Che cos’è per voi “la presentazione di un bambino”?

 (RR - 9-6-10)

 

 

 

DOMANDA: Che cos’è per voi “la presentazione di un bambino”?

 

RISPOSTA: Come saprai noi evangelici (salvo le solite eccezioni) non battezziamo i bambini appena nati. Seguendo l’esempio di Gesù che si battezzò da adulto per immersione da Giovanni Battista (Lu 3:21), pensiamo che questo fondamentale atto nella vita di una persona, debba essere pienamente cosciente; un neonato ovviamente non sarebbe in grado di fare delle scelte di questo genere.

 

Sempre facendo riferimento alle Scritture della Bibbia vediamo che comunque i bambini israeliti (e Gesù era un Giudeo, educato in tutto e per tutto a seguire la legge giudaica) erano portati, dopo la circoncisione, al tempio per essere “presentati” al Signore.

 

Presentazione di Gesù al tempio

Luca2:21 Quando furono compiuti gli otto giorni dopo i quali egli doveva essere circonciso, gli fu messo il nome di Gesù, che gli era stato dato dall'angelo prima che egli fosse concepito. 22 Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore, 23 come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore»; 24 e per offrire il sacrificio di cui parla la legge del Signore, di un paio di tortore o di due giovani colombi.

 

Tale “presentazione” (da non confondersi col battesimo cattolico che è tutta un'altra cosa) è un momento gioioso in cui la comunità fa festa attorno ai genitori ed al bambino con canti e preghiere semplici.

 

Generalmente il pastore, all’interno del culto, invita i genitori col bambino al centro della chiesa, presenta il nuovo nato alla comunità, si fanno dei canti allegri e poi prega per lui e la sua famiglia assieme a tutti i fedeli, ringraziando il Signore e chiedendoGli benedizioni e protezione.

 

E’ più che altro, come ho detto, un momento di lode a Dio e di festa, in cui tutti augurano ai genitori la forza e la grazia per portare avanti bene il loro difficile compito di educatori.

 

Il bambino dunque è subito trattato con rispetto; non si sceglie al posto suo la fede che dovrà seguire tutta la vita, ma si aspetta che lui da solo, quando si sentirà pronto, manifesti pubblicamente la sua scelta in quello che eventualmente sarà appunto il suo battesimo consapevole.

 

 

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