Tra le varie fedi, da cui si ricava la speranza per vivere, è accettabile quella di Dio?  - SPERANZA: SCONOSCIUTO SENTIMENTO DI QUESTA EPOCA -2 -  di Renzo Ronca –  19-5-19

 

 

 

 

 

 

(segue)

 

La volta scorsa ci eravamo lasciati con queste domande:  Credere in Dio come un Essere vivo eliminando governi e chiese? Una scelta di fede temeraria che si presta a parecchi rischi, come l’esaltazione spiritistica o l’alienazione dal mondo. Ma c’è un modo per credere in questo Dio e rimanere equilibrati con la consapevolezza sociale di quanto accade giorno per giorno? E che senso avrebbe la speranza in questo contesto? Non sarà l’ennesima illusione per non accettare un presente ingiusto e doloroso?

 

In effetti il rischio dell’illusione c’è. Come del resto in ogni tipo di fede. Ad esempio avere fede nella Scienza, vale a dire credere che essa spiegherà (in futuro) ogni cosa, equivale ad una fede non dimostrabile. Può darsi che in effetti spiegherà ogni cosa, ma può darsi di no perché l’uomo potrebbe autodistruggersi prima.

Gli insegnamenti di Dio (che, per chi crede in Lui,  sono nella Bibbia) parlano di fatti che dovrebbero accadere (in futuro) chiamati profezie.[1]

 

Forse sono veri forse no, c’è chi ci crede (come me) e chi no. Non sono dimostrabili ma in queste profezie il destino dell’uomo sulla terra è già segnato; l’uomo deve solo scegliere da che parte stare.

In ultima analisi credo che solo al momento della eventuale realizzazione  i fatti mostreranno chi ha ragione.

 

Ma una fede spiegata così sarebbe solo un’ipotesi intellettuale, una possibilità che mette tutti gli ideali di tutte le fedi allo stesso livello, quasi fossero dei concetti. La mia domanda invece era molto più precisa e magari più provocatoria: Credere in Dio come un Essere vivo eliminando governi e chiese?” Dividiamola in due: a) eliminando governi e chiese; b) credere in Dio come un Essere vivo.

 

a) “eliminando” governi e chiese: è ovvio che “eliminare” qui non va preso alla lettera! Non c’è nulla di violento in noi. Si riferisce invece a quanto dicevamo in precedenza, ovvero non dipendere psicologicamente mentalmente dai governi quando sono corrotti e dalle chiese quando sono ipocrite e gestiscono un potere temporale usando parole di Dio. Ma anche spiegato in qs modo non è facile. Pensavo a delle persone anziane della mia famiglia che oggi non ci sono più, vissute nella tradizione di una devozione a qualche santo e nell’osservanza dei dogmi del papato… Le parole nostre non servirebbero ad operare dei cambiamenti. Oppure penso a degli amici molto politicizzati che hanno fatto dell’ideologia del loro partito una eroica fede… Anche qui non saranno certo le nostre parole a convincerli che è bene credere in Dio. E allora cos’è? La fede non può essere una scelta casuale fatta così, tra varie possibilità, giusto per provare. Occorre una spinta interiore, un motivazione seria che parte dal profondo di noi stessi. Anche se per assurdo riuscissimo ad evitare di dipendere dai governi quando sono corrotti e dalle chiese quando diventano anch’esse governi corrotti mascherati con parole religiose, o dalla nostalgia di ideali sociali-politici non realizzarti e forse non realizzabili, non potremmo comunque scegliere Dio, perché per noi non avrebbe significato. Manca qualcosa di fondamentale.

 

b) credere in Dio come un Essere vivo: Al di là di ogni ragionamento e di ogni concezione la fede in Dio dipende dalla conoscenza di un Essere vivente. Quando dico “Essere vivente” intendo proprio letteralmente quanto ho scritto, cioè un Essere che vive, non una concezione o una ipotesi, ma una Persona  che ha un carattere una volontà e si manifesta. Una Persona con cui ci si può relazionare. In un certo senso sembra una follia e forse lo è. L’ostacolo da superare è che la conoscenza di Dio va oltre ogni tipo di recinzione mentale; e l’esperienza di questa conoscenza, la sua sperimentazione pratica, non è in potere dell’uomo. Voglio dire che l’uomo non è il soggetto che decide di fare questa esperienza, affinché dopo possa finalmente dire: “Bene adesso che ho visto e sperimentato che Dio c’è, posso anche credergli”. L’ostacolo è che Dio non è esattamente e fisicamente come noi, ma è, ed ha, molto di più di noi. Chi accetta questa ipotesi comprende dunque che gli eventuali scambi con questo Essere sfuggono alla gestione umana, perché la nostra mente non può contenerlo.

Mi rendo conto quanto possa sembrare assurdo questo discorso ad un materialista.[2]

 

Ad ogni modo penso che chi esclude dalla sua vita e dai suoi pensieri la possibilità che esista ogni forma superiore alla materia, in un certo senso sia paragonabile a chi invece ammette questa possibilità. Si tratta in fondo di due convinzioni. L’una non può convincere l’altra.

Tuttavia a qualcuno è capitato di fare questa esperienza con Dio. Una esperienza così potente da provarne paura, ridimensionamento e radicale cambiamento. A me per esempio è successo.

Il perché ad alcuni capiti  e ad altri no è sempre oggetto di grandi ragionamenti che ora non affrontiamo. Fermiamoci per ora su questo: Dio può manifestarsi all’uomo nel modi e nei tempi che Lui sceglie.

Se quanto dico è vero, allora tale esperienza non parte dall’uomo, ma ARRIVA all’uomo. Cioè l’azione del rivelarsi di Dio,  viene decisa prima da Dio, e poi, dopo, arriva all’uomo.

 

Serve allora parlare di Dio a chi lo esclude a priori? Forse è inutile parlare di Dio a chi non vuole accettare la possibilità che Lui esista (a meno di condizioni particolari che vedremo più avanti).

 

Già, perché sembra che la potenza e la libertà di Dio si fermi volutamente di fronte alla volontà dell’uomo di accettarLo o meno. Questa non è una cosa logica e nemmeno comprensibile. Secondo la nostra mentalità infatti, chi governa ed ha il potere e sta realizzando un buon programma, è giusto che usi quel potere per la realizzazione di quel programma, obbligando magari le minoranze ad adeguarsi ad esso per il bene comune. Qui invece si rasenta l’assurdo: c’è Dio che ha il potere ed i mezzi per farsi obbedire anche dai dissidenti, ma preferisce lasciare a tutti la libertà di scelta, dunque anche la libertà ad alcuni di dire di no al suo programma. E non solo questo nostro Dio lascia questa possibilità a tutti gli uomini, ma sembra addirittura che permetta nel mondo le ingiustizie anche gravi e addirittura permetta a certe false chiese di parlare nel Suo nome. Pensate la confusione, l’incertezza, i dubbi su Dio stesso e sul Suo concetto di Amore! Sembra diverso da come si presenta nelle Scritture, sembra debole contraddittorio ed anche ingiusto. Quale speranza può trovare in Lui l’uomo anche se vorrebbe crederGli?

Eppure per quanto incredibile, tutto questo ha un senso preciso e si inquadra in una prospettiva sorprendente.

(continua)


 


[1]

Profezia è la predizione di un evento futuro. Attualmente ve ne sono una infinità, la maggior parte delle quali prese da forze oscure, da maestri dell’inganno che come i maghi si fanno beffe della dabbenaggine di povere persone disposte a credere a tutto per un minimo di speranza. Noi ci riferiamo alla predizione biblica della storia dell’uomo, che pensiamo essere ispirata da Dio. Molte di queste profezie si sono realizzate; per le rimanenti, ovviamente, si tratta di ipotesi basate sulla eventuale fiducia in Chi le ha ispirate.

 

[2]

Materialismo: 1.posizione filosofica che, identificando ogni aspetto della realtà con la materia, esclude la potenza e l’efficacia di un qualsiasi momento superiore di carattere spirituale. […]  (Devoto-Oli)

 

 

 

 

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