IL CONTATTO CON DIO – FUOCO DIVORANTE -1 - QUINTO LIVELLO DI VERITA'

“… il nostro Dio è anche un fuoco consumante” (Ebrei 12:29)

Dalla raccolta “Che cos’è verità?”- n.14 - Di Renzo Ronca – 3-3-11 (29-1-21)

 

[A. Frieberg - "Mosè e il roveto ardente"]

 

(segue)

 

Eccoci all’ultimo livello di verità. Quella che noi credenti definiamo “verità assoluta”, cioè incondizionata, universale; in opposizione alla “verità relativa” cioè parziale, limitata, “finita”, dipendente dalle situazioni in cui viene applicata.

Il popolo di Dio ha fatto una scelta, ha messo un paletto, un segnale indicatore con sopra scritto: “Per me il Dio vivente, di Abramo Isacco e Giacobbe è un punto fermo, un riferimento fisso, inalterabile nel tempo e nello spazio”. Si potrà non essere d’accordo, ma per noi credenti è così. [1]

 

La "parola vivente” è fondamentale. Vi è stato un contatto ed un accordo di mutua fiducia che si perpetua tra questo Essere eterno e l’uomo, reso “vivente” anch’esso, perché in vista dell’eternità.[2]

 

Che vuol dire questo? Vuol dire che esiste sulla terra un popolo che riconosce questo Essere che gli si è rivelato, come suo unico Dio; Gli è fedele; crede che sia Vivente e presente sulla terra e che abbia un preciso piano di salvezza e redenzione, come anticamera dell’eternità.

 

Nella nostra testa di credenti allora si è come formata una “bussola” funzionante in cui è SEMPRE ben chiaro dove sia il Nord (Dio per noi è simbolicamente il Nord della bussola) un riferimento costante ed immutabile: “Io sono l’Eterno, non muto;…” (Mal 3:6). In qualsiasi punto della nostra vita e della nostra storia ci troviamo, guardando a Lui, avremo sempre la verità sulla giusta direzione da seguire. Una verità condivisibile, identica per tutti quelli che vorranno credere.

 

Ma come avvenne e come avviene oggi questo incontro, questo contatto tra uomo e Dio?

Tentare di spiegare esaurientemente il “contatto con Dio” è impossibile perché dovremmo essere Dio. L’uomo è solo uomo e rimane tale, per ora, dunque deve accettare la sua limitatezza per quanto frustrante possa sembrare alla sua intelligenza. D’altra parte l’uomo è stato creato con un “programma interno di ricerca” per trovare una configurazione-immagine di Dio stesso. Una specie di “coscienza virtuale” che si illumina di più a seconda di quanto si avvicini a cose che possono essere di Dio e si sbiadisce di più a seconda di quanto da esse si allontani. Per questo nell’uomo vi è un’attrazione continua verso l’alto. Di questo primissimo contatto ne abbiamo già parlato, come una specie di imprinting all’atto della creazione tra Dio-madre e uomo-figlio.[3]

 

Vi è poi un contatto direttO, di cui parliamo oggi, molto potente, tra Dio e quelli che Lui sceglie.

In questo caso la natura dell’uomo, che istintivamente cercava Dio senza averne coscienza, viene riempita della Sua presenza; così l’uomo diviene coscientemente una “nuova creatura di Dio”.

Questo contatto con Dio ha diverse angolazioni inafferrabili nella loro completezza da un singolo uomo, ma accessibili dal popolo di Dio come “Chiesa”, perché in essa Dio manifesta la Sua gloria.

 

Il “fuoco divorante” - Esodo 3

1 Mosè pascolava il gregge di Ietro suo suocero, sacerdote di Madian, e, guidando il gregge oltre il deserto, giunse alla montagna di Dio, a Oreb. 2 L'angelo del SIGNORE gli apparve in una fiamma di fuoco, in mezzo a un pruno. Mosè guardò, ed ecco il pruno era tutto in fiamme, ma non si consumava. 3 Mosè disse: «Ora voglio andare da quella parte a vedere questa grande visione e come mai il pruno non si consuma!» 4 Il SIGNORE vide che egli si era mosso per andare a vedere. Allora Dio lo chiamò di mezzo al pruno e disse: «Mosè! Mosè!» Ed egli rispose: «Eccomi». 5 Dio disse: «Non ti avvicinare qua; togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo sacro». 6 Poi aggiunse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe». Mosè allora si nascose la faccia, perché aveva paura di guardare Dio.
7 Il SIGNORE disse: «Ho visto, ho visto l'afflizione del mio popolo che è in Egitto e ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; infatti conosco i suoi affanni. 8 Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese nel quale scorre il latte e il miele, nel luogo dove sono i Cananei, gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, gli Ivvei e i Gebusei. 9 E ora, ecco, le grida dei figli d'Israele sono giunte a me; e ho anche visto l'oppressione con cui gli Egiziani li fanno soffrire. 10 Or dunque va'; io ti mando dal faraone perché tu faccia uscire dall'Egitto il mio popolo, i figli d'Israele».
11 Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall'Egitto i figli d'Israele?» 12 E Dio disse: «Va', perché io sarò con te. Questo sarà il segno che sono io che ti ho mandato: quando avrai fatto uscire il popolo dall'Egitto, voi servirete Dio su questo monte».

 

Dimentichiamo spesso che Dio, pur essendo un Essere con una personalità ed un carattere preciso, non è un uomo come noi. Ne parliamo sempre come fosse una banale persona qualunque. Alle volte ci meravigliamo e magari ci arrabbiamo pure se Lui “non ci capisce”! Ma la Sua potenza, la Sua essenza, è incommensurabile e siamo noi che non possiamo comprenderne la pienezza.

 

Per questo motivo il primo punto da tenere presente, per chi come Mosè si vuole avvicinare a questo Mistero, è il rispetto, l’umiltà, l’accettazione che Lui è Dio e noi solo uomini.[4]

 

Il secondo punto, conseguente al primo, è la consapevolezza che non potendo “conoscerLo” nella totalità, possiamo solo avvicinarci a qualche Suo singolo aspetto. Come se potessimo contemplare di volta in volta solo una piccola sfaccettatura di un bellissimo diamante. Questo avviene ad esempio nella meditazione biblica.[5]

 

E passiamo adesso alla riflessione del meraviglioso passo di Mosè che abbiamo riportato sopra, quando incontra Dio.

(continua)

 

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[1]

Non è questa la sede per discutere se ciò sia giusto o meno; è ovvio che le opinioni saranno diverse a seconda dell’origine del nostro pensiero. Qui cerchiamo solo di spiegare tecnicamente la posizione del credente, per quanto discutibile che possa sembrare al non credente.

 

[2]

Marco 12:26-27Quanto poi ai morti e alla loro risurrezione, non avete letto nel libro di Mosè, nel passo del pruno, come Dio gli parlò dicendo: "Io sono il Dio d'Abraamo, il Dio d'Isacco e il Dio di Giacobbe"? Egli non è Dio dei morti, ma dei viventi….”

 

[4]

 Può sembrare ovvia questa affermazione ai cristiani, eppure si va sempre più diffondendo tra alcuni credenti l’idea che in fondo nell’uomo vi è già Dio e che basta solo prenderne coscienza. Questa uguaglianza uomo=Dio non viene dal nostro Vangelo biblico, non fa parte della nostra fede.