Bollettino libero cristiano evangelico  dell'Associazione ONLUS  "Piccola Iniziativa Cristiana" a cui tutti possono partecipare utile per la riflessione e lo studio biblico

 

 

"PERCHE' GESU' NON TOCCA ANCHE ME?"

di Renzo Ronca - 1-6-11

 

 

 

DOMANDA: Perché Gesù non tocca anche me? Basterebbe un secondo e potrei vivere bene per sempre.

RISPOSTA: Sul “tocco” del Signore molto si è parlato, soprattutto da un punto di vista  miracolistico. Gesù toccava o veniva toccato e tutti guarivano. Nasce il desiderio in tutti noi di poter provare la guarigione e la felicità al solo contatto del divino.

Questo modo di vedere e desiderare la soluzione delle cose, pure se umanamente comprensibile, non è esattamente la chiave giusta per la grazia. Ciò che rende un gesto sacro oppure banale è l’intenzione, il contenuto del gesto. Quando leggiamo i passi evangelici che parlano delle guarigioni di Gesù o degli apostoli, dobbiamo riflettere bene sull’insegnamento che vogliono darci. A volte è la potenza di Gesù che viene messa in risalto per mostrare che è Dio, altre volte è la fede dell’uomo nel Cristo.

Il toccare, nel bambino è la prima forma di conoscenza. Man mano che cresce però viene educato a sperimentare contatti di altro genere, più maturi, dove ci sia una elaborazione mentale. Pure nella fede dobbiamo saper passare da una forma elementare da bambini ad una più adulta.

Quando ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino; ma quando sono diventato uomo, ho smesso le cose da bambino.” (1 Cor 13:11)

Quando un uomo vuole crescere nella fede deve sapersi staccare anche dalla concretezza del toccare. Tommaso non era presente quando Gesù Risorto comparve la prima volta in mezzo ai discepoli, per questo e disse la conosciutissima espressione: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò» (Giov 20:25). Questa frase è diventata il cavallo di battaglia di molte persone che pur sapendo di Gesù ed accettandolo intellettualmente, tuttavia non arrivano alla fede vera. Infatti  Gesù quando apparve la seconda volte accontentò Tommaso, ma lo rimproverò: “Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»” (Giov. 20:29). Una espressione comprensiva, ma non molto gratificante. Ben diverso invece il tono incoraggiante verso chi ha saputo combattere contro il materialismo razionale; ecco come si rivolge il Signore a chi ha saputo far fruttare i talenti ricevuti: "Va bene, servo buono e fedele, sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore" (Matt 25:23)

Se pensiamo al toccare come azione separata da chi la compie, che da sola ha le proprietà di realizzare un miracolo, allora è probabile che siamo ancora in una fede immatura, miracolistica e, proprio per questo esposta a molti rischi.

L’attività di Gesù di 2000 anni fa non fu osservata solo dagli uomini che ne beneficiarono, ma fu studiata anche da Satana, che non potendo contrastarlo direttamente (vedi le tentazioni di Gesù nel deserto in La suggestione nell’anima e nella mente ), tentò subito di infiltrarsi tra i credenti.

A questo proposito dobbiamo considerare da vicino il comportamento di Simon Mago:

Atti 8:9 “Or vi era un tale, di nome Simone, che già da tempo esercitava nella città le arti magiche, e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un personaggio importante. 10 Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: «Questi è "la potenza di Dio", quella che è chiamata "la Grande"». 11 E gli davano ascolto, perché già da molto tempo li aveva incantati con le sue arti magiche. 12 Ma quando ebbero creduto a Filippo che portava loro il lieto messaggio del regno di Dio e il nome di Gesù Cristo, furono battezzati, uomini e donne. 13 Simone credette anche lui; e, dopo essere stato battezzato, stava sempre con Filippo; e restava meravigliato, vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti.” 

Abbiamo dunque un’apparente conversione di Simone; ma la Scrittura non dice che si convertì, dice che “ebbero creduto a Filippo” e “Simone credette anche lui”, senza specificare bene se credette al contenuto del messaggio o alla persona-Filippo. Siccome “restava meravigliato vedendo i miracoli e le opere potenti che venivano fatti” da Filippo e siccome all’inizio Simone aveva sempre cercato di “spacciarsi per un personaggio importante”, si può ipotizzare che abbia seguito più l’effetto esteriore, il successo di Filippo, la capacità di fare i miracoli, piuttosto che il messaggio cristiano. Infatti continua così:

Atti 8:17 “Quindi [gli apostoli] imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo. 18 Simone, vedendo che per l'imposizione delle mani degli apostoli veniva dato lo Spirito Santo, offrì loro del denaro, dicendo: 19 «Date anche a me questo potere, affinché colui al quale imporrò le mani riceva lo Spirito Santo».

Vedete? Ho evidenziato il gesto dell’imposizione delle mani (il toccare) scelto da Gesù e continuato dagli apostoli di allora, come da molti responsabili di chiesa ancora oggi. Ora lo sguardo di chi non ha fede, di chi si accosta a Gesù nel modo superstizioso e magico-miracolistico, vede solo l’apparenza; è come se dicesse assieme al mago Simone: “C’è un gesto esoterico, misterioso: uno che ha un potere tocca un altro che non l’ha, e subito dopo anche l’altro ha quel potere e può fare tanti miracoli! Un tocco magico! Voglio anch’io quel potere!”

Questo modo di ragionare ovviamente non ha nulla a che vedere con la grazia del Signore. Per questo Pietro con decisione  allontana il mago Simone intimandogli di ravvedersi sul serio:

Atti 8:20 “Ma Pietro gli disse: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai creduto di poter acquistare con denaro il dono di Dio. 21 Tu, in questo, non hai parte né sorte alcuna; perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. 22 Ravvediti dunque di questa tua malvagità; e prega il Signore affinché, se è possibile, ti perdoni il pensiero del tuo cuore. 23 Vedo infatti che tu sei pieno d'amarezza e prigioniero d'iniquità».

Torniamo a noi. Pensate che questo modo magico di intendere la grazia sia ormai lontano da noi? Assolutamente no! Nelle chiese dove la fede è intrisa di credenze e superstizioni, dove il sacro convive troppo spesso col profano, ecco che il gesto (il toccare) si confonde con  l’attività di Dio (che non ha certo bisogno del “tocco” per operare) ed acquista una rilevanza magica che non esiste. I gesti, i vestiti, le immagini, le reliquie, gli oggetti, le formule verbali… tutto diventa così sacro da avere vita propria. I fedeli allora, senza un’educazione corretta, si comportano come il mago Simone, pensano di portarsi appresso una cosa sacra per poter possedere ciò che essa simbolicamente rappresenta. Pensate all’”acqua santa” o alle immagini “benedette” o ai pezzettini d’osso di qualche morto (reliquie)  che “hanno il potere di cacciare il diavolo”! Pensate a certe “formule” verbali recitate sugli altari. Ecco insomma che i fedeli, senza istruzione, in buona fede, arrivano a credere che se Gesù non “li tocca” realmente, fisicamente, se essi non “toccano qualcosa di sacro” non possono essere guariti!!!

Satana, dicevamo, ha osservato attentamente la "tecnica" di Gesù e tenta di riprodurla in tutti i modi possibili. La sua capacità di imitazione dosando verità, menzogne ed effetti sorprendenti è tale che persino molte brave persone scambiano le sue falsificazioni come espressioni divine. Ecco perché oggi più che mai il gesto, l'effetto, il toccare, il percepire, insomma tutto ciò che passa attraverso i sensi, va visto con estrema cautela.

Permettetemi un accenno personale: la nostra lettrice si riferiva anche alla mia testimonianza (Quando il Signore si rivelò al mio cuore) dove nella mia pochezza sperimentai il “tocco del Signore”. In una società sempre più piena di “effetti speciali” vorrei tentare di mettere in evidenza solo l’azione “interiore” del Signore. La “rivoluzione” avvenne nella mia anima non per il gesto esteriore dell’essere toccato, ma perché il Signore mi perdonò dai peccati, usando magari quel gesto. Il perdono, la riconciliazione! Questo è il miracolo!

Gesù può perdonare anche te, se Lo accogli. Che tu Lo veda in visione o non Lo veda, cambia poco. La rinascita che provai fu il sollievo del perdono e della riconciliazione col Padre, dopo un lungo e sofferto periodo di pentimento. Pentimento, perdono, rinascita spirituale, modifica conseguente del comportamento, sono le fasi che si susseguono in tutti noi quando ci accostiamo con fede al Signore tramite il Vangelo, per mezzo dello Spirito Santo che opera. Non c’è nessuna magia che ti possa cambiare in un secondo, senza che tu collabori attivamente. Io dopo quel momento benedetto sarò ricaduto migliaia di volte! La guarigione è consistita in un obiettivo promesso da perseguire, non in una magia! In me è rimasta la stessa fragilità psicologica di allora, ho solo la preghiera, nella consapevolezza che Dio mi vuole bene. Dio vuole il mio bene. Questo so e questo mi vengo a ricordare ogni volta che mi sento deluso nella vita. E’ così che supero le difficoltà. Nulla di magico, una lotta interiore di fede.  Questo è quello che anche tu sai e che anche tu devi ricordarti in ogni istante di tristezza: Il Signore ha cura di te e vuole il tuo bene. Combatti anche tu dunque!

Nel momento che una frase del Vangelo non è più un semplice suono grammaticale, ma è un qualcosa di vivo che ti trasmette la gioia e la pace di cristo, allora il Signore già ti ha già “toccato” nel cuore. Non cercare altro.

Prosegui in questa comunione spirituale perché questo e “il rinascere nella verità e nello Spirito” che Gesù diceva a Nicodemo. Questo è il contatto vero con il Divino: l’immergersi nella Sua Parola viva che produrrà sempre il suo frutto.

 

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