E' PROPRIO NECESSARIA L'IMMERSIONE?

Esempio di Naaman il siro

DOMANDE SUL BATTESIMO PER IMMERSIONE DA ADULTI  - 3

di Renzo Ronca - 3-10-12-

 

 

 

3) deve esserci necessaria l'immersione?

 

Sulla “necessità” o meno abbiamo accennato già accennato in  DOMANDE SUL BATTESIMO 1 - che necessità c'è di farlo così?  al punto 1c.

Certamente per logica no, non sembra affatto necessaria l’immersione (e dunque nemmeno l’atto pratico del battesimo).

Qualcuno dice “basta capirlo non occorre farlo. E poi farlo così.. qui in vasca! Non era meglio il mare? E poi qui.. in mare! Non era meglio la vasca?  (!) 

A questo proposito, su come siamo fatti noi uomini credo sia bene leggere da vicino l’episodio di Naaman il siro (2 Re 5:1-19)

 

Naaman era un grande e valoroso generale della Siria, però era malato di lebbra. Nel corso delle sue battaglie con gli Israeliti aveva preso delle ragazze che poi servivano come schiave alla moglie, nella sua casa. La coppia deve essere stata gentile e di buoni sentimenti se una di queste giovani schiave, preoccupata della salute del padrone, gli suggerì di un profeta in Israele, Eliseo, che lo avrebbe potuto guarire. Dopo vari passaggi, alla fine Naaman arrivò davanti alla casa di Eliseo. Ci arrivò così come era: un potente generale siro, non credente, secondo la consuetudine quando si va da qualcuno importante per delle cose importanti. Potremmo dire in “pompa magna” per una visita ufficiale, manifestando  la sua potenza, con molti cavalieri del suo esercito, molti doni, ecc.  Anche le sue aspettative erano dello stesso livello: immaginava di essere ricevuto come si conviene ad una persona del suo rango.

Il comportamento di Eliseo gli appare a dir poco offensivo: il profeta nemmeno gli va incontro, rimane in casa e gli manda un servitore a dirgli: “lavati sette volte nel fiume Giordano qui sotto e sarai guarito”. Ecco che allora l’orgoglio e le aspettative del generale vengono colpite duramente, per questo si arrabbia:

 

Ma Naaman si adirò e se ne andò, dicendo: «Ecco, io pensavo: egli uscirà senza dubbio incontro a me, si fermerà là, invocherà il nome del SIGNORE, del suo Dio, agiterà la mano sulla parte malata, e guarirà il lebbroso. I fiumi di Damasco, l'Abana e il Parpar, non sono forse migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei lavarmi in quelli ed essere guarito?» E, voltatosi, se n'andava infuriato. (2Re 5:11-12)

 

Fermiamoci un attimo e riflettiamo. La lebbra è simbolo del peccato; il bagnarsi nel fiume Giordano è il simbolo del battesimo. Secondo quanto ci insegna la nostra fede noi nasciamo e viviamo nel peccato fino a che non scopriamo che esiste la grazia, ovvero la possibilità di avere una nuova pelle come in una rinascita (senza più lebbra senza più peccato).

Questa grazia è la stessa possibilità che trovò Naaman quando seppe che un uomo di Dio, Eliseo, poteva guarirlo.

 

Però Naaman non si accostò nel modo giusto, ma arrivò da Eliseo secondo le sue aspettative pagane, umane, tradizionali: l’organizzazione sfarzosa, la tradizione dei convenevoli, si avvicinò così come era: orgoglioso di sé, della sua statura, del suo ruolo… "Perché rinunciarci? Lui era qualcuno! Già era tanto che si presentava nella casa modesta di un profeta! Uno come lui che va in un altro regno, che va di persona alla casa di un uomo semplice… che si poteva pretendere di più?"

E noi, come ci accostiamo al battesimo? Che tipo di vestito abbiamo? Quello di “generale” come Naaman? Quello di chi ha il suo ruolo? Il suo “Ego”? In  una parola, abbiamo ancora il nostro orgoglio?

 

L’azione di Eliseo, l'uomo di Dio, è terribile: nemmeno si presenta! Manda a dire una cosa "sciocca" come il bagnarsi sette volte in quel fiume sporco lì sotto… da un servitore! E che l’acqua del Giordano era magica? Non c’erano altri fiumi dove andare nel suo paese? Era necessario venire fin qui per sentirsi dire questa sciocchezza? Naaman si sentì offeso e preso in giro, così sbraitando fece per andarsene.

 

Quanti di noi di fronte alla possibilità di fare un battesimo ci comportiamo in modo simile senza saperlo? -Ma noi non siamo generali in “pompa magna”!-  direte voi… E chi lo sa? Forse si; cerchiamo di capire i pensieri che abbiamo: non ci sentiamo un poco umiliati a fare una cosa tanto sciocca come bagnarci? “Ma dai è un simbolo.. a che serve farlo… basta che il Signore sappia di me che io voglio diventare cristiano e non occorre altro, lasciamo tutto questo simbolismo ai preti alla gente ristretta… “

Io per esempio quando mi proposero il battesimo mi sentii di dover fare una cosa inutile e puerile. Una formalità religiosa di altri tempi. Mi ci volle un po’ di tempo per capire ed accettarlo.

 

Ma proseguiamo il racconto:

Mentre Naaman se ne andava via irritato ecco che alcuni dei suoi servitori gli parlarono con delicatezza e pazienza:

 

Ma i suoi servitori si avvicinarono a lui e gli dissero: «Padre mio, se il profeta ti avesse ordinato una cosa difficile, tu non l'avresti fatta? Quanto più ora che egli ti ha detto: "Làvati, e sarai guarito"?» (2Re 5:13)

 

Il ragionamento dei servitori è di una logica inoppugnabile.

 

Tu sei venuto per essere guarito dalla tua lebbra o no? Tu sei interessato alla salvezza  cancellando tutti i peccati o no? E se è così allora perché non fai ciò che ti viene detto? E’ troppo facile? Troppo insignificante? E’ troppo “gratis”?  A maggior ragione che è facile, dovresti  farlo!

 

Se non ci riesci forse sarebbe il caso di analizzare in profondità non tanto se il battesimo è buono o no in qs modo, ma cosa c’è che ti impedisce di farlo.

 

Per la cronaca Naaman, che evidentemente sapeva anche ammettere i suoi errori, si bagnò come gli era stato detto e guarì perfettamente.

 

(segue)

 

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