Bollettino libero cristiano evangelico  della "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

BATTERE LE MANI ED ALTRO NELLE MODALITA’ DEI CULTI

 di Renzo Ronca - 25-13-15-h. 18       (Livello 1 su 5)

 

 

 

DOMANDA: “…le battiture di mani durante i cantici, scusa se lo dico (ma io non lo sopporto) mi rende nervoso è poi quando esco dalla chiesa ho sempre questo nervosismo nel cuore, comunque non so spiegarmelo ma mi rende triste.”

 

RISPOSTA: Abbiamo già parlato dei culti evangelici in alcuni scritti, tra cui  QUANTO DEVE DURARE UN CULTO poi  TEATRO E CHIESA    ed altri.  Vediamo se posso aggiungere qualcosa sulle modalità dei culti.

 

Le chiese protestanti soprattutto quelle non tradizionali, nelle loro variopinte molteplici differenze a volte mettono insieme, in un unico culto, momenti molto diversi tra loro (a volte troppi momenti e troppo diversi) che in effetti possono causare qualche problema a chi come il nostro lettore (e anche come me) preferirebbe maggiore raccoglimento.

 

Le chiese soprattutto di tipo pentecostale oggi sono multietniche e si espandono a vista d’occhio mettendo in allarme anche il cattolicesimo [che ovviamente li critica e probabilmente suggerisce l'idea di "rischio contagio” come una malattia] (1) 

 

Ora già la caratteristica del pentecostalismo è esprimersi seguendo lo Spirito Santo con una grande spontaneità libertà e vitalità a cui non eravamo abituati in Italia; ma a questa positiva innovazione, che in qualche modo ci ha “risvegliati” da una certa “passività liturgica”, nell’ultimo decennio si è aggiunto un fenomeno nuovo: questo effetto è dovuto agli esodi recenti dei popoli soprattutto africani e sudamericani i quali hanno arricchito le nostre riunioni di preghiera con il loro esuberante modo di esternare le emozioni.  Arricchito si, ma in certi casi anche “travolto” il nostro modo tradizionale –decisamente più riservato e silenzioso- di assistere ai culti. Alle volte è bello lasciarsi un poco andare a questa festa allegra della grazia; altre volte forse si esagera un po’.

 

Che dire? Non c’è un “meglio” o un “peggio” quando si sta davanti al Signore. Davide sapeva stare prostrato e silenzioso davanti all’Eterno o portare lunghi giorni di lutto; ma quando era il momento sapeva anche ballare e cantare liberamente, causando imbarazzo persino alla moglie. Forse spetta ai pastori delle chiese valutare/organizzare le modalità in base ai momenti, alle circostanze, alle persone, e rendere le riunioni di culto equilibrate. Non si tratta, penso, di reprimere chi canta chi batte le mani, bensì di preparare/evidenziare/distaccare meglio la diversità dei momenti del culto; adattare l’allegria spontanea alle esigenze anche di altri fedeli, i quali forse hanno bisogno di maggiore intimità di adorazione e silenzio nello Spirito di Dio. Non è che tutte le settimane si DEVE per forza spezzare il pane cantare applaudire testimoniare far danzare i mimi o esternare le lingue… alle volte si potrebbero evidenziare dei “punti forti”, non so per esempio l’adorazione e viverla senza fretta in grande raccoglimento… Non so, tutto dipende da come è composta la comunità e dal pastore che coordina i passaggi del culto.

 

Gestire troppo un culto bastato sulla libertà dello Spirito di Dio non va bene; tuttavia lasciarlo completamente libero nemmeno va bene, perché per esperienza si è visto che questa libertà nello Spirito diventa spesso confusione negli spiriti di tutti i tipi.

 

Saper amalgamare una comunità di credenti è un compito difficile, ma è tuttavia il compito dei pastori i quali si devono prodigare per trovare soluzioni; a questo sono chiamati. Non sarebbe male una volta ogni tanto l’interscambio con altri pastori che hanno magari sensibilità diverse.

 

Se i pastori o gli anziani non hanno ancora recepito il problema, sarebbe bene per tutti parlare di accoglienza: chi è troppo riservato in se stesso cerchi se può di far parte della comunità anche quando è molto allegra; in fondo si tratta sempre di esternare la felicità ed essere felici davanti a Dio è bello.  Chi invece è troppo esuberante dovrebbe saper capire chi non lo è, e magari, con delicatezza, renderlo più partecipe, se possibile; se non fosse possibile meglio perdere una battuta di mani piuttosto che qualche fratello.

 

Se poi nonostante tutto non riusciamo a trovare in quel culto settimanale la desiderata comunione col Signore e coi fratelli, non resta che cambiare comunità e cercarne una più adatta alla nostra sensibilità. Non c’è peccato in questo, anzi io consiglio sempre di fare esperienze in più chiese.

 

 

 

 NOTE

(1) Il futuro del cristianesimo è nel pentecostalismo? Si direbbe, stando alle cifre. Su due miliardi di cristiani, 500 milioni già appartengono al movimento pentecostale, secondo le stime del World Christian Databasee nel 2025 saranno un miliardo. Una galassia composita, che contagia anche la Chiesa cattolica….” (Tratto da “Saremo tutti pentecostali?” in “Vatican Insider – La Stampa”)

 

 

 

CORRELAZIONI

 PENTECOSTALISMO E SPIRITISMO – NECESSITA’ DI FRENARE L’EMOTIVITA’

"ANIMISMO E CRISTIANESIMO" 

LA RELIGIONE ANIMISTA IN AFRICA

QUANTO DEVE DURARE UN CULTO

TEATRO E CHIESA 

 

 

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