducono "il Signore è venuto o viene" (ad es.: "Dizionario della Bibbia", a cura di G. Bof, Vallardi, 1993, sub voce); altri, "Signore, vieni" (autorevolmente, in questo senso, per tutti R.E. Brown, "Introduzione al nuovo Testamento". ed. it. Queriniana, Brescia, 2008, passim). [https://it.wikipedia.org/wiki/Mar%C3%A0na_tha]

 

 

 

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