Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

GESU' ABBANDONATO DAL PADRE

di Renzo Ronca - 11-4-15 - h. 8,30     (Livello 4 su 5)

 

 

 

 

 

DOMANDA: L'unica cosa su cui ho ancora dubbio è l'abbandono. Scrivi che noi non ci troveremo mai come Gesù, ma le mamme che oggi hanno visto i loro figli morire ammazzati dici che non lo sperimentano lo stesso abbandono? Io mi sento persa solo a pensarci. Poi credo che Dio interverrà, ma prima di questo ci si può sentire abbandonati forse.

 

RISPOSTA:

Non intendo sminuire il grandissimo dolore di una madre che vede morire il proprio figlio; so che si tratta di una sofferenza indicibile che può portare alla disperazione. Tuttavia per cercare di comprendere “Gesù abbandonato” dobbiamo far fare ai pensieri un percorso su un piano diverso. Spero di riuscire a dare un’idea di quello che a malapena io stesso intuisco appena (per fortuna).

 

Nessuna creatura ha mai sperimentato questo tipo di abbandono reale, totale, da parte di Dio.

 

Certo in molti momenti possiamo sentirci abbandonati, smarriti, delusi, possiamo sentirci persino traditi da Dio, ma queste emozioni queste crisi per lo più transitorie, rientrano nel piano della lotta della fede, delle prove; dentro di noi infatti noi “sappiamo” che Dio c’è, qualcosa lo sa che Lui ci sarà sempre. E’ la paura momentanea della solitudine davanti al buio della notte, sapendo che il giorno esiste. Una paura “di crescita” potremmo dire. Ed in effetti inizia da qui il nostro percorso nel dolore, come in una orribile galleria buia.

Uno dei grandi mistici cattolici, Giovanni della Croce, chiama questo difficilissimo transito “la notte dell’anima” ed in effetti in questa fase terribile l’anima sperimenta l’apparente assenza di Dio. Ho detto “apparente” perché è un’assenza “percepita” di Dio, non del tutto reale; infatti l’attività della grazia esiste e con essa Dio comunque agisce, anche se l’anima al momento non lo vede e non lo sente. Questo vale per ogni uomo sulla Terra.

In molti casi si scambia questo transito interiore per grave depressione perché ha manifestazioni simili.

Gesù abbandonato invece è senza Dio realmente! Non ha un “paracadute”, nel senso che la grazia ancora non c’era. La salvezza è una conquista IN SEGUITO ALLA MORTE IN CROCE. E’ arrivata dopo, prima non c’era nessuna grazia nessuna salvezza, nessuno a cui chiedere, perché la legge la sentenza di morte era stata pronunciata. Senza questo abbandono di Gesù a riscatto nostro, indescrivibile nella sua tragicità, nessun uomo da Adamo ad oggi si sarebbe potuto salvare. I morti erano morti e noi non avremmo avuto prospettive se non la morte per il peccato iniziale (quando i nostri progenitori si allontanarono da Dio preferendo dare ascolto al serpente).

Gesù non aveva alcuna sicurezza, nessun precedente a cui appellarsi, nessuna conferma. Dio Padre non lo attesta più come nel battesimo, nemmeno lo Sp Santo è presente quando muore. Dio non risponde.

Noi sappiamo del paradiso, sappiamo dell’eternità sappiamo della grazia, ne abbiamo conoscenza è per noi una fede acquisita. Qualsiasi prova ci capiti, sappiamo che comunque Dio. se torniamo a Lui, ci accoglie. Ma per Gesù non era così.

Non era affatto scontato per Gesù passare sulla croce come vincitore. Egli è morto come uomo, non c’erano super-poteri, non c’era niente in quel momento. Lo strazio, il dolore psicologico fisico e spirituale erano un vuoto nero senza confini. Nessuno di noi fortunatamente proverà mai quel tipo di abbandono.

Gli attacchi di Satana furono da Gesù superati dopo il battesimo, quando era ripieno di Sp Santo. Ma nel Getsemani prima, e sul Golgota poi, Satana lo stava distruggendo in tutto; letteralmente distruggendo: “Ma sei proprio sicuro di essere tu il Messia? Dov’è Dio allora? Dove sono i tuoi discepoli? A che è servita la tua predicazione? Vedi non sei nulla non sei niente io ti farò morire come un niente!”

Non era un attimo di dolore, la passione di Gesù durò a lungo. Gesù uomo. Pensiamo sempre che era un uomo in quel momento, un uomo vero. Solo se fosse morto come uomo avrebbe potuto adempiere alla legge e prendere la condanna nostra. Oltre a Satana attentissimo e pronto ad accusare Dio di ingiustizia se avesse favorito Gesù in qualche modo, quanti esseri celesti stavano osservando inerti e trepidanti la sua agonia! Ce l’avrebbe fatta quel Dio-fatto-carne a superare nella carne tanto tormento? Ripeto: nessuno lo sapeva in quel momento. Anche se questa cosa sfugge alla nostra comprensione, Gesù pur sapendo per fede che era venuto per quello e che dopo sarebbe stato tutto perfetto, era pur sempre un uomo. Come fu colpito Lui nella sua fede nessuno lo potrà mai capire se arrivò a dire: Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice!  (Mar 14:36). Il Padre non lo esaudì, non mandò il Messia in forma simbolica. La condanna della legge infatti per  aver rinnegato Dio non portò all’uomo una morte simbolica sulla terra ma portò una morte vera; solo una morte vera avrebbe potuto soddisfare quella condanna e riscattare l’uomo.

 

Ma non una morte qualsiasi. Su quella croce Gesù provò la sofferenza Sua del Suo corpo ma anche la somma di tutti i nostri peccati.  Come si può capire il peso di dolore di questa cosa? Quando preghiamo per una persona che è nel peccato a volte abbiamo la grazia di percepire il suo peccato per un istante, prima che la preghiera di intercessione porti via per sempre quel peccato; ebbene quel peso di una sola persona, dei peccati di una sola persona, se Dio non ce lo togliesse presto ci schiaccerebbe tanto fa male! Questo per una sola persona. Pensate alla somma dei peccati di dieci cento, milioni di persone..  di TUTTE le persone! Da Adamo fino alla fine dei tempi! Chi potrebbe resistere? Un uomo come il Cristo fedele fino alla morte. Ma ce l’avrebbe fatta? Egli aveva fede certo, sapeva cosa lo aspettava, ma fino a che punto può resistere una fede in un uomo? Non c’era sulla croce una presenza, una protezione divina, che non avrebbe permesso alla prova stessa, di superare certi limiti; non era stata ancora scritta questa frase: “Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare”. (1Corinzi 10:13). Non possiamo immaginare il senso di abbandono totale che provò il Cristo. Tutte le tentazioni nostre, dopo la croce di Cristo, sono “controllate” da Dio, ma per il Cristo non fu così. Se Gesù non avesse retto all’indicibile straziante dolore nel fisico nella mente e nello spirito, se avesse deciso di rinnegare la croce di evitarla –perché poteva farlo- allora per tutti noi sarebbe stata la fine. L’uomo sarebbe morto per sempre.

 

Superare la croce significava restare fedele fino alla morte senza perdere la fede, senza rinnegare il Padre.

Molto si è scritto su quella frase che Gesù pronunciò: : «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Matt 27:46)

Qualcuno pensa che Gesù riprese il versetto di un salmo (Sal 22:1), ma anche fosse, io credo che comunque si sentì davvero abbandonato. Di un abbandono che non potremo mai sapere né provare, lode e grazie a Dio.

La frase «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» esprime freddamente e tristemente la verità. Se Gesù fosse morto in quell’istante sarebbe stato il lamento di una persona morta in abbandono, senza più fede nel dopo. Sarebbe l’espressione di un perdente deluso.

La vittoria vera avvenne dopo, un attimo prima di morire quando disse:

“Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò”. (Luca 23:46)

 Questo non è il grido della disperazione di un perdente, ma è il grido di chi ha vinto! Sia lodato il nostro Signore Gesù Cristo!!! Da Lui la nostra salvezza! Lode onore e gloria al nostro Signore!

 

 

 

 

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