Ho conosciuto un ragazzo arabo, i miei sono contrari...

RR 14-1-12 - agg. 22-8-19

 

 

DOMANDA: sono una giovane studentessa, ho conosciuto un ragazzo arabo molto dolce e gentile. I miei sono contrari. Noi non facciamo niente di male che vada contro la morale o contro Dio. Perché i  musulmani vengono sempre visti come quelli cattivi? Io voglio continuare a vederlo anche per  conoscerlo meglio. Voi che ne pensate?

 

RISPOSTA: Carissima lettrice, i buoni e i cattivi sono tra noi e tra gli arabi in egual misura. Credo che i tuoi genitori siano preoccupati per le notevoli differenze religiose e tradizionali che spesso esistono tra i nostri due popoli di cui si dovrebbe essere molto più consapevoli  e che comunque rimane sempre difficile superare per il difficile processo di “integrazione”[1]  che non sempre avviene.

Non esiste una risposta semplice alla tua domanda. Vorrei raccontare di alcune situazioni che ho conosciuto personalmente; spero che potranno aiutare:

1)     Il giovane Salah era un diciottenne molto maturo, riservato, saggio, coraggioso e buono che incontrai all’ospedale mentre ero ricoverato. Era tra i più bravi nella scuola italiana che frequentava ed aveva appena superato gli esami di maturità quando morì per un incidente al lago (vedi In ricordo del giovane Salah). Salah si stava integrando perfettamente e con grande intelligenza. Appena maggiorenne, responsabile e preparato, aveva già delle prospettive di lavoro. Il padre seguiva più la tradizione d’origine, applicando le leggi della sua religione e della sua terra in modo letterale molto duro, senza accettare nulla o quasi della legge italiana. I contrasti in casa erano forti. Per una serie di circostanze molto drammatiche intervenne l’assistenza sociale italiana e il padre fu allontanato. Il giovane dovette assumersi da solo la responsabilità della madre, di una sorella e di un fratellino. Alla morte del giovane, la famiglia fu costretta a ritornare al loro paese. Il giovane era bravo, riusciva a parlare (con modalità molto diverse) sia con la sua famiglia molto tradizionale e sia con noi in Italia, anche se nel quotidiano per il quieto buon vivere era costretto a non sentire alcuni commenti razzisti che purtroppo esistevano e che sentiva benissimo. Lui lasciava perdere e silenziosamente se ne andava togliendo l'occasione. Ma diciamo che nonostante la sua mitezza ed intelligenza non aveva avuto una vita facile.  Ora una eventuale ragazza italiana che si fosse messa con lui, avrebbe dovuto necessariamente essere consapevole che tutte queste differenze di mentalità esistevano e che non sarebbero finite e che l'avrebbero coinvolta assieme alla sua famiglia. 

        Una ragazza del Marocco assisteva una donna anziana italiana mia conoscente da diversi anni. Era molto premurosa e svolgeva in maniera più che soddisfacente il suo lavoro. Ma la sua storia legata alle sue tradizioni non è facile da capire per noi occidentali: dalla sua nascita fu promessa in sposa dalla sua famiglia ad un uomo molto più vecchio di lei  e fu costretta a sposarlo prima di venire in Italia, dove c’era anche il fratello. Questa ragazza, poco più di una giovinetta, ha conosciuto un altro ragazzo del Marocco di cui si è innamorata e l’ha frequentato di nascosto del fratello. Ora aspetta un bambino ed è costretta a fuggire non si sa dove perché ha paura che il fratello potrebbe ucciderla.

3)     Un arabo  in Germania  conobbe e sposò una donna europea in una grossa città tedesca accettando i figli che lei aveva avuto da un precedente matrimonio. I due sono persone intelligenti pratiche e bene integrate; vivono rispettando perfettamente tutte le leggi tedesche, e oltre al loro lavoro, sono riusciti anche ad aprire un negozio che va benissimo. Quando però lui andava a trovare la sua famiglia d’origine in uno dei paesi del Nord Africa, se si portava appresso la moglie italiana, questa era costretta a vivere come vivevano le donne del luogo (cosa alquanto difficile per una donna emancipata che viveva autonomamente e liberamente alla tedesca). In un secondo tempo lui pur vivendo in Germania si convertì alla religione musulmana. Questo comportò gravi cambiamenti nel mangiare nel vestire e nelle loro  attività di tutti i giorni sia religiose che sociali e lavorative. So che cercarono accordi ma non fu facile perché quella religione non accetta molti compromessi. Anche di queste possibilità va tenuto conto. Tutto si può fare certo, ma occorrono patti chiari  e sapere in anticipo dove vivere e come ad esempio educare i figli senza dare nulla per scontato.[2]

        Un medico africano specialista colto e bene inserito in Italia sposò una donna italiana. La loro unione non sempre era ben accolta. Ricordo che certi vicini gli facevano delle cause portandolo davanti al giudice per delle sciocchezze (ad es. il posizionamento di un gazebo). Non era difficile capire che volevano rendergli la vita difficile semplicemente perché era un nero con la moglie bianca. 

 

Cara lettrice se ti ho portato questi esempi è solo per farti capire che per quanto emancipati diciamo di essere, certe cose esistono; e non basta la simpatia a rendere forte una coppia. Anche l'argomento religioso ha la sua importanza (non mi hai detto se il tuo Dio è lo stesso del suo). Può sembrare niente il discorso religioso ad una ragazza giovane come te, ma come è facile prevedere, potrebbe diventare un problema se non venisse affrontato con la giusta serietà. Non credo che i tuoi genitori siano razzisti, forse sono solo preoccupati per le tante diversità che tu sembri non vedere.

Vorrei aggiungere che anche se tu conoscessi uno svedese o un russo o un sudamericano ci sarebbero lo stesso tante differenze da non sottovalutare.

Rifletti dunque con sano realismo: un conto è la società "come dovrebbe essere", ed una conto è la società "come è" nella realtà. Non è l'unione in se stessa con il tuo amico che sia giusta sbagliata, è che tale unione necessita di persone che siano un gradino più in su, in quanto a maturità, rispetto agli altri coetanei; è necessario insomma che siate consapevoli delle difficoltà che comunque e dovunque potreste incontrare se resterete insieme.

 

 

 

 

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[1]

Integrazione – è un termine difficile ha a che vedere con la fusione,  il completamento, l’unione di una parte con l’altra. Generalmente è riferito a persone emigrate  che  si trovano in un territorio diverso da quello di origine. Fino a che punto possono/vogliono integrarsi?  E le persone che li ospitano fino a che punto vogliono/possono accoglierli? E’ spesso un problema  sociale e politico perché non tutte le persone di razze diverse che coesistono in una stessa nazione possono/vogliono aderire alle leggi della nazione ospitante; del resto nemmeno tutte le persone residenti possono/vogliono accettarli. D’altra parte la coabitazione necessita di regole condivise  per poter vivere ed occorre quasi sempre trovare dei compromessi difficili. Lo studio di queste tensioni razziali (spesso usate spregiudicatamente da alcune minoranze politiche  per sfruttare l’incertezza dei nostri tempi caricando di odio le persone contro “il diverso”) andrebbe visto in chiave sociologica. Noi non approfondiremo qui questo argomento. Questa nota  serve solo a dire che l’integrazione in una nazione di razze diverse è una questione aperta e molto complicata e chi vi si accosta, prima di dare una opinione affrettata,  dovrebbe prima studiare molte cose. Ecco una breve definizione su un sito svizzero: “L’integrazione sociale dei migranti costituisce un processo finalizzato alla convivenza pacifica che riguarda tutta la società. Un atteggiamento di apertura e di comprensione reciproca tra la popolazione indigena e quella immigrata sono gli importanti presupposti per il raggiungimento di tale obiettivo”. (www.bfm.admin.ch/bfm/it/home/themen/integration/themen/soziale_integration.html)

 

[2]

A differenza della nostra cultura occidentale basata sul cristianesimo (in cui è fondamentale il perdono, l’accoglienza) e sulla democrazia, dove tra uomini e donne non c’è alcuna differenza, in molti paesi arabi non esiste né la democrazia né il dover rispettare l’autonomia femminile. Lo stesso cristianesimo in certe nazioni islamiche è mal visto; tollerato nei turisti, è comunque la religione degli “infedeli”, e dunque da considerare nemica.