"PER POTER SMETTERE DI SOFFRIRE PENSO ALL'EUTANASIA. VORREI SAPERE COSA PROVA L'ANIMA IN UNA MORTE COSì" - di Renzo Ronca - 9-2-18

 

 

DOMANDA: “per poter smettere di soffrire ho solo la possibilità dell'eutanasia. l'ho detto più volte alla mia anima. vorrei sapere se potete per favore dirmi cosa prova l'anima in una morte x eutanasia.”

 

 

DEFINIZIONE DI EUTANASIA:

Significato originario: Il termine di per se stesso (dal geco “bene” e “morte”) significa “morte serena e indolore” (Devoto-Oli). “Nel pensiero filosofico antico, la morte bella, tranquilla e naturale, accettata con spirito sereno e intesa come il perfetto compimento della vita” (Treccani).

Significato comune: “..il porre deliberatamente termine alla vita di un paziente al fine di evitare, in caso di malattie incurabili, sofferenze prolungate nel tempo o una lunga agonia” (Trecc).  “Teoria medico-giuridica secondo cui è lecito dare una morte tranquilla per mezzo di narcotici, agli infermi atrocemente sofferenti e inguaribili, inammissibile dal punto di vista positivo e della morale cristiana. Eutanasia passiva: morte ottenuta con la sospensione del trattamento medico che mantiene artificialmente in vita il paziente; eutanasia attiva: morte ottenuta mediante somministrazione dei farmaci (Devoto-Oli); “Si definisce eutanasia volontaria se richiesta o autorizzata dal paziente” (Trecc)

Vorrei aggiungere che da un punto di vista etico giuridico e soprattutto morale religioso, fa molta differenza se l’atto decisivo (ad esempio il bere il farmaco che induce la morte o lo “staccare la spina”) viene compiuto dal paziente interessato, di sua mano, oppure se realizzato fisicamente da terze persone. Nel primo caso secondo me (se è la stessa persona che realizza la propria morte) si può parlare comunque di suicidio. Nel secondo caso resta il fatto di una persona che dà la morte ad un’altra.

 

 

Gentile signora vorrei dare una risposta approfondita alla sua domanda, anche se visto il tema così importante e controverso, le occorrerà un poco di pazienza nel leggere e molta attenzione. 

 

 Lei dice: “per poter smettere di soffrire ho solo la possibilità dell'eutanasia. l'ho detto più volte alla mia anima. vorrei sapere se potete per favore dirmi cosa prova l'anima in una morte x eutanasia.”  Intendiamoci allora sulla parola “anima”. Non mi ha detto se lei è credente (immagino di si, altrimenti non avrebbe accennato all’anima) ed eventualmente di quale chiesa (lo dico solo perché avrei meglio potuto adeguare i termini della risposta; infatti sul concetto di “anima” ci sono opinioni dottrinali diverse tra chiesa e chiesa).  Comunque generalmente per anima nel linguaggio comune si intende la nostra parte spirituale; tuttavia è fondamentale definirla meglio per poter rispondere. In modo leggermente più preciso (facendo riferimento a 1 Tessalonicesi 5:23) possiamo chiamarla quella parte cosciente di noi, che risente sia della comunicazione da parte di Dio Spirito, e sia delle richieste del corpo, ma il cui futuro è deciso dalla nostra volontà umana (1). 

 

Torniamo ora alla sua domanda:

“COSA PROVA L’ANIMA IN UNA MORTE PER EUTANASIA?”

Se come penso l’anima è la risultante di una comunicazione con Dio e di una comunicazione con il corpo, e la nostra volontà –sentite le due istanze- è quella che decide, allora la parte legata al corpo soffrirà comunque fino alla morte nella convinzione che poi, una volta procuratasi la morte, il dolore cesserà. La parte spirituale legata allo Spirito di Dio soffrirà anch’essa moltissimo perché probabilmente non vorrebbe seguire questa strada; infatti lo spirito nostro (quello che risiede nel ns cuore, da non confondere con lo Sp. Santo) “conosce” le cose di Dio in modo diverso. Questa “coscienza spirituale” dello spirito nostro ha un contatto col Divino spesso in modo diretto, quasi per “infusione”, senza che questa trasmissione passi attraverso l’approvazione razionale. Certo il nostro “io”, dopo, potrà/dovrà sempre decidere se dargli retta o meno, tuttavia questa parte spirituale o spirito dell’uomo, ama Dio e desidera le cose che Lui desidera e vuole fare le cose che a Lui piacciono. L’obiettivo di questa coscienza spirituale o spirito dell’uomo, è raggiungere la vita eterna, perché sa che per questo è stato creato l’uomo: per vivere nel paradiso in eterno, non per morire e basta. Per raggiungere in modo corretto questo obiettivo questa parte spirituale deve poter arrivare assieme al corpo alla fine del tempo terreno che le è stato concesso. Un tempo che solo Dio conosce e ne stabilisce i confini. Non si può né accelerarlo né abbreviarlo.

Del resto le istanze del corpo sono anch’esse forti: ad una possibilità di fede (“sarò felice in paradiso se confido in Dio adesso”) oppone una certezza fisica: “il mio dolore è troppo; non riesco a vivere così; meglio farla finita così finirà tutto”. Di certezze però non ne abbiamo. La convinzione della fede (“sarò felice un giorno in paradiso con Dio se vivo come Lui mi dice di vivere”) non è provata da nessuna parte (altrimenti non si chiamerebbe “fede”); è una possibilità in cui i credenti come me confidano. La convinzione del corpo (“se mi suicidio finirà questa sofferenza”) è pure una convinzione senza prove, nel senso che si, il corpo finirà di vivere, ma chissà se qualcosa di noi (anima, spirito.. ) non continuerà a vivere dopo la morte in attesa del giudizio? Soffrirà in questa attesa? E dopo? Nessuno è tornato per dircelo. Però il credente ha delle indicazioni nella Bibbia, che seppure nelle diversità dottrinali delle varie chiese cristiane, possono darci degli aiuti per arrivare alle giuste scelte in casi gravi come quelli che lei sta passando. Vediamone alcuni punti:

1) Il corpo terreno, che noi pensiamo essere del tutto “nostro”, in realtà è di Dio che l’ha creato e alla fine ne dovremo rendere conto sia che viviamo sia che moriamo:

“Nessuno di noi infatti vive per se stesso, e nessuno muore per se stesso; 8 perché, se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore. 9 Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi. 10 Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; 11 infatti sta scritto:

«Come è vero che vivo», dice il Signore,

«ogni ginocchio si piegherà davanti a me,

e ogni lingua darà gloria a Dio».

12 Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.” (Romani 14:7-12)

 

Ora riflettiamo: se il corpo non è nostro, abbiamo il diritto di “ucciderlo”? Il corpo è un veicolo, un vaso in cui alloggia la parte più importante di noi (lo spirito) con cui poi ci identificheremo quando passeremo dal corpo terreno al corpo trasformato spirituale, come fu Gesù dopo la resurrezione.

In ogni caso (sia che lo lasciamo vivere o lo uccidiamo) ne dobbiamo rendere conto a Dio; questo (sempre per il credente cristiano) significa che se lei uccide il corpo dovrà comunque passare attraverso un giudizio, che non sappiamo se sarà negativo per aver commesso questa cosa (solo Dio lo sa).

Se invece trova un’altra soluzione (evitando il suicidio) c’è la possibilità che questo giudizio negativo venga evitato (io credo nel rapimento della Chiesa di Gesù cioè delle persone considerate “giuste” o giustificate per i meriti acquisiti sulla croce da parte del Signore). Non conosco la sua fede e non sono qui per fare proselitismo visto che non seguo nessuna chiesa, tuttavia se lei è credente dovrebbe pensarci bene. L’anima nostra (che, nel caso del credente cristiano ha già percepito la presenza di Dio) soffrirà terribilmente e cercherà di impedire il suicidio in ogni modo, per il bene di “TUTTA la nostra persona spirito anima e corpo” (1Tessalonicesi 5:23).

 

2) Lei dice di sentirsi “un peso”. Posso capire che una persona attiva e dinamica autosufficiente che magari si è presa cura di tante altre persone (non so se lei ha famiglia) possa sentirsi molto male svilita in queste condizioni, ma chi l’ha detto che poi sarebbe davvero un peso? Io se amassi qualcuno lo amerei in qualsiasi condizione, mica solo quando sta bene!

 

3) Ha mai pensato a quelli che restano? Io ho conosciuto persone a cui sono morti suicidi fratelli o genitori o figli…  le assicuro che lo strazio di quelle persone rimaste da sole è indicibile. Non sempre lo mostrano se sono forti, ma rimane dentro. E’ un trauma terribile che non si rimargina mai. In un individuo giovane potrebbe causare devastazioni terribili. Tutta la loro vita, senza più la persona cara, cambia. Se questo è vero per ogni persona che muore per i motivi “normali”, nel caso di un sucida è molto peggio: a chi rimane in vita si aggiunge al dolore un cupo senso di colpa non definito ma opprimente e soffocante per tutta la vita. Anche questo vale la pena di pensare.

 

Mi permetta di concludere facendo finta che quell’anima a cui lei ha parlato di eutanasia le possa rispondere. Credo che se potesse parlare alla sua mente le ricorderebbe l’amore di Cristo, che è durato sempre anche nelle sofferenze: “..io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 11 Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. 12 Il mercenario, che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga (e il lupo le rapisce e disperde), 13 perché è mercenario e non si cura delle pecore. 14 Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, 15 come il Padre mi conosce e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. (Giovanni 10:10-15)

 

Ora se Gesù ha dato la Sua vita per la salvezza delle nostre anime (anche della sua anima) perché vuole correre il rischio di rendere inutile quella morte in croce? Nessuno sa la misericordia di Dio quanto è vasta e non possiamo dire con certezza come si comporterà il Signore davanti ad un suicida, se lo accoglierà oppure no, però fino a che lei ce la farà, dovrà combattere con tutte sue forze chiedendo aiuto a Dio per i meriti di Gesù. Se frequenta una chiesa l’aiuteranno a pregare e l’aiuteranno a portare per quanto possibile un pochino della sua croce. A volte una presenza davvero fraterna, anche senza tante parole, fa più bene di tante medicine.

 

Nel mio sito c’è la possibilità di ricevere consigli anche di tipo psicologico da persone qualificate. Nel caso le può scrivere direttamente sempre a questo indirizzo mispic2@libero.it

 

Anche io pregherò per lei chiedendo una cambiamento fisico e un rafforzamento anche spirituale, perché il Signore ci ha promesso il Suo aiuto. Se vuole continuare ad approfondire anche con me qualche punto mi scriva pure e cercheremo insieme le risposte più adeguate.

Aspetto, sempreché lei voglia, sue notizie.

 

 NOTE

(1) Una spiegazione più esauriente per “spirito anima e corpo”, se ha voglia di ascoltare, sta un mio filmatino su youtube di circa 30 min https://www.youtube.com/watch?v=up4kco41ZBs ; se invece ha voglia di leggere c’è un piccolo dossier di 13 pagine in:  https://www.ilritorno.it/PREDICHE/NN2.pdf  -sono stati fatti per spiegare la cosiddetta “nuova nascita”- se invece non ne ha voglia, non fa niente.

 

 

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