SE NON FACCIO VALERE I MIEI DIRITTI AL LAVORO MI CALPESTANO, REAGISCO MA POI PECCO E CI STO MALE...

di Renzo Ronca - 28-3-2011

 

DOMANDA:

[caro "padre" Renzo]  "...nel contesto lavorativo c'e qualcosa che DIO sta cercando di farmi capire ma io sono ottusa; non vorrei mai fosse invidia, ma quando sembra che tutt attorno a te hanno la meglio e tu sei messa sempre a testa sotto, il capro espiatorio della situazione, dopo un po'  se ne approfittano e tutto questo mi esaspera. La mia disponibilità, premura, diventa un obbligo e i privilegi spettano sempre a qualcun altro.
La verità e che io non so affrontare le questioni di petto con tutti, ma solo con chi instauro un rapporto confidenziale. E quindi se io non faccio valere i miei diritti, mi calpestano, questo mi mette contro gli altri, che giustamente essendo in una posizione di privilegio, non fanno niente, ed io sopporto e dopo mi esaspero non riesco a compiere quello che DIO mi chiede, pecco, mi arrabbio, sto male...

 

RISPOSTA:

[Vorrei dire alla gentile lettrice che non sono “padre” Renzo, anche se sono un papà di due figlie  :-)   Molti amici cattolici non sanno che noi evangelici (protestanti) ci possiamo sposare regolarmente pure se ci dedichiamo a servire il Signore.]

 

Cara lettrice, non sei affatto ottusa, stai tranquilla. Anzi, sei stata brava ad accorgerti che il Signore vuole comunicarti qualcosa. Al di là infatti della giustizia che nel mondo è sempre più calpestata purtroppo, vorrei parlare dell'aspetto religioso, sul come cioè sfruttare a proprio vantaggio spirituale quello che sembra uno svantaggio.

 

Il problema di tutti è l’ascolto. Sull'ascolto degli altri nemmeno parlo, che te lo dico a fare; ma l'ascolto del Signore è davvero importante  e solo da qui si può ricostruire.

 

Non siamo più abituati ad ascoltare la voce di Dio, a saperla discernere tra le tanti voci del mondo. Ma se uno lo vuole veramente può dedicare una piccola parte di tempo ogni giorno a questo ascolto di Dio con la meditazione di brevi passi del Vangelo e un poco alla volta si riesce di nuovo a sentire dentro di noi l’istruzione la guida dello Spirito di Dio.

 

Veniamo alla tua domanda specifica. Per rispondere facciamo sempre riferimento a qualche passo del Vangelo: prendi la Bibbia nel Nuovo Testamento, nella lettera agli Efesini, ed aprila al capitolo 6. Leggilo tutto e tienilo un poco in memoria.

Come vedi l’apostolo dà diversi tipi di consigli.

Il punto di partenza è che spesso non ci rendiamo conto di chi sia il nostro vero nemico: vedi i versetti seguenti:

10 Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza. 11 Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; 12 il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti. 13 Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. 14 State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; 15 mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; 16 prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno. 17 Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; 18 pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi,

 

Come avrai visto il combattimento è contro il diavolo e la sua potenza. Non è facile discernere questo nemico. E’ per questo che dobbiamo mantenere sempre un atteggiamento di rispetto umiltà e fede verso il nostro Signore che combatterà per noi.

Alle volte Dio ci mette davanti proprio il nostro peccato; nel senso che mostrandoci delle cose ingiuste, mette il risalto i nostri punti deboli. Egli permette, diciamo così, delle piccole ingiustizie, delle prove, che ci servono per capire e rafforzarci.

 

In questo capitolo vi sono molti incitamenti all’umiltà, contro la ribellione.

5 Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, 6 non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo. Fate la volontà di Dio di buon animo, 7 servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini; 8 sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia.

Questo passaggio va interpretato. A quel tempo vi erano gli schiavi veri, oggi non ci sono più, ma tutti siamo sottoposti nel lavoro ai nostri dirigenti. Eliminando il concetto di schiavitù per un momento, prendiamo quello della “dipendenza lavorativa”. Il Signore ci spinge a non essere ribelli, a vivere serenamente il rapporto di dipendenza lavorativa, quasi come se non ci riguardasse.

 

La prima forma di libertà parte da dentro al cuore. Non occorre dare troppa importanza a come sono i colleghi ed i dirigenti dell’ufficio. Al contrario essi possono diventare un mezzo utile per la nostra crescita di fede cristiana.

Sposta il centro del discorso dalla ingiustizia che subisci in ufficio, ad un obiettivo superiore: la tua serenità interiore. Ciò che vuole dirti il Signore forse è di superare le difficoltà del lavoro andando oltre per poterti aprire a Lui in modo sereno.

 

Per ottenere questo occorre un nuovo atteggiamento interiore che parte proprio dall’umiltà e dal distacco dal quotidiano.

 

Non sono importanti i colleghi o il capo ufficio, ognuno di loro avrà ciò che merita quando sarà il suo momento.

Ma a te il Signore sta probabilmente riservando un cammino privilegiato, un mezzo di liberazione da ciò che ti opprime; e la liberazione passa proprio dalla ricerca di un atteggiamento diverso nei confronti di ciò che è veramente importante.

 

Compi il tuo lavoro provando a distaccarti dall’apparenza, pensando più a Dio che alle persone:

6 non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo. Fate la volontà di Dio di buon animo, 7 servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini; 8 sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia.

 

Questo sarà per te il primo passo di una nuova consapevolezza; di una crescita di maturità cristiana.

21 Affinché anche voi sappiate come sto e quello che faccio, Tichico, il caro fratello e fedele servitore nel Signore, vi informerà di tutto. 22 Ve l'ho mandato apposta perché abbiate conoscenza del nostro stato ed egli consoli i vostri cuori.

Il Signore come vedi non ti lascia sola, ma lo Spirito Santo -magari servendosi dei Suoi servitori- troverà il modo di farti conoscere il comportamento migliore.

 

 

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