INTIMITA' TRA FIDANZATI - COME TROVARE UN SANO EQUILIBRIO PER CHI E' CREDENTE 

 

di Renzo Ronca - 26-6-14-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DOMANDA: "Ho letto due articoli del suo sito sulla sessualità e l'intimità tra giovani cristiani e sono rimasta colpita per la dolcezza e la comprensione nel suo spiegare concetti così delicati..." "So che nell'ambito sessuale sia più difficile gestirsi e controllarsi, ma per me, vivere queste esperienze è disastroso, perché sono perennemente combattuta tra lo stare bene con il mio ragazzo e lo stare bene con la coscienza. Ho paura di allontanarmi così dalla mia fede, che è sempre stata delicata su questi argomenti, perché continuare a confessarmi e sbagliare ed è frustrante." "...chiedo dei consigli per capire se quel che faccio col mio ragazzo sia giusto oppure no. So che non esiste una lista o un limite prestabilito, ma ho bisogno di capire se qualche piacere possa essere accettato e quando invece sia necessario confessarsi e non ripeterlo..."

 

RISPOSTA: Gentile lettrice, lo scritto a cui fai riferimento è probabilmente  INTIMITÀ TRA FIDANZATI: COSA È CONCESSO E COSA È PROIBITO?” che si trova in https://www.ilritorno.it/postapic_quest/54_intim-tra-fid.htm   Mi fa piacere che ti sia stato utile [per meglio proseguire consiglierei agli altri lettori di leggerlo subito]

 

Per tentare di risponderti, visto che per una buona educazione cristiana ricevuta dalla tua famiglia e per un buon impegno tuo personale sei abbastanza addentro a certi aspetti religiosi, approfondirò quel discorso già iniziato nello scritto precedente usando forse un linguaggio leggermente impegnativo, ma che penso potrai seguire benissimo.

 

Avevo scritto: «Una volta era difficile che due innamorati potessero rimanere soli, per cui, anche le “tentazioni” diciamo così, erano contenute ed i matrimoni potevano essere di lunga durata. Oggi i fidanzati passano moltissimo tempo insieme ed è logico che sentano una forte attrattiva sessuale.  Purtroppo la società è molto cambiata (in peggio) ed i costumi sessuali sono a dir poco degenerati. Ma il vero cristiano è spinto più d’ogni altra cosa dal desiderio di piacere a Dio, Il Quale l’aiuterà sempre ad elaborare il proprio comportamento tramite una coscienza rinnovata. E’ questo il nostro riferimento per stabilire il giusto comportamento: una coscienza rinnovata continuamente in Cristo.»

 

Ecco continuiamo da qui: il nostro riferimento per stabilire il giusto comportamento è una coscienza rinnovata continuamente in Cristo.

 

Tu hai centrato il punto quando hai detto: “Continuare a confessarmi, anche se non ho la certezza della gravità delle mie azioni, mi fa sentire ancora più instabile e sento che se anche mi pento col cuore, ci ricasco. So che nell'ambito sessuale sia più difficile gestirsi e controllarsi, ma per me, vivere queste esperienze è disastroso, perché sono perennemente combattuta tra lo stare bene con il mio ragazzo e lo stare bene con la coscienza. Ho paura di allontanarmi così dalla mia fede, che è sempre stata delicata su questi argomenti, perché continuare a confessarmi e sbagliare ed è frustrante.”

 

Hai centrato il punto dicevo, che è un conflitto nella coscienza, ora si tratta di continuare l’elaborazione, ma senza l’ingenuità di aspettarsi delle risposte facili.


C’è una sorta di “coscienza psicologica” (di cui forse ci parlerà l’amica psicologa terapeuta Gabriella Ciampi) e c’è una coscienza di tipo religioso (quella di cui parliamo ora).

 

La coscienza religiosa è la risultante del rapporto anima-Dio, che viene edificata e cresce continuamente al maturare della fede.

 

Parlo della fede solo in Dio evidentemente, che di Lui si nutre, della Sua Parola come fosse Pane spezzato per noi; non di altri tipi di fedi come ad esempio quella nelle nostre chiese di appartenenza, che meriterebbe un discorso a parte. In certi casi infatti non si può far coincidere la fede nella nostra chiesa con la fede in Dio: dipende  da come cammina quella chiesa, che in certe circostanze può essere o non essere in linea con gi insegnamenti di Dio.

 

Ad ogni modo c'è un ragionamento di base abbastanza importante: una fede in Dio immatura ha bisogno forse di più regole, una fede matura invece ha già in se stessa i principi fondamentali.

 

Infatti la fede matura presuppone un cuore rinnovato, uno spirito toccato, trasformato e confermato continuamente dallo Spirito Santo. Un cammino che non si conforma alla modalità di questo sistema di cose, o a una moralità generica, ma trova il senso nell’offerta e nel confronto giornaliero della nostra persona con il Signore stesso: “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.  Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà”. (Rom 12:2)

 

Nell’AT il patto, il decalogo, era esterno all’uomo; erano leggi regole comportamentali da seguire e basta.

Col NT si parte dall’aver già inglobato, metabolizzato la Legge di Dio per i meriti di Cristo, per grazia; quindi si parte dall’interno

«Questo è il patto, che farò con loro dopo quei giorni, dice il Signore, io metterò le mie leggi nei loro cuori e le scriverò nelle loro menti» (Ebrei 10:16)

 

E’ questo incontro dell’anima con lo Spirito Santo che trasforma il cuore dell’uomo, plasma la sua coscienza e quindi sospinge automaticamente il credente a compiere azioni “in linea” col rinnovamento iniziato.

 

La coscienza del credente dunque in questo sublime scambio dello spirito nostro con lo Spirito di Dio riceve delle attestazioni, delle conferme interiori che ci permettono di trovare in noi stessi la verità, il giusto comportamento per ogni cosa: ”Dico la verità in Cristo, non mento - poiché la mia coscienza me lo conferma per mezzo dello Spirito Santo – “(Rom. 8:1)

 

Il credente maturo  allora si preoccupa di controllare non tanto le piccole azioni quanto lo spirito delle azioni, le prospettive, le direzioni delle azioni.

 

Quando Davide mangiò i pani di presentazione nel tempio per sé e per i suoi uomini non commise peccato perché era spinto da uno stato di necessità e di bene per il bene e la vita dei suoi uomini; stessa cosa quando Gesù prese e mangiò il grano dalle spighe nel giorno di sabato e ne diede ai suoi discepoli (Luca 6:1-5). Non è la regola da sola dunque quella che dobbiamo ricercare, ma l’operare su una base d’amore in senso più ampio.

 

Dopo tutto questo proviamo adesso a tornare alla tua domanda: “Perciò chiedo dei consigli per capire se quel che faccio col mio ragazzo sia giusto oppure no..”

 

Io come ho già detto non credo che esista un comportamento standard valido per tutti quanti, penso invece che le risposte per trovare un nostro giusto comportamento dipendano dal gradi di maturità di  questa coscienza che varia da persona a persona, da caso a caso.

 

Le risposte cara lettrice dovrai trovarle in te stessa in un attento intimo rapporto di preghiera con lo Spirito di Dio.

 

Certa è una cosa: il senso di colpa, specie se si ripresenta in maniera devastante, non ha molto a che vedere col sano cristianesimo.

 

Senza entrare in merito alle nostre differenze denominazionali, so che un teologo tedesco  cattolico tormentato da un senso di colpa che non spariva mai nonostante il suo confessarsi (anzi aumentava sempre più), trovò la risposta in una specie di intuizione/rivelazione da parte del Signore. La verità che lo liberò era semplicemente questa: “di che mi devo sempre pentire e punirmi nelle confessioni se Gesù si è già preso TUTTO il mio peccato?”

 

Purtroppo ti trovi davanti a delle considerazioni che vanno ben oltre il semplice comportamento col tuo fidanzato, che tu te ne renda conto o meno.  Una chiesa (scritta volutamente minuscola) ha le sue dottrine (che sia cattolica o protestante in qs caso è lo stesso, conosco chiese protestanti che sono di un bigottismo che rasenta l’estremismo). Invece la “Chiesa” (stavolta in maiuscolo) è probabilmente un insieme di credenti che Dio sceglie al di là e al di sopra delle differenze denominazionali. Ora può capitare che le regole di una chiesa le sue dottrine, le tradizioni, la morale comune all’interno di quella comunità, il giudizio la paura la colpa ecc possano soffocare le anime delle persone più serie e sensibili.

 

Purtroppo la maggioranza delle persone che si sono trovate nella tua situazione, dopo un certo tempo, non potendo gestire la cosa in senso pratico e non trovando risposte facili, l’hanno risolta con una forma di rassegnazione che assomiglia all’ipocrisia. Dicono: “si, non si dovrebbe fare ma se anche lo faccio poi mi confesso, mi pento e sto a posto”.

Tu sembri una che vuole andare oltre questo tipo di contorsione spirituale e me ne compiaccio. Ma per andare oltre e capire, occorre certe volte un cammino coraggioso, che nel nostro essere cristiani privilegi il rapporto personale con Dio.

 

A parole quanto ho appena detto "privilegiare il rapporto con Dio" sembra facile; tutte le chiese dicono di farlo, ma nei fatti non è così e tale rapporto col Divino viene quasi sempre “controllato” e gestito (oscurato?) dalle gerarchie ecclesiastiche in vari modi.

Solo una vera “nuova nascita spirituale” potrà farti aprire i polmoni in un respiro di vera libertà.

 

Del resto la nuova nascita nello Spirito (che “soffia dove vuole”) che ci permetterebbe di vivere serenamente in tutto ciò che facciamo, non può convivere a lungo con il senso del peccato come ce l’hai oggi. Forse te lo mette in evidenza per farti riflettere, ma uno scarico deve pur trovarlo. Sono due forze che tra loro si oppongono creandoti un conflitto interiore doloroso.

Sentirai questa frustrazione finché in qualche modo non avrai fatto la tua scelta tra l’accettazione di uno standard di comportamento (che per es. nella confessione auricolare trova la sua espressione nel senso di colpa per il “peccato” e nella “soluzione” con il “pentimento-punizione”) e il vivere cercando ogni giorno la volontà e le attestazioni incoraggianti dello Spirito di Dio.

 

Nel primo caso (seguire certe regole standard delle ns chiese – conformismo dottrinale) potremo trovare un’apparente sicurezza, ma non so fino a che punto riusciremo a far tacere le evidenti contraddizioni nella nostra anima.

 

Nel secondo caso (cercare solo la guida dello Spirito di Dio) staremo bene in noi stessi, nella coppia, nella crescita in tutti i sensi della coppia che viene vissuta senza traumi, però… però è un cammino non facile a volte contro corrente. Dio in questo caso ci può condurre per strade non molto comode e non sempre in armonia con l’ambiente religioso che ci circonda. La libertà ha un prezzo da pagare.

 

Per la maggioranza delle persone è molto più facile seguire la regoletta tipo: “questo si può fare questo no…” piuttosto che aprirsi davanti a Dio ogni giorno e concordare con Lui la risultante giusta delle nostre azioni.

 

Cara giovane lettrice, coraggio, sii serena! Sono convinto che i tuoi dubbi sono essi stessi una grazia, un dono da parte del Signore che ha fiducia in te e nel tuo riflettere. Egli attraverso le prime esperienze di un innamoramento importante, ti porterà a conoscere meglio il senso del vero rapporto personale con Se stesso. Una conoscenza di Dio che diventa anche esperienza che, se la potrete condividere, vi guiderà sicuramente in una sana vita cristiana nel piccolo di ogni azione.

Uscirai presto dalle tue perplessità ne sono convinto.

 

Dio vi benedica.

 

Correlazioni

INTIMITÀ TRA FIDANZATI - cosa è concesso e cosa è proibito. di R.R.

 INTIMITA’ TRA FIDANZATI  3 – Proseguo: come stabilire cio' che è peccato? Coscienza - Tre possibili logiche  - di Renzo Ronca – 29-10-19

 INTIMITA’ TRA CONIUGI CRISTIANI –  Dobbiamo fare elenco di ciò che è peccato? di R.R.

 

Correlazioni di tipo psicologico

COSCIENZA E RELIGIONE - Da: AZIONI E REAZIONI: PARLIAMO DI COME CI COMPORTIAMO -  di Gabriella Ciampi psicologa psicoterapeuta – 27/6/2014-  (Livello 4 su 5)

 

 

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