Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

"TIMORE DI DIO" - di Renzo Ronca - 1-9-17

 

 

 

DOMANDA: ...Ho letto nel Salmo 19 il v. 9 "Il timore del Signore è puro, sussiste per sempre" e non l'ho capito. Bisogna temere D.? In che senso temere Dio? Non ho mai capito il senso del timore. Io non posso temere un padre.

 

RISPOSTA: In effetti il tuo dubbio è legittimo. Non si può avere paura di un padre (anche se è possibile che davanti a nostro padre, qualche volta da piccoli, possiamo aver provato un certo senso di particolare  rispetto reverenziale che ci ha un poco intimoriti).  Ad ogni modo vi sono nell’AT e nel NT diverse parole che vengono tradotte tutte con “timore” e andrebbero distinte. Proviamo a fare delle considerazioni:

 

1) Chi ha veramente percepito APPENA UN POCO della presenza del Signore si è trovato comunque vicino ad una potenza impossibile da spiegare o contenere. Una specie di “trauma” benedetto, molto complesso da capire e testimoniare.

 

«Tu non puoi vedere il mio volto, perché l'uomo non può vedermi e vivere».(Esodo 33:20)

 

 “il solo che possiede l'immortalità e che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere; a lui siano onore e potenza eterna” (1Timoteo 6:16);

 

La nostra natura terrena non ci permette vedere Dio e poi di sopravvivere. Se Dio si mostrasse nella Sua pienezza gloriosa saremmo “bruciati” in un secondo. E’ in una veste carnale, in Cristo, che Dio si è avvicinato a noi. Ha mostrato nelle trasfigurazione sul monte e poi nella resurrezione, alcuni aspetti del corpo “trasformato” che ci permetterà un giorno di contemplare Dio. Per ora, finché saremo terreni, la sola vicinanza dell’Eterno è per noi un’attrazione dell’anima e allo stesso tempo un “timore” del corpo e della mente.

 

“Com'ebbe terminato di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e gettate le reti per pescare». 5 Simone gli rispose: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti». 6 E, fatto così, presero una tal quantità di pesci, che le reti si rompevano. 7 Allora fecero segno ai loro compagni dell'altra barca, di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutt'e due le barche, tanto che affondavano. 8 Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore» 9 Perché spavento aveva colto lui, e tutti quelli che erano con lui, per la quantità di pesci che avevano presi, 10 e così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone…..” (Luca 5:4-10)

 

In questo passo quando Pietro intuisce Chi ha davanti (semplicemente intuisce, figuriamoci se avesse visto di più), ha un moto istintivo di allontanamento. O per meglio dire, consapevole della sua natura di uomo peccatore, dice a Gesù di allontanarsi perché ha paura della santità del Signore.

 

E’ proprio quando si sperimenta questa enorme differenza tra la santità di Dio e la nostra miseria umana che veniamo colti da una normale paura, che però non è “terrore”, è solo consapevolezza della divinità, del “non conosciuto” che provoca normali reazioni fisiche in noi.

 

2) Il “timore di Dio” può essere inteso come forma interiore di rispetto, timore reverenziale. Non è una paura negativa da respingere, ma un principio di sapienza (sal 111:10), il segreto della moralità, dell’onestà (Prov 8:13); una qualità dell’uomo di cui Dio si compiace (Sal 147:11) ed è anche presente nel Messia:

Lo Spirito dell'Eterno riposerà su lui: spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di potenza, spirito di conoscenza e di timore dell'Eterno. 3 Il suo diletto sarà nel timore dell'Eterno, non giudicherà secondo le apparenze, non darà sentenze per sentito dire” (Isaia 11:2-3)

 

3)Vi è anche un timore dovuto anche al giudizio che verrà, una specie di paura di essere giudicati tra i peccatori e di andare all’inferno

"Siccome Paolo parlava di giustizia, di temperanza e del giudizio futuro, Felice si spaventò e replicò: «Per ora va'; e quando ne avrò l'opportunità, ti manderò a chiamare»" (Atti 24:25)

4) Nel caso del Salmo 19 che hai citato…

9 Il timore del SIGNORE è puro, sussiste per sempre;

i giudizi del SIGNORE sono verità,

tutti quanti sono giusti,

10 sono più desiderabili dell'oro, anzi, più di molto oro finissimo;

sono più dolci del miele, anzi, di quello che stilla dai favi.

11 Anche il tuo servo è da essi ammaestrato;

v'è gran ricompensa a osservarli

… il timore del Signore è riferito alla Legge di Dio, ai Suoi comandamenti, che però vengono visti più dolci come il miele e più desiderabili dell’oro. Infatti è proprio questo meditare sulla Legge dell'Eterno che ci permette di essere ammaestrati e quindi di crescere riconoscendo le benedizioni di Dio.

 

 

 

 Indice posta -    Home

[per la posta-PIC scrivere a mispic2@libero.it ]

 

 

 

 

Questo sito ed ogni altra sua manifestazione non rappresentano una testata giornalistica sono scritti NON PROFIT, senza fini di lucro, per il solo studio biblico personale di chiunque lo desideri - vedi AVVERTENZE