Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

“PRIMO PECCATO” E CONSAPEVOLEZZA

- Estratti dalla nostra posta adattati alla rubrica per l’utilità comune –  Renzo Ronca – 22-4-17

 

 

 

AFFERMAZIONE: “…il primo peccato fu quello di “convertirmi” a Dio mentre ero ancora consacrato all'occultismo, e di amare Dio con i doni di satana…”

 

CHIARIMENTO: No. Sembra una bella frase ma se ci pensi è un inganno anche questo. Ragiona:

 

1) Se fosse sbagliato convertirsi al Signore essendo nel peccato, non ci sarebbero più conversioni e resteremmo tutti nel peccato. Noi tutti SIAMO nel peccato, nel senso che ci nasciamo nel peccato, perché originariamente l’uomo abbandonò Dio per seguire il serpente. Solo dopo l’incontro con Gesù, che ci fa traversare diverse fasi di consapevolezza possiamo acquisire una nuova coscienza di noi stessi.

 

2) Il primo peccato dunque da considerare nella storia dell’uomo, rapportandola alle nostre storie personali, è esserci allontanati da Dio (non certo esserci allontanati da Satana!!!). Questo è il primo peccato: aver dimenticato Dio; poi vengono tutti gli altri, ognuno di noi ha i suoi più o meno gravi.

 

3) Anche il tuo modo di fare, cioè aspettare di essere fuori dal peccato per poter tornare a Dio per non “sporcarlo” è un errore di falsa umiltà indotto dall’ingannatore, che non ti cambierebbe mai. Non ci si converte aspettando prima di essere nel giusto (senza la presenza del Signore non saremmo mai nel giusto, la conversione non avviene da sola, hai voglia ad aspettare!); il punto importante è quello di essere consapevoli di trovarci nel peccato.

Poi riguardo al tipo alla gravità del peccato specifico, di cui nel corso della ns vita ci siamo caricati, se ne può parlare, ma a noi adesso interessa capire il ragionamento di base.

E’ la consapevolezza di essere nell’errore che ci spinge a voler essere nel giusto.

Questa consapevolezza e qs spinta a cambiare non viene certo dai “doni di satana”, ma è la prima attività dello Spirito Santo, il quale, prima della grazia, “ci convince di peccato” (Giov. 16:7-8).

 

4) Solo dopo che uno è convinto/avvertito dalla sua coscienza illuminata di trovarsi in uno stato di peccato –cioè di lontananza da Dio-, solo dopo può scattare una prima grazia che consiste nel rendersi conto di un’altra cosa: cioè accorgersi di aver offeso il Signore! Questa consapevolezza si potrà manifestare anche d’improvviso con dolore, dispiacere, sofferenza, forte pentimento. A volte piangiamo per questo dolore che ci fa sentire come disperati. Ma è proprio in qs sano dolore che il male viene estirpato e l’amore di Dio può operare curando le ferite della ns anima.

 

5) Noi non ci accorgiamo subito di tutto questo lavoro interiore che fa lo Spirito di Dio, ma è in questo stato di umiltà e prostrazione che poi, ad un certo punto inaspettatamente, ci possiamo sentire liberi.

Questa è la conversione: un renderci conto di essere fuori strada, un dispiacere per aver abbandonato le strada di Dio e un desiderio di essere accolti nuovamente da Lui. Scopriamo pian piano per grazia la possibilità crescente di poter realmente cambiare strada dall’errore e tornare indietro verso la casa di Dio. Più ci avviciniamo alla casa di Dio e più la nostra anima respira libera; ma allo stesso tempo il nostro “ego” soffre perché si deve ridimensionare fin quasi a sparire, infatti viene privato della bramosia della carne degli occhi e dalla superbia della vita del mondo (1 Giov. 2:16-17). E’ una vera e propria rivoluzione interiore che cambia ogni orientamento; noi non saremmo mai in grado di gestirla se Gesù non ci avesse mandato il Consolatore, lo Spirito Santo che ci corregge ci guida e ci rassicura. Nessuna paura dunque di certe sofferenze “buone”, esse possono essere “normali” conseguenze di un cambiamento importante che sta avvenendo.

 

6) Quanto dura questo stato di sofferenza prima di gustare la pace di Dio pienamente? Questo solo Dio lo sa, ma certo più le radici del ns peccato personale si sono abbarbicate al ns cuore e più dovrà essere attenta l’azione liberatoria del Signore. Se ci togliesse immediatamente tutto l’errore che abbiamo –essendo noi incastonati con l’errore stesso- non rischierebbe di eliminare anche la nostra vita? (vedi episodio zizzania lasciata per ultima Matt. 13:29)  Per questo occorre un periodo di elaborazione interna di modo che noi arriviamo coi nostri tempi a capire e a distaccarci dal male senza rischiare di morire. E’ un poco come nelle crisi di astinenza: se togli all’improvviso ciò che ti avvelenava e ti rendeva dipendente potresti non reggere e saresti distrutto; invece una disintossicazione graduale, pure se dolorosa, alle volte è l’unica strada. Ma solo il Signore sa come fare.  Ecco che comunque scopriamo allora due tipi di sofferenza: quella cattiva che viene dal male e che avvertiamo con la disperazione (nel senso di essere “senza speranza”), e quella buona sana che viene dall’opera di Dio che ci decontamina, perché che ci sta riedificando.

 

7) E’ pur vero che certe volte la nostra persona è talmente e VOLONTARIAMENTE unita al peccato, che il suo apparente desiderio di conversione è solo un mezzo per “usare” Dio per i ns successo personale. Ma il Signore che ci ha creati ci consce in ogni parte della più piccola cellula e non si lascia certo prendere in giro, così saprà Lui come fare (vedi l’episodio di Simon mago in Atti 8:4-24).

 

8) Caro amico, se davvero cerchi il Signore prosegui come ti ho detto e accetta queste fasi di crescita senza fare opposizione. Per ora rifletti, cerca di renderti conto di come stanno le cose -hai molti punti da chiarire-  poi vedremo, strada facendo.

 

 

 

 

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